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Scritto da Administrator |
Domenica 06 Gennaio 2013 16:25 |
Comunque la si pensi il percorso politico di Lorenzo Dellai in seno all’istituzione Provincia autonoma di Trento, è di quelli che lasciano il segno. Ora che il Presidente ha rassegnato le proprie dimissioni, pronto ad una nuova avventura questa volta su di un palcoscenico più grande, quello nazionale, gli osservatori potranno scatenarsi su pronostici, bilanci, pagelle di “fine scuola”, ma un dato rimane indiscutibile: Dellai ha cambiato per certi versi il cammino della Provincia autonoma di Trento, cercando di ridare autorevolezza ad un’istituzione che – di fatto – non ne aveva più. Diamo insomma a Lorenzo, quel che è di Lorenzo.
Quando Dellai arrivò in Provincia da giovane sindaco di Trento, siamo nel 1998, si trovò davanti le “macerie” (politiche, si intende) di legislature ad alto tasso di litigiosità, zero governabilità e maggioranze fluttuanti e poco concludenti. Colpa dell’incertezza politica eredità dell’implosione della Democrazia Cristiana sulla spinta degli scandali di Tangentopoli: chi poteva raccoglierne il timone, in una terra, il Trentino, che da sempre è stata a maggioranza “bianca”? Quando Dellai arrivò in Provincia da giovane sindaco di Trento, siamo nel 1998, si trovò davanti le “macerie” (politiche, si intende) di legislature ad alto tasso di litigiosità, zero governabilità e maggioranze fluttuanti e poco concludenti. Colpa dell’incertezza politica eredità dell’implosione della Democrazia Cristiana sulla spinta degli scandali di Tangentopoli: chi poteva raccoglierne il timone, in una terra, il Trentino, che da sempre è stata a maggioranza “bianca”? Per capirci, alle provinciali del 1973 la Balena Bianca portò a casa il 55,27% di voti, nell’88 ancora il 45,30: nel ‘93 la Dc era al 24% e in piena fase di declino. Ma soprattutto, nel marasma generale, non si vedeva davvero chi potesse reggere il timone con un minimo di polso. Ecco allora dopo l’ultima giunta autorevole di Mario Malossini (dall’’89 al ‘92), arrivarono i governi “deboli” di Gianni Bazzanella dal ‘92 al ‘94 e di Carlo Andreotti, dal ‘94 al ‘99, che ebbero tante difficoltà a governare anche per la mancanza di un vero partito di riferimento (a causa delle divisioni nel Patt, allora il partito “forte”); fatto sta che di leggi o provvedimenti davvero incisivi se ne videro ben pochi. E’ in questa situazione che la figura di Lorenzo Dellai arriva come una vera e propria novità nel panorama politico provinciale: travolge gli schemi della politica, capisce per tempo che “l’ex-Dc” a vocazione maggioritaria è ormai una prospettiva che non può ritornare e fonda la Margherita, inserendola in una alleanza di centrosinistra-autonomista, e radicandola sul territorio con il coinvolgimento di tanti amministratori locali. E’ proprio nella legislatura 1998-2003 che si pongono le solide basi per un forte processo di ammodernamento del Trentino: forte di un consenso ampio e di una leadership che tutti gli riconoscono, Dellai ha saputo dare impulso alla crescita del territorio, puntando su innovazione e formazione. Non ce lo ricordiamo mai, ma la Fondazione Bruno Kessler e l’Università di Trento sono gioiellini additati in tutta Italia come modello per ricerca e istruzione, per non parlare della Fondazione Mach-Istituto di San Michele, eccellenza a livello europeo per quanto riguarda le tecniche agronomiche. Nel percorso, Dellai ritrova anche l’amico Silvano Grisenti, già con lui in giunta nel Comune di Trento, e con lui si mette a cambiare il Trentino anche sotto il profilo delle infrastrutture. Strade, acquedotti, ponti: la montagna trentina, così aspra e difficile per le comunicazioni, diventa più interconnessa e le località distanti, sembrano un po’ più vicine. Poi le strade si separano; il perché, forse, non lo saprebbero dire neanche loro. Ma siamo già nella legislatura 2003-2008, la seconda Giunta Dellai riprende il filo del discorso e il Trentino registra ancora una crescita, con l’autonomia che vive, probabilmente, il periodo di massimo splendore e – grazie all’asse con Luis Durnwalder – gode di una certa autorevolezza anche presso le sedi romane, con il bilancio provinciale che arriva a sfiorare i 5 miliardi di euro. In mezzo, tra le due legislature, c’è una nuova legge elettorale che “blinda” il potere della Giunta e del Presidente. Troppo sbilanciata, dicono i critici. Giusta per garantire la governabilità, ribattono i sostenitori. A questo punto usciamo dalla storia e siamo già alla cronaca dei giorni nostri, o quasi. La crisi economica che tutto travolge passa anche a battere cassa nel bilancio provinciale che – dall’accordo di Milano in poi – non fa altro che smagrirsi, a causa delle continue richieste di risorse da parte di Roma. Non è più l’epoca dei fasti, ma con una manovra lampo, nel 2009, la Giunta Dellai prova a contrastare di petto la congiuntura e per un po’ ci riesce pure: il Trentino sente meno la crisi rispetto al resto d’Italia, anche se piano piano anche il territorio dà segnali di difficoltà. Su tutto la consapevolezza del Presidente che questa legislatura 2008-2013 sarà certamente l’ultima, (così come previsto dalla Legge provinciale sui 3 mandati) e la voglia di mettersi alla prova con un palcoscenico più ampio, quello nazionale. Lì vi sono altre regole e altri protagonisti, ma, forse, anche lo spazio per un messaggio che certamente Dellai vorrà portare e che ha già declinato in diverse occasioni: quello di un’autonomia che sa fare le cose per bene, che si rispecchia nel suo volontariato diffuso, Vigili del Fuoco in primis, che non spreca le risorse in “festini vestiti da antichi romani”. La “buona amministrazione”, insomma, da mettere in campo anche nella gestione degli affari statali. Certo, un bilancio di tre legislature non è tutto luci. Gli avversari politici e anche qualche osservatore gli obietteranno che nei suoi 14 anni al potere il ruolo della Provincia è aumentato a dismisura, che con le società “satellite” (Trentino Sviluppo, Patrimonio del Trentino ecc.) ha “drogato” il mercato, che c’è poca iniziativa privata nel tessuto imprenditoriale trentino. Tutte critiche legittime. Alle quali va aggiunta quella delle gestione di una gestione forse troppo personalistica del potere. Ma, nell’analisi finale, resta da dire che Lorenzo Dellai è stato un grande protagonista della vita politica trentina, il protagonista indiscusso verrebbe da dire per quanto riguarda gli ultimi 20 anni. E, infine, resta da seguirlo con attenzione nella sua prossima avventura, a Roma, perchè – se riuscirà nel suo intento - avere finalmente un personaggio autorevole nelle stanze della politica nazionale, dopo Alcide Degasperi e Flaminio Piccoli, non può che fare bene al Trentino. Comunque la si pensi. (r.b.)
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