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Cervi e caprioli: un pericolo sulle strade giudicariesi |
Scritto da Ettore Zini |
Giovedì 29 Novembre 2012 13:33 |
Non solo trofei per le doppiette. E fonte di incidenti, anche mortali, per gli sventurati automobilisti in transito. La fauna selvatica giudicariese, sta diventando una manna per i carrozzieri. Più di settanta animali investiti, in manco undici mesi. Un incidente e mezzo alla settimana. Per chi percorre le strade della valle, un pericolo sempre in agguato. Per chi rimette insieme i cocci delle automobili, una business garantito. Visto che, ad anno non ancora archiviato, nel 2012, sulle strade delle Giudicarie, sono stati investiti qualcosa come 52 caprioli e 19 cervi. L’ultimo della serie, il 18 novembre, a Pieve di Bono. Un numero davvero elevato, dal momento che gli incidenti di fauna selvatica, in tutto il Trentino, secondo i dati statistici della Provincia, raggiungono una media annua di 430 capi. Con il record storico di 616 esemplari nel 2008. Il Trentino, a diversità di altre regioni d’Italia, in base alla Legge Provinciale 24/1991, garantisce un rimborso pari al 70%. Ma, al di là dei danni materiali che, sono molto rilevanti quando si tratta di grossi ungulati come cervi, il vero problema è rappresentato dai “corridoi faunistici”: i tratti di strada dove, sempre secondo le statistiche e i monitoraggi fatti sugli spostamenti e le abitudini della fauna selvatica, gli attraversamenti sono più frequenti. Di cui strade e stradine dell’ex C8, sono zeppe. Talmente piene che gli incidenti più frequenti si registrano non solo in Valle del Chiese, notoriamente area interessata dal fenomeno. Ma anche nella Busa di Tione, in Var Rendena e nel Banale. In pratica, non c’è tratto di strada della zona che non abbia il suo tallone d’Achille. Le aree più a rischio, però, rimangono Condino e Tione, dove gli incidenti sono all’ordine del giorno. A Condino, due sono le zone più rischiose: la piana di Mon, a sud del paese, e il tratto di strada che dal torrente Giulis, arriva fino al laghetto artificiale della centrale di Cimego, sulla statale 237 del Caffaro. Due tratti dove il Corpo forestale, solo quest’anno, ha raccolto la denuncia di 18 incidenti. La piazza d’onore se l’aggiudica Tione, con 14 investimenti, tra cui 6 cervi. L’area che riserva più sorprese è, tra Saone e la chiesetta di San Giovanni, sulla strada per Trento. Qui la gente del luogo è particolarmente guardinga. Quando meno te l’aspetti, ti potresti trovare sul cofano un cervo o un capriolo. A ruota seguono Pinzolo con nove incidenti e Pieve di Bono con otto. I più pericolosi sono i cervi, in quanto, come conferma il dott. Giacomo Antolini, capo distretto Forestale di Tione, hanno una stazza imponente. Capaci, quindi, di produrre danni rilevanti, sia a mezzi che a persone. “Purtroppo – conferma il funzionario del distretto – il fenomeno è in aumento, e difficile da arginare, anche perché sistemi davvero efficaci, non se ne sono ancora trovati”. “Abbiamo provato anche con i rifrangenti ottici rovesci che, riflettendo la luce dei fari verso il bosco dovrebbero fungere da dissuasori, in grado di spaventare la selvaggina. Ma si sono rivelati di scarsa efficacia”. Il rimedio più utile, dice, rimane la prudenza. Anche se non sempre è facile evitare un animale che d’improvviso ti sbarra la carreggiata. Un consiglio ripetuto anche nell’opuscolo “Guida responsabile”, edito nel 2009, dal Servizio Strade della Provincia in collaborazione con la Lipu. Dove sono condensati alcuni suggerimenti per evitare gli impatti con la selvaggina. Soprattutto in ore notturne, e nei cambi stagionali. Quando la mobilità del selvatico è maggiore. Ma scorrendo i tabulati avuti dalla forestale, in pratica, non c’è mese esente da incidenti di questo tipo. Alla luce di casi sempre più frequenti, la gente non nasconde i timori per questi incontri imprevedibili. E cresce il numero dei cittadini che fanno notare, come in alcune regioni d’Oltralpe, in Austria per esempio, vengono predisposti attraversamenti obbligati, intervallati da sottopassi. “Purtroppo qui da noi – dice il dott. Antolini – di difficile applicazione. Soprattutto per i costi, e l’estensione della rete viaria”. Non bisogna dimenticare che le strade della Provincia sono 2.300 chilometri. Ma che anche la nostra valle dispone di uno sviluppo viario tra i maggiori della Provincia. Rimane comunque il fatto che la fauna selvatica, considerata una grande risorsa sia per l’equilibrio naturale e l’appeal turistico, per il suo costante proliferare sta diventando un problema per la sicurezza stradale. |