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Foto 2010
Scritto da Giorgio Butterini |
Lunedì 06 Maggio 2013 07:37 |
All’epoca in cui si proponeva l’istituzione della Comunità della Rendena, molti amministratori, tra cui il sottoscritto, innalzarono le barricate contro la cosiddetta spinta secessionista, ritenendo che una Comunità estesa a tutto il territorio giudicariese avrebbe potuto rappresentare con più forza il nostro ambito rispetto ad una Provincia che, all’epoca, proclamava un “trasferimento delle competenze dal centro alla periferia”. A distanza di qualche anno tutti abbiamo capito che quel disegno è stato parzialmente disatteso: in realtà la Comunità sta acquisendo principalmente competenze dai comuni e oggi si configura come una struttura preposta alla gestione sovra comunale dei servizi municipali. Quindi, sintetizzando, lo scenario è cambiato in maniera radicale e con esso è evoluta la mia opinione nel merito: mi sono convinto del fatto che la Provincia, al tempo, dovesse introdurre (opportunamente) una riforma che imponesse ai comuni la logica delle gestioni sovra comunali e, in un certo senso, li preparasse all’inevitabile processo delle fusioni. Le Comunità sono state pertanto pensate anche come “strumento” per il raggiungimento di simili obiettivi, nonostante le scontate smentite. Se tale interpretazione fosse corretta, personalmente, avrei preferito un confronto molto più aperto, “corresponsabile” e, per certi aspetti, “maturo” tra le parti, nella consapevolezza che i comuni e i loro amministratori sono molto più preparati e disposti alle unioni e alle gestioni congiunte dei servizi di quanto si possa forse ritenere. Periodicamente riemerge il dibattito in merito all’opportunità di mantenere un’istituzione estesa a tutte le vallate giudicariesi o, in alternativa, valutare la creazione di quattro comunità indipendenti e circoscritte agli ambiti di Chiese, Rendena, Busa di Tione ed Esteriori. In una fase socio-economica in cui la prerogativa di mettere insieme e unire a tutti i livelli, oltre che un’opportunità, è diventata una necessità, sarebbe anacronistico e controproducente frazionare le Giudicarie. Tuttavia la Comunità andrebbe revisionata in maniera sostanziale e ricondotta a elemento di collegamento tra i quattro ambiti, ai quali dovrebbe essere riconosciuta una facoltà di pianificazione autonoma, soprattutto dal punto di vista economico e funzionale. La mia “visione” prevede la presenza di un organismo superiore, la Comunità appunto, molto essenziale nel numero e nella composizione degli organi, che funga da soggetto di raccordo tra ambiti con vocazioni diverse, portandoli a condividere strategie unitarie per uno sviluppo integrato, ma che principalmente si occupi delle politiche ambientali, energetiche ed assistenziali, veri nodi degli anni a venire! In una fase in cui la politica palesa notevoli limiti, riterrei pure opportuno affidare ai sindaci un ruolo determinante negli organi decisionali (oggi sono coinvolti ad un livello principalmente consuntivo): chi, infatti, meglio di un sindaco conosce e può rappresentare un territorio? Contestualmente, la Comunità dovrebbe continuare a farsi carico di servizi come la gestione dei rifiuti, la mobilità, la sanità e, auspicabilmente, recepire “veramente” risorse e deleghe dalla Provincia. Ad un livello immediatamente inferiore dovrebbero essere creati o rafforzati degli organismi di vallata ovvero delle “comunità d’ambito”, contraddistinte da meccanismi di governance e funzionamento efficaci; il BIM del Chiese sta sperimentando da anni con successo una soluzione analoga! Anche le tanto discusse gestioni associate dovrebbero essenzialmente circoscriversi alle quattro aree giudicariesi. Il Chiese e la Rendena, per esempio, sono caratterizzati da dinamiche, vocazioni e identità molto differenti: per questo dovrebbero poter pianificare in maniera relativamente autonoma, cercando di raccordare massimamente i Comuni che li animano. Tutto ciò prelude ad un’ulteriore, logica chiave di volta: l’unione dei Comuni. Non è pensabile che nel medio periodo le Giudicarie possano mantenere l’esistenza di trentanove municipalità; per questo motivo sostengo che ci si dovrebbe tempestivamente attivare per la valutazione sistematica di sinergie e unificazioni. Lo sviluppo locale passa rigorosamente attraverso l’abbattimento dei campanili e ritengo che questo “sentire” sia ormai condiviso dalla maggioranza della popolazione. La qualità degli amministratori si misura anche nella capacità di leggere i tempi e assumersi la responsabilità di decisioni importanti. * Sindaco di Condino e Presidente del Bim del Chiese
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