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Foto 2010
Scritto da Denise Rocca |
Lunedì 06 Maggio 2013 07:41 |
Proseguono i lavori della Comunità delle Giudicarie per la redazione del Piano territoriale, con l’analisi e la discussione all’interno del tavolo formato dai rappresentanti del mondo amministrativo, economico e civile del documento preliminare preparato dagli uffici comunitari. Nell’ultimo incontro si è parlato di viabilità, artigianato e industria. La “priorità numero uno” del territorio, indicata dalla presidente della Comunità delle Giudicarie Patrizia Ballardini in apertura dei lavori, è proprio la viabilità, snodo fondamentale per turismo, qualità di vita della popolazione locale, competitività delle industrie e del commercio. Ma è anche quello dove la situazione sembra più bloccata. Se i punti chiave da risolvere e migliorare – circonvallazioni di Comano Terme, Pieve di Bono e Pinzolo, collegamenti con il bresciano, mobilità pubblica più capillare e alternative sostenibili, e l’abbandono definitivo del progetto Metroland – sono chiari e condivisi, lo è molto meno la concretizzazione, causa competenza in materia – principalmente provinciale e non della Comunità – e casse provinciali in flessione. Le circonvallazioni, per esempio, vanno a rilento: Comano Terme non ha ottenuto nemmeno l’inserimento nel bialncio provinciale della progettazione esecutiva, Pieve di Bono dovrebbe partire e per Pinzolo si attende l’appalto, entro fine anno. Nonostante il limitato margine di azione in capo alla Comunità l’assessore Vaia ha ricordato l’ampia condivisione del territorio del Piano stralcio di mobilita e viabilità delle Giudicarie, dai sindaci, Apt, Consorzi turistici, il Parco Naturale Adamello Brenta, i due Bim del Chiese e del Sarca. Come a dire che il territorio, le sue idee e necessità le ha messe in campo, la palla passa ora alla Provincia. In materia di artigianato il tavolo ha condiviso le necessità indicate nel documento di identificare dei distretti artigianali e il recupero delle aree dismesse, così come la volontà di mettere un freno alla costruzione di nuovi capannoni nel territorio storese. Il presidente degli artigiani Narciso Marini ha fornito le cifre dell’artigianato, settore omogeneo in Giudicarie nei quattro ambiti geografici tradizionali, capace di muovere un fatturato di 220 milioni di euro nell’anno trascorso: conta 1220 imprese e 3300 dipendenti, dei quali 1185 nell’edilizia, per una media di 2,7 addetti cadauna a testimoniare la presenza diffusa di aziende piccole e molto frammentate. A margine, Marini ha sottolineato segnali di ripresa nei primi mesi di quest’anno: dopo la chiusura di 32 aziende artigiane nel 2012, il 2013 ha visto la nascita di un 25 per cento di nuove imprese. “La difficoltà dell’edilizia è evidente – ha spiegato - e non sappiamo come andranno le commesse ma ci sono segni di ripresa. Difficile dire se ci siamo abituati alla nuova situazione o se la caparbietà ci fa arrampicare anche sugli specchi, ma tutto sommato stiamo tenendo”. C’è stata apertura in materia di riqualifica del paesaggio e di recupero di aree artigianali dismesse, ma le colpe di scelte stilisticamente e sostanzialmente poco effiicaci vanno, secondo Marini, ricercate anche nel passato: “ci dovevano pensare i progettisti degli anni ‘70 e ‘80 – ha dichiarato - quando sono stati creati certi orrori, oggi il territorio vive anche di agricoltura e turismo e va messo in conto. Così come nei centri storici vanno rimossi alcuni vincoli che rendono difficile ristrutturare”. Sintetico il quadro del settore industriale tratteggiato dal rappresentante di Confindustria Domenico Rossaro, ma ne esce un comparto impegnato a superare una fase critica. Dal 2006 ad oggi c’è stata una riduzione degli addetti e degli insediamenti produttivi del 10% sul totale. In Giudicarie si produce un fatturato pari al 5% del Pil provinciale, ed è l’unico territorio in Trentino nel quale trovano rappresentanza tutti i settori merceologici.
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