Home Società Simoni, un giudicariese alla guida della FBK

Traduzioni e Comunicazione

Simoni, un giudicariese alla guida della FBK
Scritto da r.b.   
Lunedì 09 Marzo 2009 09:45

Simoni, un giudicariese alla guida della FBK
Dal 4 febbraio è segretario generale del centro di ricerca d’eccellenza di Trento

Dal 4 febbraio di quest’anno Andrea Simoni di Montagne, è il nuovo segretario generale della Fondazione Bruno Kessler di Trento. Un ruolo importante, di grande responsabilità. L’ingegnere elettronico giudicariese, dopo anni spesi da ricercatore all’Irst e in giro per l’Europa e 6 brevetti internazionali, sarà infatti il responsabile operativo dell’intero centro di innovazione e ricerca trentino, un istituto d’eccellenza conosciuto in tutto il mondo.

Una bella responsabilità Simoni.
Certo, e soprattutto una bella sfida. Nel mio nuovo ruolo mi trovo a svolgere un ruolo di coordinamento e orientamento dell’intera attività di ricerca della Fondazione Bruno Kessler (Fbk), che spazia dalla micro-tecnologia della componentistica informatica alla parte scientifica umanistica delle scienze religiose e gli studi di lingua tedesca.
In un momento importante, per giunta.
Sì, questo è un momento strategico per gli anni futuri della Fbk, poiché stiamo gestendo quel passaggio di riorganizzazione che ci ha portato dal vecchio istituto Itc-Irst alla nuova fondazione Bruno Kessler. Non si tratta di un semplice cambio di nome, ma di una svolta  epocale, che ha portato quello che prima era un semplice ente funzionale della provincia ad essere una fondazione autonoma, con un suo consiglio di amministrazione molto forte, una sua responsabilità nella scelta di idee strategie.
Che tipo di attività si svolge nei laboratori della Fbk?
Ricerca scientifica e tecnologica allo stato puro. Ricordo ad esempio che quando arrivai da giovane ricercatore all’Irst nell’88 mi occupai per alcuni anni di un tipo di microchip ottico che poi dal ’92 circa fu utilizzato per le primissime telecamere digitali. Poi lavorai molto su un chip di riconoscimento ottico tipo laser  che poteva servire alle applicazioni più svariate, dalle autonomo bili al controllo antifurto. Anche oggi è così e stiamo puntando molto sul settore delle nanotecnologie per informatica.
E poi avviene il trasferimento della tecnologia alle aziende. In che modo?
Ci sono diverse modalità, negli ultimi anni c’è un coinvolgimento sempre più serrato tra aziende e centro di ricerca, con scambio di informazioni, e la presenza di loro ricercatori nei nostri laboratori. Contrariamente a quanto si crede, anche grosse aziende come Prismani, Sisko System, Whirpool, pur disponendo di un proprio centro di ricerca e innovazione, si appoggiano a noi per componenti e idee, proprio perché noi disponiamo di un “know-how”  ormai consolidato, mentre per loro formare nuovi tecnici in alcune “nicchie” sarebbe lungo e costoso. Da ottobre abbiamo ad esempio due tecnici esterni che lavorano nei nostri laboratori, una mia iniziativa che sta dando buoni frutti.
Dunque Fbk diventa anche propulsore della nostra economia?
Deve avere questo ruolo, poiché la nostra mission è quella di fare ricerca di eccellenza e innovazione per il territorio, perché vi siano cioè ricadute positive per l’economia e le aziende del Trentino, in termini di sviluppo e di occupazione. Questa è stata la grande intuizione di Bruno Kessler, che sta dando i frutti sperati. Già diverse aziende da fuori provincia che lavorano con noi hanno aperto stabilimenti e filiali in Trentino, anche recentemente, creando posti di lavoro anche in questo momento difficile di crisi economia. Senza contare il fenomeno dello spin-off, cioè di nostri ricercatori che escono dalla fondazione e diventano imprenditori.
Qual è il ruolo della Fbk nel panorama della ricerca italiana e mondiale?
Un ruolo fra i primi 3 centri di ricerca al mondo per quanto riguarda alcuni settori come il Future Internet, e alcuni dispositivi di micro-tecnologia di nicchia come il “silycon multiplayer”, ma siamo molto conosciuti in Europa e nel mondo anche per la produzione complessiva dell’Fbk.
In Italia?
In Italia siamo un modello che ci invidiano dalle altre regioni. Bisogna dare atto del fatto che a livello di ricerca siamo un isola felice, grazie all’intuizione lungimirante della Provincia che crede davvero nella ricerca e innovazione e non solo a parole, in un panorama italiano che invece è un po’ scoraggiante per la ricerca, come è noto.
Qual è il livello dei ricercatori e quanti sono i trentini?
I ricercatori trentini sono la maggioranza sui 300 in totale di cui disponiamo, come è ovvio che sia in un progetto come quello della Fbk che vuole valorizzare le nostre risorse e il lavoro della nostra Università di Trento.  Oggi però molti dei concorsi per un posto da ricercatore sono bandi internazionali, e dunque arrivano ricercatori da tutto il mondo, così il livello è davvero molto alto e la selezione serrata ed è uno stimolo in più anche per i “nostri“ ragazzi. Un aspetto del nostro processo di internazionalizzazione.
La Fbk ha dipartimenti per la ricerca tecnologica, dunque materie tecniche, e dipartimenti per lo studio della storia, della religione e della lingua tedesca. Come si conciliano ambiti tanto differenti?
Si tratta è vero di due ambiti diversi, che fanno però parte di una medesima visione d’insieme. Una terra come il Trentino, che investe molto sulla ricerca per creare sviluppo economico e qualità della vita, non può tralasciare il settore umanistico, quello della sua storia, delle sue radici, la riscoperta e la valorizzazione di eventi storici come il Concilio di Trento, i rapporti con le regioni tedescofone. Ecco, il settore umanistico tiene le fila di questo discorso, porta avanti un progetto lungimirante di sviluppo che parte dalla nostra identità. Poi ci sono anche progetti comuni ai due ambiti.
Ad esempio?
Quello delle biotecnologie che inevitabilmente toccano la genetica e di riflesso necessitano di un approfondimento dal punto di vista etico e filosofico.
C’era un progetto, quello del comando vocale per il forno o il frigorifero che era finito sui giornali. Che seguito ha avuto?
Noi realizziamo la parte tecnologica più evoluta, il comando vocale, appunto, poi lo applichiamo in diverse situazioni, ma poi sono le aziende che devono decidere se il frigorifero a comando vocale va commercializzato oppure no. Però quel dispositivo è servito, ed è utilizzato ora in radiologia sui macchinari di una nota casa. Sarà poi commercializzato anche sulle automobili e siamo in dirittura d’arrivo per la sua commercializzazione applicato alle macchine per il Fitness di un azienda leader italiana. Poi abbiamo in corso un progetto con D&G e Giorgio Armani per un dispositivo anti-contraffazione da applicare ai vestiti di alta moda.
Qual è il vostro rapporto con realtà come l’Università e Microsoft che sbarca a Trento?
Ottimo e di grande sinergia e collaborazione con l’Università con cui abbiamo linee di ricerca comuni. Microsoft a Trento è una grande opportunità per noi, facciamo un lavoro complementare e non c’è il rischio di “pestarsi i piedi”, ma anzi di crescere entrambi.
Un progetto per i prossimi anni .
Se devo dirne uno solo, direi la cartella clinica del cittadino, una “carta magnetica” con tutti i dati integrati sulla salute, le visite, le operazioni di un soggetto, consultabile se serve dal medico di turno che porti con sé tutte le informazioni utili a un’assistenza sanitaria più completa. Un progetto che stiamo sviluppando con l’azienda per io servizi sanitari.(R.B.)