Home Attualità Un addio pieno di dolore. La scomparsa di Toni Masè lascia un grande vuoto nella comunità delle Giudicarie

Traduzioni e Comunicazione

Scritto da Giuseppe Ciaghi   
Domenica 06 Gennaio 2013 15:55

Ci eravamo incrociati da ragazzi a Madonna di Campiglio nei primi anni Cinquanta durante le vacanze estive. Lui aiutava lo zio Arnaldo, stagnino e lattoniere, io, poco più giovane, facevo il raccattapalle al tennis dell’Hotel des Alpes. L’ho salutato la settimana scorsa - non sapevo  che sarebbe stata l’ultima volta - a Ragoli, in chiesa, dove, commosso, si era recato ad abbracciare Anneliese e a portare l’ultimo saluto ad Arnaldo Serafini, amico suo. Due uomini veri, per tanti aspetti molto simili. Entrambi si erano costruiti una fortuna partendo dal nulla. A prezzo di grandi sacrifici, lavorando  con tenacia, intelligenza  e  grande dirittura morale. 

Persone che hanno dato molto anche alla comunità, contribuendo, ciascuno nel suo campo a livelli di eccellenza, allo sviluppo di Madonna di Campiglio, della Val Rendena e dell’intero Trentino. D’esempio per tutti. Se ne sono andati insieme, a pochi giorni di distanza uno dall’altro, quasi si fossero dati appuntamento nell’aldilà, in aree inesplorate, alla ricerca di modi di essere a noi sconosciuti. Mi sono recato a trovarlo ieri mattina a Vadaione, nell’antica casa di famiglia, dove amava ritirarsi nei pochi momenti di relax che si concedeva, per ritemprarsi circondato dal calore e dall’affetto dei suoi cari, della moglie Mariella, delle figlie Francesca e Cristina e di Carlo, il nipotino cui era molto legato. Composto nella bara sistemata al centro della sua “stua”, Toni sembrava dormire serenamente. La benedizione, due gocce d’acqua santa e poi la commozione... sotto il peso dei ricordi, alimentata dagli sguardi, dagli abbracci e dagli incontri con quanti erano venuti a progergli l’estremo saluto, a dirgli grazie per quanto aveva fatto per loro: una folla, una processione continua, dipendenti della Termoimpianti, di ieri e di oggi, della spa Funivie, imprenditori, alpinisti, sportivi, amici...Tutti sentivamo di dovergli qualcosa. Sapevamo che da anni lottava contro il male, ma conoscevamo la sua tempra, quella di un uomo che non si arrendeva mai, e conoscevamo anche il suo fisico, asciutto, tutto nervi e potenza, fuori dal comune. Gli aveva permesso di salvarsi sulla Sud della Marmolada, quando nel 1959 morì tragicamente Giulio Gabrielli, di scalare in solitaria le vie più difficili del Brenta, di diventare guida alpina e uomo del soccorso in montagna, di percorrere le vie del cielo con il brevetto di aviatore e  di correre sulle acque del mar di Sardegna da esperto velista. Senza disdegnare qualche partita al pallone, da amatore.

Era stato l’uomo della “provvidenza” in circostanze particolari per associazioni ed enti, dall’ Us Pinzolo, di cui era stato nominato presidente in momenti di difficoltà, alla Spa Funivie del Dòss del Sabion, di cui fu tra i fondatori. A lui si deve lo sviluppo di quest’ultima società quando venne costruita la prima telecabina, a lui si ricorse per il recente risanamento. Merito suo è il rilancio attuale. Senza di lui probabilmente il collegamento sciistico con Madonna di Campiglio sarebbe ancora sulla carta. Assieme ad Ugo Caola ed Ezio Binelli  si era inventato perfino la 24h di Pinzolo di gran fondo, una manifestazione che aveva portato in valle per dieci anni l’elite internazionale dello sci nordico. E tutto questo senza trascurare la sua attività imprenditoriale, quella di idraulico. Che da “parolòt”, da garzone dello zio Arnaldo, ha portato a livelli di eccellenza internazionale attraverso un percorso segnato dalla volontà di migliorarsi giorno dopo giorno. Oggi la Termoimpianti Masè è industria leader nel settore, si avvale di una straordinario gruppo di maestranze e di un’equipe di tecnici e di progettsiti di prim’ordine. Ha all’attivo la realizzazione di complessi straordinari, come il Menfi beach Resort in Sicilia.

A questa attività ha trovato il tempo di abbinare anche una serie di fortunate iniziative in campo immobiliare e la realizzazione di alcune strutture alberghiere di prim’ordine. Nel 2004 a Madonna di Campiglio aveva costruito l’Alpen Hotel Suite, il primo hotel a quattro stelle Superior del Trentino, condotto dalla moglie e dalle figlie. Riflettendo al suo operato ci si chiede dove abbia trovato il tempo per fare tante cose. Era uno organizzatore estremamente capace; arrivava nel suo ufficio tutte le mattine, e questo fino agli ultimi giorni. Qui programmava il lavoro dei suoi collaboratori, che sapeva responsabilizzare e ai quali dava grande fiducia. Di poche parole, diceva la sua dopo aver riflettuto a lungo. Aveva una grande dote: sapeva, anzi amava ascoltare la gente, conoscere il pensiero di quanti gli stavano attorno. Trovava grande soddisfazione nell’andar incontro alle esigenze dei clienti e nel risolvere i loro problemi.

Ha lasciato un segno indelebile nella storia di questi paesi e nel cuore di quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato. In loro continuerà a vivere.