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Vestone-Idro: Trento meno ricca, prende tempo
Scritto da Ettore Zini   
Lunedì 06 Maggio 2013 07:44

Ci sono delle novità rilevanti per ciò che concerne la viabilità primaria delle Giudicarie: quella che collega Brescia a Madonna di Campiglio. Questa volta i nuovi input non vengono da Trento. Ma da Brescia. E’ lo stesso presidente della Provincia Davide Molgora che ci ricorda che avevamo preso degli impegni. In base ai quali la provincia di Trento si impegnava a contribuire, in misura del 50%, anche sulla tratta Ponte Re-Idro. E che ora, almeno stando alla sua versione, noi stiamo disattendendo. 

Anzi i nostri rappresentanti provinciali si negano addirittura al telefono. Un silenzio che ha indotto il presidente bresciano a scrivere una piccata lettera ai giornali, sia bresciani che trentini. Rende noto che, da nove mesi, Brescia è pronta per sottoscrivere il protocollo  per il pezzo di strada che va da Vestone sud fino a Idro. E che sarebbe tempo e ora che la Provincia di Trento rispondesse in merito.

Per chi è pratico di quel tratto stradale è uno degli spezzoni più ostici dell’intero percorso. Da Nozza attraversa l’abitato di Vestone, per arrampicarsi nello stretto budello di Lavenone, e arrivare al lago d’Idro costeggiandone l’emissario. Si e no, una decina di chilometri. Di quelli che però, se devi farli in coda a un autotreno, ti fanno arrivare a casa quando la pasta è scotta, o da buttare.

Lì, una variante bypass ai centri abitati, sarebbe non solo un toccasana, ma uno di quegli appalti che darebbero tutt’altra scorrevolezza alla 237 del Caffaro. Unico vero corridoio di arroccamento per le aree industriali del basso Chiese e le stazioni sciistiche di Pinzolo e Madonna di Campiglio. In una parola un investimento sicuro, in termini turistici. Soprattutto per il Trentino. Di ciò la nostra classe politica ne è conscia dagli anni ottanta. Quando, l’allora assessore ai lavori pubblici Vigilio Nicolini, iniziò ad intavolare le prime trattative con la vicina Lombardia, per una viabilità condivisa: vantaggiosa per tutte e due le regioni. Come sono andati i fatti lo sappiamo. Per anni le due province hanno intessuto un proficuo rapporto di collaborazione per migliorare, con un contributo sinergico, l’intero asse viario che collega la Lombardia al Trentino.

Da alcuni giorni però la notizia, pubblicata con grande risalto sui quotidiani delle due sponde, dice che il feeling, o meglio l’intesa a due, tra Trento e Brescia, ha subito una battuta d’arresto. Che chiama in causa i politici trentini. A detta del presidente della Provincia di Brescia Molgora, irrispettosi degli accordi presi dalle rispettive delegazioni provinciali, per la realizzazione del 1° lotto della variante alla S.P. 237 Idro-Vestone. L’esponente bresciano dice, senza mezzi termini, che da mesi sta tentando di contattare i partner trentini senza successo. “Anzi – scrive – non riesco a spiegarmi il perché di questo silenzio”. Dal momento che, aggiunge Molgora, è dal mese di agosto dello scorso anno che Brescia ha inviato a Trento lo schema dell’Accordo di Programma . E, nonostante i numerosi solleciti, dalla Giunta provinciale di Trento non è arrivato alcun cenno di risposta. La lettera - del tutto irrituale, in quanto raramente il capo di un’istituzione provinciale prende carta e penna per sbandierare sulla stampa l’inaffidabilità di un’altra provincia - ha avuto ampio eco sui giornali, inculcando il dubbio che i “mal di pancia”, accusati dal presidente Pacher, in occasione dell’incontro sulla viabilità, organizzato a febbraio dai comuni della valle del Chiese con la controparte bresciana (disertato dal presidente della nostra Giunta adducendo altri impegni), avessero altre motivazioni.  In primis, quella di dover spiegare ai lombardi, e all’opinione pubblica, le motivazioni per cui Trento, da mesi, si rifiutava di rispondere ai pressanti solleciti telefonici della città della Leonessa. Il presidente della Provincia di Trento Alberto Pacher, dal canto suo, dice che non comprende l’avventato strappo  del collega. Con cui, tra l’altro (parole sue) aveva avuto un approccio telefonico qualche giorno prima. E che comunque – è quanto ha risposto testualmente al nostro telefono – ci sarebbe stato presto un incontro chiarificatore. “Per accordi presi però da altri – ha sottolineato Pacher - in altri tempi, e in altri momenti economici”. Frase, che tradotta in un linguaggio più chiaro, sta a significare che oggi, essendo cambiata la situazione economica, quindi essendoci meno risorse finanziarie, anche gli accordi presi nel 2009 e confermati nel 2011, dovranno essere ridiscussi. Alla luce dei meno suntuosi bilanci provinciali.   Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.