Home Editoriale Finalmente l’Italia ha un governo

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Scritto da Redazione   
Lunedì 06 Maggio 2013 07:32

La “nave sanza nocchiere” evocata da Dante nel sesto canto del Purgatorio sembra averne trovato uno: Enrico Letta. Finalmente diremmo, dopo 127 giorni dalle dimissioni di Mario Monti e 61  dalle elezioni. Due mesi, gli ultimi, consumati in primis a causa del risultato di sostanziale pareggio consegnatoci dalle consultazioni elettorali del 24 febbraio, e poi per la sconcertante cocciutaggine di Pierluigi Bersani che per settimane ha inseguito inutilmente Grillo, ricevendone in cambio una serie di insolenze e pernacchie (politiche, s’intende). Ora, fortunatamente, si può aprire una nuova fase. Con il giuramento di Enrico Letta di domenica 28 maggio la politica sembra aver trovato una nuova responsabilità, certamente accentuata e forzata dalla situazione di straordinaria emergenza sociale ed economica che il Paese sta vivendo. 

Non va taciuto che un ruolo determinante in questa vicenda l’ha avuto Giorgio Napolitano, che il Parlamento, di fronte alla propria incapacità a trovare un accordo minimo per un nuovo presidente, ha dovuto frettolosamente richiamare affidandogli il Quirinale per altri 7 anni. Un fatto storico, che la dice lunga sul momento politico in atto.  Il Governo Letta porta con sé alcuni dati oggettivi che fanno ben sperare, pur nelle difficile situazione generale. È guidato da un presidente di 46 anni (24 anni in meno del suo predecessore), ed è un dato che ha una forte valenza, anche dal punto di vista simbolico, nel momento in cui i cittadini richiedono con forza un ricambio generazionale in politica. Diversi ministri della nuova compagine governativa hanno un’età inferiore ai 55 anni, fatto che in Italia proprio scontato non lo è. L’età media di 53 anni e la presenza di sette donne fra i 21 ministri, fra cui una, Cécile Kyenge, a nata nella Repubblica Democratica del Congo, è un segnale che Letta ha voluto mandare al Paese. Poi il secondo dato che rileva sottolineare è la composizione “politica” del governo. Se l’esecutivo Monti si profilava come governo sì “di servizio”, ma tecnico, quello di Enrico Letta è a tutti gli effetti un governo politico, ancorchè bipartisan. La presenza di nomi importanti come Angelino Alfano  (Interni), Emma Bonino (Esteri), Dario Franceschini (Rapporti con il Parlamento), Anna Maria Cancellieri (Giustizia), Fabrizio Saccomanni (Economia), Graziano Delrio (Affari Regionali) e Gaetano Quagliariello (Riforme Istituzionali), abbraccia trasversalmente i partiti del Pd, Pdl e Scelta Civica, e getta un importante ponte per il superamento di quella fase di contrapposizione frontale e delegittimazione che ha caratterizzato la politica negli ultimi anni e che ha fatto tantissimi danni. Ora che la situazione è difficile i partiti sembrano aver capito (evidentemente forzati e condotti alla ragione da Napolitano) che non è più il momento di scherzare e vanno accantonati livori e contrapposizioni in nome del bene dell’Italia. Non è fuori luogo il parallelismo, mutatis mutandis, con un’altra stagione molto difficile per l’Italia, quella del terrorismo che portò nel 1976 al cosiddetto governo Andreotti di “solidarietà nazionale”, un monocolore Dc che fu possibile grazie alla “non sfiducia” dal parte delle forze di opposizione.

Oggi, il concetto è addirittura rafforzato, con la partecipazione diretta nel nuovo esecutivo di esponenti di spicco di Pdl,  Pd e anche Scelta Civica.

Certo i primi segnali dati dal governo sono positivi. Ma la strada da compiere è in salita. La domanda di fondo è se e quanto durerà l’accordo fra i partiti allorchè verranno affrontati i primi nodi in agenda? Una base solida da cui partire è il documento finale del Gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali nominato da Napolitano (utile anche da leggere, per farsi un’idea, è reperibile sul sito www.quirinale.it) e su queste linee si potrebbe ritrovare una certa convergenza.

D’altra parte l’agenda delle cose da fare è lì: lavoro, ripresa economica, riduzione delle tasse, riforme istituzionali, taglio del “peso” della politica. Tanto per incominciare.