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Da Comano Terme al Consiglio provinciale
Scritto da Administrator   
Mercoledì 06 Novembre 2013 23:51


2.678 voti totali di cui 1.569 in Giudicarie. Questo il bilancio personale di questa tornata elettorale per Mario Tonina, l’unico fra i 40 giudicariesi sparsi nelle 23 liste ad aver superato lo scoglio-preferenze. Per farlo non sono certo bastati voti raccolti nei 39 comuni giudicariesi, comunque un risultato lusinghiero per il consigliere dell’Unione per il Trentino, ma sono risultati determinanti gli oltre 1000 consensi raccolti su tutto il Trentino, frutto di una conoscenza del territorio che gli deriva dagli anni trascorsi in veste di direttore commerciale della Federazione provinciale degli allevatori.
Da un certo punto di vista, questo è il suo unico rammarico in una tornata elettorale che gli ha dato grosse gioie. «Sì, effettivamente pensare che anche questa volta le Giudicarie non abbiano saputo “fare” un consigliere con i propri voti, come accade di fatto nelle altre valli, mi ha fatto riflettere e dato qualche amarezza» - conferma.

Come si spiega questa incapacità del C8 di esprimere un proprio candidato in “autarchia”?
La frammentazione ha inciso su queste dinamiche, anche a livello di minore rappresentanza delle Giudicarie, che avrebbero tutte le potenzialità per eleggere tre consiglieri. In questo senso i tanti candidati locali presenti nelle varie liste a sostegno delle coalizioni non ha aiutato ad avere qualche rappresentante in più in Consiglio provinciale. C’è stata una dispersione di voti, soprattutto perché in Giudicarie abbiamo avuto 8 candidati che hanno superato le mille preferenze, raccogliendo di certo un buon consenso personale, ancorché non sufficiente. Così facendo si è impedito che di convogliassero voti su nomi che avevano magari maggiori chances di riuscita.

Un problema di unitarietà del nostro territorio?
Direi di sì, a causa di divisioni che si sono create anche a seguito di una diaspora dall’Unione per il Trentino (verso Progetto Trentino e anche verso il Patt) che ha rischiato di impedire l’elezione di un rappresentante. Anche il sottoscritto, pur ottenendo un buon risultato in Valle con 1600 preferenze, non ce l’avrebbe fatta, senza gli altri 1000 voti raccolti fuori dalle Giudicarie. Sulla scorta di quanto vissuto in questa campagna elettorale dobbiamo chiederci come contenere la proliferazione di candidati e liste che hanno l’unico risultato di limitare in certi casi la rappresentanza dei territori. In questo senso va ripensata anche la legge elettorale, magari prevedendo un maggiore numero di firme a supporto delle candidature, come sbarramento verso liste e candidati estemporanei ed improbabili. Altrimenti il rischio è l’aumento dell’astensionismo.

L’astensionismo è dovuto solo a questo?

In parte a quello, in parte al distacco dalla politica. Ma il fattore principale del calo dell’affluenza a livello provinciale è da ascriversi ad un centrodestra che si è presentato in Trentino frammentato e senza un progetto credibile, senza una coalizione che possa esprimere reali possibilità di vittoria.

Come è stata questa campagna elettorale e che cose Le ha trasmesso a livello personale?
Un’esperienza senz’altro positiva seppur in un percorso che è stato molto impegnativo. Sono tante le cose che mi hanno dato soddisfazione; in primis il lavoro e la condivisione di tante persone, come avevo sempre auspicato, tante persone che devo ringraziare perché mi hanno supportato dal punto di vista logistico, umano ed organizzativo. Questa la soddisfazione maggiore che voglio trasmettere. Il grazie va a loro, che sono stati determinanti per raggiungere questo risultato.

Cosa significa per le Giudicarie avere una rappresentanza nel Consiglio provinciale?
Vuol dire innanzitutto avere un Giudicariese che conosce il territorio, che lo vive che si vuole prendersi cura di tanti problemi, di necessità, esigenze che la gente esprime, potendo contare su un punto di riferimento che in questo momento amministratori, gente, imprenditori hanno bisogno di avere. Questa è la sensazione che ho raccolto in questa campagna elettorale. Pur sapendo che ho avuto il consenso di una parte dell’elettorato delle Giudicarie essendo l’unico di questa zona sento una responsabilità ancora maggiore, quella di essere il rappresentante di tutto questo territorio.

Quali sono gli argomenti per i prossimi anni per cui il consigliere può esercitare questo ruolo di punto di riferimento?
L’abbiamo detto con coerenza in campagna elettorale. Il periodo è difficile, e dovranno essere detti dei no per poter dire dei sì. In primis è necessario conoscere il territorio e mettere in campo una vera condivisione con gli amministratori locali e chi ha responsabilità in Comunità di valle. Su questa tematica ci sarà un impegno forte per porre delle correzioni sul modello di Comunità di valle e comuni per dare delle risposte sui futuri assetti.
Sarà necessario mettere in campo percorsi per incentivare unioni e fusioni dei comuni sulle quali oggi c’è la condivisione dei cittadini, migliorando servizi con meno costi. Se riuscissimo ad avere nel futuro assetto la metà dei comuni attuali sarebbe un risultato importante. È un percorso, quello della fusione, che ho vissuto e gestito direttamente come amministratore a Comano Terme ed è stato positivo. Ma per farlo compiutamente occorre riconoscere il ruolo strategico della Comunità di valle, opportunamente emendata con un disegno di legge. In questo modo le decisioni saranno in capo ai singoli territori e non più alla provincia, una forma di responsabilizzazione locale per cercare di migliorare. Tutto ciò, comunque, deve essere una maturazione che nasce dal basso attraverso presupposti di condivisione con la gente.

Questa scelta richiede anche di un cambio di mentalità.
Sì, perché bisogna ragionare con una logica sovracomunale, che consentirebbe anche di gestire meglio le risorse pubbliche che vanno maggiormente convogliate su alcune criticità a cominciare dall’occupazione. Per fare questo la prossima Giunta provinciale nei primi 100 giorni deve presentare un progetto ben definito avendo come priorità occupazione, snellire la burocrazia e nuovo sviluppo.  

Quali sono gli impegni che si sente di garantire ai giudicariesi per i prossimi cinque anni?
L’impegno che voglio garantire è che sarò comunque sempre presente sul territorio, anche fisicamente per poter dimostrare vicinanza alla gente e agli amministratori per creare un collegamento fra politica e persone. In campagna elettorale ho avuto la percezione che vi sia la necessità da parte della gente di parlare e confrontarsi con chi ha un ruolo in provincia.
Questo significa anche tornare a fare politica garantendo la partecipazione. Un’esigenza che abbiamo sentito in campagna elettorale, con tanta gente che ha preso parte attivamente nella fase del dibattito. Ci sono tante persone e anche giovani che hanno partecipato in maniera diretta, con voglia di fare e aspettative che non vanno deluse. Il mio ruolo deve essere anche quello di saper motivare  il dialogo al di là delle strette appartenenze politiche, con momenti formativi, dialogo, serate a tema. Questo potrebbe essere il giusto modo per recuperare tante persone che negli ultimi anni abbiamo perso.