Home Politica “La Comunità non cresce”. Continua il dibattito sul futuro della Comunità di Valle, in un momento in cui si discute di gestioni associate, competenze, unioni di servizi

Traduzioni e Comunicazione

Scritto da Salvatore Moneghini*   
Giovedì 29 Novembre 2012 13:30

Colgo volentieri questa opportunità che mi viene offerta per sottoporre alla vostra attenzione alcune riflessioni in proposito all’istituzione Comunità di Valle ma più in generale all’apparato amministrativo Provincia, Comunità e Comuni.

Senza tanti giri di parole ritengo che persistendo le attuali condizioni al contorno, non mi pare si possano intravedere buone prospettive e, andando avanti di questo passo, sono certo, non riusciremo a costruire la Comunità che abbiamo in mente e che abbiamo tanto decantato in campagna elettorale.

Una Comunità che:

- favorisca il confronto costruttivo, che funga da supporto ai comuni per l’espletamento di alcune funzioni e servizi a minori costi e con miglior efficienza;

- riesca a coordinare le iniziative dei singoli, quindi non a vocazione centralistica, mettendole in rete ed esaltandole;

- contribuisca in modo attivo alla attuazione di una improrogabile riforma del sistema politico/amministrativo in generale;

- abbia il coraggio di compiere anche scelte difficili, forzature ed azioni decise nella direzione della creazione di una moderna mentalità, meno campanilistica e più collettiva;

- possa diventare protagonista attiva del  proprio sviluppo futuro;

- sia in grado di formarsi una “personalità” forte ed una sua precisa identità.

E’ questa la Comunità di cui abbiamo parlato in campagna elettorale ed è questa la comunità in cui ci possiamo riconoscere.

Ci aspettavamo un rapido trasferimento alle Comunità di Valle di qualcuna delle importanti funzioni indicate nella legge di riforma istituzionale la n° 3 del 16 Giugno 2006, trasferimento che probabilmente sarebbero stati relativamente semplici ed invece dopo due anni nessuna nuova funzione ma ci troviamo impegnati in un’impresa difficile come quella di impostazione delle Gestioni Associate (che richiede anche qualche cambio di mentalità e non poche modifiche radicali) in un lasso di tempo limitato ed in un contesto di generale disorientamento.

E’ proprio questo tema concreto che ha messo in evidenza tutti i limiti dell’impianto medesimo ed unitamente la mancanza di una chiara strategia attuativa della riforma ed alle oggettiva difficoltà di dialogo collaborativo e costruttivo tra il sistema centrale ed il territorio hanno portato ad una imbarazzante situazione di stallo ed apparente contrapposizione tra comuni e comunità.

Sulla questione è esplosa una diatriba che non fa pensare a nulla di buono e che speriamo, alla fine, possa portare ad una riflessione profonda da parte di tutti con assunzione di precise responsabilità, oneri ed obblighi.

Dobbiamo essere consapevoli che la strada della razionalizzazione dell’impianto amministrativo è l’unica perseguibile anche alla luce della attuale e futura situazione di ristrettezza delle risorse finanziarie disponibili; coloro che non sapranno organizzarsi, essere efficienti e ridurre i corsi non potranno sopravvivere.

Relativamente alle piccole realtà comunali, sulla base del quadro normativo di riferimento,  credo non rimangano più dubbi sul fatto che la loro sopravvivenza è subordinata o alla unione dei comuni o all’espletamento di alcuni servizi in forma associata attraverso la comunità di riferimento.

Perché le cose possano funzionare, se da un lato si richiede da parte della Provincia il rispetto del programma di attuazione, un’opera di sensibilizzazione del personale e l’espletamento di azioni coerenti  e non dissonanti rispetto al progetto di riforma medesima, dall’altra le Comunità devono perseguire alcuni obiettivi quali: la creazione di una rete territoriale che possa portare ad un piano di sviluppo organico, delineare una visione del futuro orientata ad una logica di sistema, organizzare le risorse e razionalizzarle, effettuare azioni coerenti con il programma, dare risposte e servizi efficienti ed a costi ridotti, ricerca delle sinergie, coordinare le azioni sul territorio.

La politica ed i partiti devono informare i cittadini, raccogliere istanze del territorio, stimolare una azione di confronto costruttivo tra chi deve produrre servizi e chi ne usufruisce in modo che la risposta soddisfi la domanda, individuare e formare la classe dirigente del futuro assicurando un costante ricambio ai vertici, stimolare sempre nuovi entusiasmi ed energie gestendo al contempo la giusta valorizzazione dell’esperienza, progettare il futuro.

La Comunità di valle diventerà punto di riferimento solo quando:

· La Provincia si deciderà a trasferire le funzioni previste dalla Legge di Riforma Istituzionale;

· Quando saranno apportati quei fondamentali correttivi alla Legge di Riforma (di cui faceva ampia rassegna anche Gigi Olivieri nel suo precedente articolo) in modo da consentire a coloro che guidano la Comunità siano messi concretamente nelle condizioni di poterla realmente costruire;

· I comuni si renderanno conto che la Comunità può essere una importante risorsa e non un nemico ……… una reale opportunità di sviluppo organico e coordinato di un territorio e non un ostacolo verso le proprie esigenze ……….. uno strumento di esaltazione delle sinergie e quindi di potenziale risparmio delle risorse e di miglioramento dei servizi e non un grande carrozzone.

E’ fondamentale che si arrivi velocemente a comprendere questo ed, ognuno per le proprie competenze, attivarsi per una rapida messa a regime.

Sono certo che se ciò non dovesse concretizzarsi, a pagarne le conseguenze saranno sicuramente tutte le amministrazioni comunali ma soprattutto quelle di minori dimensioni.

Apriamo gli occhi perché non abbiamo più molto tempo a disposizione.

*Cordinatore del Partito Democratico delle Giudicarie