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Foto 2010
Scritto da r.b. |
Sabato 15 Marzo 2014 14:29 |
“Dedicato a chi ha creduto e crede nell’autonomia partecipata”. Con questa frase si apre il libro di Flavio Mosconi “Il conflitto fra autonomia e centralismo”, che ripercorre anni di discussione e in qualche caso di vera e propria guerra tra centro, che poi sarebbe Trento e periferia, che poi sarebbero le valli. Flavio Mosconi, già sindaco di Vermiglio, consigliere provinciale nelle file di Forza Italia agli inizi degli anni 2000, e pure componente della Commissione dei 12, ha vissuto questa “tensione” vivendo sempre in Val di Sole e confrontandosi con il potere centrale, la Provincia, dalla prospettiva di chi intende l’autonomia come “diffusa”, ossia a cascata da Trento verso le valli, che abbia il proprio fulcro ed epicentro proprio nella primordiale autonomia dei comuni. Il libro ripercorre tanti anni di carriera politica senza mai indugiare su sé stesso, ma sempre partendo dalla sostanza dei problemi. Come quello, annoso e che contrassegnerà gran parte del suo percorso, del tunnel sotto il monte Peller, per congiungere Cles e Malè, esigenza viabilistica secondo Mosconi sentita da una valle (anche se poi le firme non furono sufficienti per indire il referendum) e oggetto di corsi e ricorsi che l’hanno procrastinata per anni ed anni. C’è poi il grande dibattito sui Comprensori, che a fine anni ‘80 mostrano la corda dopo anni in cui invece avevano saputo essere il fulcro delle comunità locali: e ancora, la nascita, nel 2005, del Consiglio delle autonomie, salutato come portatore di benefici per le autonomie locali ed ancora la sempre viva lotta per la sopravvivenza dei comuni, anche dei più piccoli. Infine, una riflessione sull’autonomia della Provincia, che senza una Regione forte è destinata a sparire. Tra articoli di giornale, interviste, commenti, editoriali e documenti ufficiali, come disegni di legge e raccolte firme, il libro scorre veloce e ci porta la testimonianza di un dibattito che ha interessato il Trentino negli ultimi 20 anni, e ancora non sopito, ancorché la crisi abbia fatto emergere altre priorità. Fiore all’occhiello del libro è anche la prefazione del professor Antonio Scaglia, profondo conoscitore delle vicende socio-politiche dell’autonomia. “L’autonomia come disponibilità di risorse – scrive – ci fa dimenticare che apparteniamo ad una terra di confine che ha la sua identità e la sua ricchezza storica e attuale nelle differenze di lingua, di costume e di tradizione. I suoi nemici sono i poteri centrali”. Parole forti che riportano il centro di una domanda oggi quantomai attuale. Chiedersi quali sono le radici dell’autonomia ed averne piena coscienza rappresenta infatti il primo passo per non farsela strappare. (r.b.)
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