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Foto 2010
Scritto da Mario Antolini |
Venerdì 17 Gennaio 2014 16:02 |
Preore è sempre stato nella storia delle Giudicarie un centro di pubblico interesse, per cui figura nelle cronache dei secoli viene spesso ricordato come punto di riferimento sotto vari aspetti e per singole pregnanti iniziative ed attività. Oggi lo si vuole ricordare per i suoi 35 anni della fondazione della “Filobastia”: ossia la filodrammatica che ha alle spalle gli atti della sua attuale fondazione ufficiale nel 1978, basata su un filo conduttore che la comunità ha sempre coltivato con iniziative teatrali e ricreative che si sono alternate specie nei primi decenni del secondo dopoguerra.
Avere una filodrammatica in un paese è come avere una fucina di formazione e di animazione. Infatti presuppone un gruppo di persone che devono ritrovarsi in sintonia ed immergersi in una trasformazione scenica che è strettamente legata alla vita: ogni attore deve trasformarsi in una persona reale, che passa tutti i giorni per strada, che vive la quotidianità al meglio si sè. Non si tratta soltanto di studiare la parte e di provare e riprovare la messa in scena: è dover saper vivere la propria parte, e questo comporta dominio di sè, appropriarsi del meglio delle persone rappresentate, vuol dire diventare e farsi uomini e donne tutte di un pezzo. Quindi, per forza di cose, i componenti di una filodrammatica rappresentano, in seno alla comunità del paese, dei cittadini esemplari che sanno vivere intensamente l’afflato con il proprio prossimo. Certamente il Volontariato nella Filodrammatica costituisce un elemento di crescita e di particolare interesse per il proprio paese. Di riflesso l’animazione di una comunità attraverso la serie delle commedie, per di più in dialetto o locale o trentino, che accresce quella trasmissione delle tradizioni più forti per una cultura locale che deve mantenersi per far sì che il meglio delle generazioni si prolunghi nei tempi della storia, portando con sè quegli elementi di comportamento e di moralità che restano alla base della vita del passato. Non è certo il caso di elencare tutta la troppo lunga serie delle rappresentazioni messe in scena dalla Filobastia: molti testi con titoli da brividi che hanno richiesto non solo grande impegno ma anche rara capacità di interpretazione; centinaia e centinaia le “uscite” per portare il loro messaggio anche in altre regioni ed in altre contrade. Negli appunti che mi sono procurato per ricordare questo magnifico gruppo si ripetono i nomi di Mario Paletti, purtroppo recentemente scomparso, quale fondatore e primo regista della filodrammatica; quindi Silvio Maier quale artefice e perno fondamentale dell’istituzione e delle singole attività, senza dimenticare l’animatore del gruppo Giulio Cazzolli: due vere colone portanti della istituzione. Gli autori più rappresentati Adriana Zardini, Gigi Cona e Antonio Dalpiaz. Nel gruppo in continua crescita si trovano sia artisti veterani che nuove leve; in una continua ricerca verso il miglioramento artistico hanno contribuito nomi quali Bruno Vanzo, Maura Pettorruso e Jacopo Roccabruna, attuale regista. Piace, in particolare, riportare quanto è stato scritto sulla figura di Silvio Maier: «Non voleva mai salire sul palco a farci vedere come fare per tirare fuori da ognuno di noi quello che riuscivamo a far uscire, ma ha avuto molta pazienza con tutti ed è riuscito a vedere raggiunte le sue fatiche; il suo stile registico ha dato grande impronta alla Filobastia ed ha formato molti componenti del gruppo. Per questo verrà sempre ringraziato». Altra testimonianza quella per Giulio Cazzolli: «Per tutti è “él Nòno”. Sempre pronto a qualsiasi richiesta e sempre pronto a “brontolàr”, ma paradossalmente il più portatore sano di giovialità all’interno del gruppo. Infatti grazie a lui vi è sempre stata armonia e divertimento; la sua pedina fondamentale è stata l’introduzione di una “cena al més”, a turno fra tutti i componenti, per rendere più vitale la forza di “essere compagnia”». Ho trovato scritto: «Tutto questo, ed oltre, è la Filobastia: un gruppo di persone che vivono teatralmente e teatralmente raccontano la vita». Una gran bella definizione intendendo il teatro - nella sua essenzialità culturale e sociale - la rappresentazione esemplare del modo di vivere per trasportarlo in se stessi e crescere di conseguenza.
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