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Foto 2010
Scritto da Paolo Magagnotti |
Domenica 06 Gennaio 2013 16:24 |
Gli anni di Lorenzo Dellai alla guida del governo della Provincia autonoma di Trento e come leader politico hanno coinciso con periodi di importanti trasformazioni di carattere sociale ed economico nella società ed egli ha indubbiamente dimostrato abilità politica nel far convergere su di sé la maggioranza dell’elettorato trentino. Un corpo elettorale che gli è sempre stato fedele e che, anche se in termini diversi, un po’ anche per forza d’inerzia, lo sosterrà nel suo impegno per raggiungere Roma, dove potrebbe avere responsabilità governative.
E’ stato ricco di intuizioni nel definire strategie politico-elettorali e nel promuovere e sostenere l’ammodernamento della società, soprattutto nei settori della ricerca e innovazione e delle infrastrutture fisiche. In merito ha dimostrato coraggio ed efficienza. Ha avuto abilità haideriane nel capire ciò che la gente vuol sentire ed avere e si è comportato di conseguenza. L’immagine che ha promosso sull’esterno, con maggiore intensità verso l’Italia che nel panorama europeo, è stata complessivamente positiva e ciò ha certamente giovato al Trentino nel suo insieme. Si è impegnato con successo nel perseguire modifiche statutarie e nuove norme finanziare per rafforzare il tessuto istituzionale e le dotazioni finanziarie dell’autonomia provinciale, anche se ha ceduto passivamente nel vulnus statutario regionale. Dellai lascia certamente un Trentino il quale, prescindendo dalla grave contingenza economico-finanziaria per la quale non gli si possono certamente attribuire responsabilità, non è in cattiva salute. Ciò premesso, non possono non essere stigmatizzati tratti che non meritano probabilmente l’apprezzamento che apparentemente gli è riservato. Il “Principe” ha gestito le sue strategie politiche ed in parte anche istituzionali ed amministrative essenzialmente in funzione di se stesso, della sua immagine e del suo personale potere. Lo ha fatto con un cinismo che ha cloroformizzato potenzialità sia dei suoi colleghi di partito o coalizione sia della società civile. Pur riconoscendogli sensibilità nei confronti del popolarismo, di fatto tali sensibilità non le ha sapute o volute esprimere compiutamente nella pratica, troppo concentrato come è stato su se stesso. Ad ogni piè sospinto ha detto che bisogna far rete coinvolgendo la società civile, ma in realtà non ha fatto molto per consentire ai corpi sociali di esprimersi, creando quello spazio pubblico habermassiano necessario per favorire una sempre maggiore legittimazione democratica dell’agire politico-istituzionale. Ha creato numerosi partiti funzionali ai suoi progetti, senza lasciare un corpo politico radicato sul territorio ed avente alla base valori condivisi ed attorno ai quali vi possa essere aggregazione di cittadini che in tali valori credono e per i quali si impegnano. Vi è stato, insomma, un forte pragmatismo tattico. L’ultima sua invenzione è il “progetto degasperiano” fatto su misura per concentrare su se stesso attenzione e consenso locale e nazionale per portarlo a Roma, probabilmente non molto preoccupato per una nuova leadership provinciale capace, per la quale sembra che non abbia fatto molto per catalizzare risorse umane. E’ stato abilissimo nel cadenzare slogan che se potevano far pensare a progetti per il futuro di fatto si sono esauriti nell’emozione di qualche ora. E’ stata messa in piedi una macchina burocratico-amministrativa tutt’altro che funzionale all’implementazione anche alle buone idee cha ha avuto. La promozione e gestione di progetti politico-istituzionali provinciali fa certamente riferimento ad una Giunta e ad un Consiglio nel quale vi è una maggioranza, ma non molta evidenza hanno avuto tali entità; i meriti sono sempre e solo del “Principe”. Forse in termini indiretti più che diretti, si sono creati nel Trentino blocchi in fasce sociali, ed anche istituzionali, che non hanno espresso tutte le loro potenzialità perché incerte, nel momento di agire, sul “Dellai pensiero”. Con l’assurda rotazione della presidenza della Giunta regionale si sperava che con Dellai la dimensione politico-istituzionale regionale si avviasse verso nuovi orizzonti che togliessero l’ente Regione dalla umiliante situazione in cui da anni si trova. Si è andati di male in peggio. Poco, inoltre, al di là di slogan e solenni dichiarazioni, ha fatto per dare una vera concretezza al progetto euroregionale; con ciò, peraltro, trovandosi in sintonia e buona compagnia dei suoi due pari di Bolzano ed Innsbruck. Ha saputo intrattenere rapporti di forte amicizia con il suo collega presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder ed attenzione ha riservato ai Landeshauptleute del Tirolo. Ma ora che lui se ne va e con lui Durnwalder fra meno di un anno, che cosa rimarrà di concreto ed utile per la comunità regionale di tale amicizia? Ben poco, credo. Era nella società civile multilingue che bisognava creare più rete. Tutto ciò non può certamente nulla togliere a meriti che vanno riconosciuti al presidente Dellai in molti anni di guida del Trentino. Certo è che con un po’ meno di autoreferenzialità e più volontà ed impegno nel favorire un vero popolarismo degasperiano avrebbe lasciato un Trentino ancora migliore.
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