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Economia: la parola all'esperto
Inflazione o deflazione?
Scritto da Antolini dott. Alberto   
Sabato 10 Ottobre 2009 12:36

Preferisci un ritorno del tuo investimento del 5% netto con un inflazione al 4% o un rendimento netto prossimo allo 0 con deflazione del 3%?
Se hai scelto il 5% o sei indeciso ti consiglio di leggere l’articolo.

Il risparmiatore è abituato a considerare la remunerazione del proprio capitale soltanto in termini nominali, mentre chi si occupa di investimento deve concentrarsi su obiettivi reali. Sdoganarsi dalla “sindrome del nominale” non è affatto facile soprattutto per chi ha vissuto i periodi di forte inflazione.
Cominciamo da alcune definizioni (www.wikipedia.org).

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Le obbligazioni convertibili
Scritto da Antolini dott. Alberto   
Mercoledì 16 Settembre 2009 22:21

La pagina dell’esperto
Le obbligazioni convertibili
La tassazione del reddito dei nostri investimenti. Quanto resta all’investitore?

Merce rara nel portafoglio degli investitori, le obbligazioni convertibili sono a mio parere un investimento con requisiti particolarmente interessanti difficilmente sostituibili da altri tipi di prodotti. Sponsorizzate in fase di emissione vengono poi inspiegabilmente snobbate dalla maggioranza dei risparmiatori. Cosa sono? Cerchiamo di capirlo insieme.



Le obbligazioni convertibili sono uno strumento finanziario attraverso il quale diventiamo creditori di una società (come le altre obbligazioni) riservandoci la facoltà di diventarne azionisti (se risulterà economicamente conveniente). Il vantaggio dell’obbligazione convertibile è che incorpora sia la componente obbligazionaria (il rimborso alla scadenza e normalmente le cedole periodiche) che quella azionaria (la possibilità di beneficiare dell’aumento del prezzo dell’azione). Uno svantaggio può essere identificato nel rendimento cedolare della “convertibile” che risulterà essere inferiore rispetto ad un’obbligazione ordinaria di un’emittente con ugual rating. Questo significa che nell’eventualità non sia conveniente la conversione otterremmo un rendimento probabilmente inferiore di quello offerto da una similare offerta ordinaria.
A mio avviso l’obbligazione convertibile è un strumento ideale per approcciare il mercato azionario. Spesso coloro che non sono abituati all’investimento azionario hanno una giustificata inibizione ad esplorare questo tipo di investimento. Per questo motivo l’approccio attraverso uno strumento che potremmo definire “ibrido” può essere consigliabile. In virtù del principio di diversificazione, piccole quantità di questi prodotti sono a mio parere interessanti per la maggior parte dei profili di rischio individuati tra i risparmiatori. Una problematica legata a questo tipo di investimento è il numero ridotto di emissioni esistenti sul mercato italiano amplificata da volumi di scambio per la maggior parte delle “convertibili” così da renderle poco liquide.
Le obbligazioni convertibili offrono al sottoscrittore la facoltà di rimanere creditore della società emittente sino alla naturale scadenza del titolo ovvero di convertire, entro determinati periodi di tempo ed in base a rapporti di cambio prefissati, le obbligazioni in azioni della società emittente (conversione diretta) o di altra società (conversione indiretta).
Relativamente alle obbligazioni convertibili si devono considerare tre elementi peculiari:
Il valore nominale unitario: è il valore di una singola obbligazione e ci fornisce indicazioni sulla convenienza dell’esercizio della facoltà di trasformare le obbligazioni in azioni. Le obbligazioni convertibili, essendo potenzialmente trasformabili in azioni, non possono essere emesse ad un prezzo inferiore al valore nominale (disposizione valida per le azioni);
Il rapporto di conversione: indica il numero di azioni di compendio che si potranno ottenere in relazione al numero di obbligazioni possedute. Normalmente si utilizza il rapporto 1 : 1 che indica che si potrà convertire in 1 azione di compendio ogni singola obbligazione;
Il periodo di conversione: è il lasso di tempo durante il quale viene concesso l’esercizio della facoltà di conversione delle obbligazioni in azioni. Può essere continuo o separato in più periodi scaglionati nel tempo.
Al fine di comprendere meglio i concetti esposti vi propongo un esempio pratico. Per far questo ho individuato una obbligazione convertibile che risulta a mio avviso interessante: IT0004506868 UBI BCA 2013 CV
Questa obbligazione ha una durata di 4 anni e paga un interesse del 5,75%. Supponiamo di averla acquistata all’emissione al valore nominale unitario di € 12,75 (è solo un’ipotesi didattica perché la sottoscrizione è, come di norma, stata effettuata attraverso l’esercizio dei diritti di opzione che per semplicità non consideriamo in questa occasione).
Il titolo paga una cedola annua del 5.75%. Il rapporto di conversione è 1:1, cioè possiamo esercitare la facoltà di ottenere un’azione UBI Banca per ogni obbligazione in nostro possesso nel periodo di conversione (10.01.2011 – 03.07.2013). La conversione sarà conveniente se il valore dell’azione UBI Banca sarà almeno sopra gli € 12,75.
Ad oggi (27 agosto 2009) la situazione è diversa!
Visto il tasso interessante dell’obbligazione e l’andamento positivo della borsa nei mesi estivi (l’azione UBI Banca vale oggi circa € 11) il titolo vale già circa 111 (il riferimento percentuale è il valore unitario nominale e quindi € 12,75 = 100).
A questi prezzi il rendimento lordo a scadenza è circa 3% (in linea o superiore a molte emissione “normali” di banche con rating inferiore a UBI Banca o senza rating). Sempre a questi prezzi la conversione risulterà vantaggiosa se il titolo UBI Banca supera gli € 14 (valore, a mio avviso, raggiungibile se la stabilizzazione del sistema finanziario internazionale sarà duratura).
Questa obbligazione convertibile prevede la possibilità di riscatto da parte di UBI Banca dopo 18 mesi con modalità particolari che devono essere considerate da chi desidera acquistare il titolo.
Riassumendo:
1. se non risulta conveniente convertire l’obbligazione avremmo ottenuto un rendimento annuo di circa il 3% lordo per 4 anni;
2. se risulta conveniente la conversione oltre alle cedole incassate contabilizzeremo il guadagno ottenuto dalla performance azionaria del titolo UBI Banca;
3. dopo 18 mesi c’è la possibilità che la società riscatti l’obbligazione e in tal caso il rendimento lordo annuo del nostro investimento sarà di poco superiore al 5%.
Le altre “convertibili” del mercato nostrano sono riportate nella tabella sopra.
Forse è superfluo menzionarlo: estrema attenzione all’affidabilità della società emittente (come del resto per tutte le obbligazioni)!

Per chi vuole saperne di più:
Un ruolo determinante per indicare i fattori che influenzano il prezzo dell’obbligazione convertibile è il valore di mercato della componente obbligazionaria. Il prezzo dell’obbligazione convertibile viene infatti scomposto in un valore di mercato della componente obbligazionaria e un valore teorico della componente opzionale azionaria.
Quest’ultimo viene calcolato secondo al formula di Black & Scholes. Il valore teorico della componente opzionale può essere recuperato su Milano Finanza nella sezione “Il Laboratorio” dedicata alla obbligazioni convertibili.
Più lontana è la scadenza, più elevata è la volatilità del sottostante e il valore dei tassi di interesse, maggiore sarà il valore teorico dell’opzione, mentre più alto è il rendimento dell’attività sottostante tanto più basso sarà il valore teorico.
Il valore di mercato della componente obbligazionaria è calcolato come differenza tra l’ultima quotazione della convertibile e il valore teorico della componete opzione ad essa collegato. Più il valore di mercato della componente obbligazionaria sarà inferiore a 100 più l’obbligazione convertibile si comporterà come un’obbligazione ordinaria e sarà quindi sensibile alla solvibilità dell’emittente (misurata attraverso il rating) e, se a tasso fisso, alle dinamiche attese relativamente ai tassi. Se il valore di mercato della componente obbligazionaria si attesta in un range di poco oscillante attorno a 100 il suo prezzo sarà influenzato in buona parte dal rating dell’emittente e delle attese sull’evoluzione dei tassi e in minor misura da variazioni del prezzo dell’azione sottostante.  Nel caso il valore di mercato della componente obbligazionaria sia decisamente superiore a 100 il comportamento dell’obbligazione sarà similare a quello dell’azione (nelle fasi in cui la conversione non è aperta).

Antolini dott. Alberto
consulente finanziario
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cell. 333.9334723
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Fiscalità dei rendimenti
Scritto da Antolini dott. Alberto   
Giovedì 13 Agosto 2009 19:39

La tassazione del reddito dei nostri investimenti.
In questo intervento focalizzeremo la nostra attenzione sulla tassazione del rendimento dei nostri investimenti. Senza la pretesa di presentare un lavoro esaustivo sulla fiscalità degli strumenti finanziari, voglio introdurre o consolidare alcuni concetti essenziali al fine di facilitare la condivisione con l’operatore di riferimento dei propri progetti di investimento. Al fine di evitare una trattazione complessa vengono esposti soltanto le argomentazioni che riguardano la maggior parte degli investitori privati (persone fisiche).

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Le obbligazioni bancarie
Scritto da Antolini dott. Alberto   
Martedì 14 Luglio 2009 21:19

Negli ultimi anni le obbligazioni bancarie hanno visto incrementare il proprio peso all’interno dei bilanci degli istituti di credito. Di fronte all’innegabile aumento della rischiosità del settore finanziario questo fenomeno si sarebbe potuto verificare soltanto con un incremento deciso delle condizioni proposte. Invece la maggior parte delle obbligazioni bancarie continua ad essere offerta alla clientela con remunerazioni fuori mercato. È proprio per spiegare situazioni in cui le scelte del risparmiatore non rispondono alla razionalità che si è sviluppato un diverso approccio alle teorie economiche: la finanza comportamentale.

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I tassi sui mutui scendono? Non sempre!
Scritto da Antolini dott. Alberto   
Lunedì 18 Maggio 2009 13:50

La pagina dell’Esperto
I tassi sui mutui scendono? Non sempre
!
Il tasso BCE è passato dal 4,25% di ottobre 2008 all’attuale 1,25% e la discesa all’1% sembra quasi certa, l’Euribor 1 mese “viaggia” in prossimità dell’1%, ma …. la rata del mutuo?
Probabilmente sono molti a non beneficiare totalmente di questo improvviso ripiegamento del costo del denaro. A parte ritardi tecnici imputabili alle diverse metodologie di aggiornamento delle rate, le ragioni più comuni della mancata riduzione dell’onere relativo al mutuo sono imputabili a due ragioni principali.

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