Sfoglia il giornale
Â
Â
Ricerca per Parole chiave
prodotti società investimenti scuola tione montagna giovani politica chiese bleggio comuni consorzio sviluppo consiglio trentino paese elezioni sindaco condino territorio rendena banche comune festival comunità provincia giunta provinciale crisi 2010 giudicariesi cultura presidente trento campiglio cittadini giudicarie pinzolo
Primo Piano
Politica
Sport
Economia
Cultura
Foto 2010
Scritto da Claudia Brunelli |
Sabato 15 Marzo 2014 14:31 |
Recentemente è tornato in auge il dibattito sull’imposta di soggiorno. Abolita su tutto il territorio italiano nel 1991, sul finire della scorsa legislatura l’allora assessore provinciale al turismo Tiziano Mellarini aveva accennato ad una sua reintroduzione, poi accantonata. Con l’approvazione del d.Lgs n. 23 il 14 marzo 2011, ai comuni italiani “inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte” è stata data l’opportunità di istituire “un’imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive situate sul proprio territorio”. Questa tassa può essere applicata, quindi, a totale discrezione dei comuni e dal 2011 sono già tante le località turistiche italiane che l’hanno introdotta: in primis le città d’arte come Roma, Firenze, Venezia, seguite subito da altre località di mare, montagna e lago. In questo modo, però, si è venuta a creare una situazione di assoluta disomogeneità, non solo perché alcuni comuni la adottano ed altri no, ma anche per la disparità dei regolamenti approvati dalle diverse Amministrazioni Comunali. Ciascun Comune, infatti, applica la tassa di soggiorno seguendo un suo proprio modello di calcolo (quota unica uguale per tutti gli alberghi oppure quota fissa in base alla tipologia della struttura ricettiva, al costo della camera o alla durata del soggiorno). Le modalità di applicazione dell’imposta, come anche i tempi ed i modi di riscossione, variano da località a località generando confusione e destabilizzando il turista. Notizia di qualche settimana fa è che il Presidente della Provincia Ugo Rossi ha intenzione di seguire l’esempio della vicina Provincia di Bolzano, introducendo la tanto temuta imposta di soggiorno per tutte le località turistiche del Trentino. Gli albergatori sono insorti chiedendo una soluzione più equa, come la tassazione di tutte le categorie che beneficiano del turismo sul modello austriaco e non solo sugli albergatori che dovranno vestire i panni degli esattori. A detta delle varie associazioni della categoria, come Asat e Unat, il rischio è quello di “spaventare” il turista che potrebbe quindi preferire al Trentino altre mete con costi più concorrenziali. Non sono da dimenticare i dati riguardanti l’afflusso turistico degli scorsi mesi: c’è stato sì un aumento degli arrivi/presenze dei turisti stranieri che è andato però a colmare la flessione degli italiani. Secondo l’assessore al turismo ed alla promozione, Michele Dallapiccola (vedi box a fianco), non c’è il pericolo di essere meno concorrenziali, visto il diffuso ripristino in gran parte d’Italia di questa tassa: già 103 Comuni in Toscana e 98 in Piemonte, ad esempio, hanno adottato questo sistema di tassazione, secondo i dati de “Il Sole 24 Ore”. Della stessa opinione è il Presidente dell’Apt Madonna di Campiglio, Pinzolo e Val Rendena, Marco Masè: “il turista è abituato a pagare la tassa di soggiorno perché ormai la si paga dappertutto. L’esempio dell’Alto Adige dimostra che una tassa di soggiorno legata ad una card dell’ospite non fa fuggire i clienti se questa viene spiegata e gestita come tassa che rende possibile trasferire all’ospite alcuni servizi che prima pagava”. Puntualizza poi che la questione è ben più complessa e delicata in quanto, per attuare un progetto del genere, è necessario chiarire da subito le modalità di gestione dell’introito. È chiaro che dovrà servire per la promozione turistica, ma il rischio di perdere parte di questo guadagno dipende da quale sistema di raccolta della tassa si andrà ad utilizzare. Se si dovesse adottare un sistema lineare e diretto (da albergatore ad Apt) ci sarebbero meno rischi, mentre se altri soggetti dovessero entrare in questo sistema (versamento tassa da albergatore a Comunità di Valle, Provincia o Comune di riferimento per poi girarli alle Apt) si correrebbe il rischio di perdere dei “pezzi” di finanziamento che dovrebbe andare esclusivamente alla promozione. “La logica è che tutti, bene o male, hanno benefici dal turismo - aggiunge Masè - e quindi si devono utilizzare dei parametri per far sì che tutti partecipino con una quota. Le associazioni di categoria non dovrebbero avere paura che per i loro associati ci sia un inasprimento di questa situazione perché molti associati stanno praticamente già pagando questa tassa volontariamente. Questa partecipazione è però molto volubile e incerta proprio perché le contribuzioni sono volontarie e quindi non sono fatte da tutti. L’Apt deve uniformare il proprio bilancio sulla certezza delle risorse di cui può disporre. È questo che crea molte difficoltà oggi alle Apt. Se tutti contribuissero attraverso una piccola tassa, ci sarebbe una maggiore equità”. È anche da questo punto di riflessione, evidenzia il Presidente dell’Apt, che parte la proposta dei Direttori delle Apt di ambito e Consorzi Pro Loco inserita nel documento discusso in occasione del Convegno sul Turismo di Levico Terme ancora nell’autunno del 2012. Confrontandosi con esperti e con le realtà austriache e svizzere, i Presidenti e Direttori delle Apt hanno concluso, spiega Masè, che “la governance dovrà stare in piedi su tre gambe: 1. finanziamento pubblico, che c’è già; 2. tassa di soggiorno pagata dagli ospiti; 3. tassa di scopo pagata dai soggetti privati che beneficiano del turismo direttamente e indirettamente, quantificata in una quota per mille sul fatturato in base alla categoria economica a cui appartiene l’operatore”. Ulteriore obiettivo della giunta Rossi è quello del riordino organizzativo e geografico delle Apt: a quanto pare ci sarebbero sovrapposizioni di iniziative e mancanza di coordinamento nella promozione, oltre ad un utilizzo improprio delle risorse. La soluzione di Dallapiccola è la riorganizzazione delle Apt che dovrebbero andare a coincidere con le Comunità di Valle. Marco Masè sottolinea che in 10 anni, con le privatizzazioni delle Apt, il finanziamento totale della PAT alle Apt ed ai Consorzi Pro Loco è diminuito di oltre il 30%. Secondo il documento sottoscritto recentemente dai Direttori dei Consorzi Pro Loco e delle Apt risulta chiaro che il 50% del finanziamento complessivo della PAT è dedicato all’informazione e all’accoglienza turistica, il 15% per organizzazione, coordinamento e gestione di servizi all’ospite, 30-35% per Marketing, Sviluppo prodotto e Comunicazione off line e online, mentre il 5% per attività di sostegno alla commercializzazione. “Sicuramente c’è bisogno di una riorganizzazione se si vuole restare leader”, dichiara Masè. “Dieci anni fa il Trentino ha dimostrato di essere all’avanguardia e un punto di riferimento nel campo del turismo. Per far sì che resti tale, c’è bisogno di un rinnovamento. Gli strumenti utilizzati allora devono però essere messi a confronto con una realtà che è molto cambiata e quindi anche gli strumenti devono essere adeguati a quella che è la realtà odierna e la prospettiva dei prossimi anni”. Per quanto riguarda la proposta di Dallapiccola, Masè è perentorio: “sono d’accordo con quello che dicono le associazioni di categoria, ossia che le dimensioni territoriali non vengono stabilite dall’offerta ma dalla domanda. È l’ospite oggi che decide cosa vuole vedere e acquistare. C’è bisogno quindi di un ulteriore ragionamento che non deve essere legato a una definizione geografica degli ambiti, piuttosto va delineato in base ad una logica di progetto e di prodotto. La soluzione territoriale può avere un senso a livello di raccolta di tassa di soggiorno ma non ha senso aumentare le Apt perché legate alle Comunità. Andrebbero piuttosto diminuite, magari legandole per progetto (laghi, sci, terme, ecc)”. Il tema è senz’altro delicato e di non facile soluzione poiché deve essere affrontato da molti punti di vista: tecnico, politico e sindacale. “La capacità che dovrà avere poi l’assessore”, conclude Masè, “è quella di riuscire a sintetizzare queste varie componenti per mettere insieme una proposta che sia capace di farci restare dei leader”.
|