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Scritto da Paolo Magagnotti |
Giovedì 10 Aprile 2014 06:59 |
Tra meno di due mesi oltre 400 milioni di elettori dei 28 Paesi che con un totale di 512 milioni di abitanti formano attualmente l’Unione Europea saranno chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento Europeo, l’Istituzione dell’Unione i cui membri dal 1979 vengono eletti a suffragio universale diretto. Le consultazioni avranno luogo fra il 22 ed il 25 maggio, in giorni diversi secondo le diverse tradizioni nazionali, ed i parlamentari da eleggere saranno 751, di cui 73 in Italia. Gli oltre 51 milioni di elettori italiani, di cui circa 418.000 trentini, potranno esprimere il loro voto domenica 25. In un sistema democratico tutte le consultazioni elettorali sono importanti, in quanto i cittadini possono indirizzare le linee e le scelte politiche in un verso o nell’altro. Tuttavia, le elezioni europee di quest’anno avranno un significato eccezionalmente importante; sarei tentato di dire storico. Ci troviamo ad un bivio lungo il cammino dell’integrazione europea, con confusione all’interno del sistema dell’Unione e molta demotivazione fra i cittadini. Per usare una metafora, possiamo dire che oggi l’Unione Europea è come una grande nave nel mezzo di un oceano burrascoso, con moltissimi passeggeri a bordo ed un comandante che con il suo equipaggio rinuncia alla sua autonomia nell’assumere iniziative sulla rotta da prendere per dare ascolto a più società di riferimento che hanno diversa opinione sulla destinazione cui giungere. Il comandante è il Presidente della Commissione Europea con i suoi 28 commissari, le società di riferimento sono i 28 Stati membri dell’Unione ed i passeggeri siamo tutti noi cittadini europei, che siamo anche soci delle società interessate. Con le elezioni europee spetta a noi elettori indicare chiaramente la rotta della nave europea. Con il nostro voto esprimeremo in primo luogo indicazioni con la scelta della formazione politica e dei parlamentari europei che andremo a votare, ma il messaggio verrà rivolto anche ai Parlamenti e governi nazionali. Nell’Unione Europea, infatti, decisioni fondamentali vengono assunte attraverso un processo di codecisione che richiede l’approvazione sia del Parlamento europeo sia del Consiglio dell’Unione, ossia dei rappresentati, normalmente ministri, dei Governi degli Stati membri. Sono tuttavia i Governi nazionali con le loro maggioranze che hanno il maggior peso e potere nel determinare il passo dell’Unione. Il progetto europeo iniziato nel Secondo dopoguerra e che ora viviamo nell’Unione ha costituito la più coraggiosa e lungimirante iniziativa di ogni tempo a livello mondiale. Privilegiare senza riserve un futuro europeo con un’Unione che possa operare con forza e senza essere condizionata di volta in volta da egoismi, cieche ambizioni e interessi nazionali è la via da scegliere. Pur vedendo l’Unione Europea come comunità di interessi nazionali, è pur sempre nel perseguimento di importanti obiettivi comuni che possiamo cogliere vantaggi per i singoli Stati nazionali. Ci avviciniamo purtroppo alle elezioni europee con molti cittadini privi di entusiasmo per l’integrazione europea. Vi è una demotivazione derivante non solo da speranze deluse ma anche dall’influenza indotta da irresponsabili uomini di governo o di partito che attribuiscono a Bruxelles situazioni di difficoltà nazionali riconducibili solo ad errate scelte politiche o a cattiva amministrazione, compresi gli sprechi. E’ dal 7 febbraio del 1992, data della firma del Trattato di Maastricht che ha istituito, fra l’altro, l’Unione Economica e Monetaria, che i governi italiani conoscevano che dopo la ratifica del trattato per adottare l’Euro e rimanere nell’Eurozona era necessario ridurre il debito pubblico. Con un’allegra gestione della spesa pubblica ci siamo, invece, sempre più indebitati. Qualora ci si accorgesse che un trattato o norme europee di altra natura non corrispondono più alla realtà attuale si avviano trattative politiche per cambiarla, senza alzare la voce per acquisire consenso elettorale da cittadini che non sono stati infirmati di come funziona il meccanismo europeo. Non serve che il presidente del Consiglio Renzi si squarci la gola con slogan e battute sul ruolo dell’Italia in Europa. Nessuno in Europa vuole un’Italia “dietro la lavagna”, o “studente fuori corso” o in viaggio verso Bruxelles “con il cappello in mano”. Tutti desiderano un’Italia seria, che ritorni ad essere forza propulsiva del progetto europeo. Il Parlamento Europeo che sarà eletto in maggio si troverà davanti a enormi problemi sia all’interno dell’Unione sia verso l’esterno, in un modi sempre più interdipendente. Parlamento Europeo e Stati membri potranno tuttavia operare al meglio se saranno supportati da fiducia e motivazioni dei cittadini, i quali saranno fiduciosi e motivati solo se le Istituzioni europee e nazionali che li rappresentano si comporteranno in modo tale da generare e meritarsi fiducia e credito. Se vogliamo che i cittadini ricuperino fiducia nel progetto europeo, sostenuto soprattutto dal necessario entusiasmo giovanile, è necessario che l’Unione Europea desti maggiore interesse ed attenzione; interesse non solo per i pur importanti contributi finanziari che può elargire, ma soprattutto per le prospettive di un futuro migliore. Abbiano bisogno di un’Unione che affascini e che sia attraente e desiderata. E necessario, insomma, avere un’Europa “sexy”. Un’Europa che possa essere vista e sentita come parte di noi stessi e nella quale ci si voglia riconoscere. |