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Gdg, pazza idea... |
Scritto da Adelino Amistadi |
Sabato 05 Maggio 2012 08:17 |
Sembra ieri e già sono passati dieci anni dall’uscita del primo numero del “Giornale delle Giudicarie” nel maggio 2002, stampato per noi dalla Tipografia Antolini di Tione. Fu un giorno di grande entusiasmo anche se poi non furono tutte rose. L’eccitazione del primo numero mascherò per qualche giorno i problemi a cui stavamo per andare incontro. Le difficoltà economiche, la pubblicità che stentava, la formazione dei collaboratori, il loro coinvolgimento, erano cose a cui non avevamo dato il giusto peso, come si fa quando si tenta un’operazione spericolata.
L’avventura l’avevo condivisa fin dall’inizio con Tiziano Salvaterra, uomo di certo più assennato di me, e con lui affrontai i primi contrattempi. Ambedue inesperti di cose giornalistiche, abbiamo avuto la fortuna di trovare in Luisa Masè, oltre che un direttore di giornale autorizzato, anche l’esperta che ci mancava. Una ragazza davvero in gamba che fin dai primi giorni prese in mano il giornale dandogli, oltre al nome, indovinato, anche una prima organizzazione redazionale assai preziosa per continuare nell’impresa. La sua mano, il suo entusiasmo, segnarono la vita e la progressiva diffusione del Giornale anche negli anni successivi, portandolo a risultati incredibili di cui ancor oggi siamo orgogliosi. Accanto a lei crebbero in abilità giornalisti oggi ormai affermati come Alberta Voltolini e soprattutto Roberto Bertolini ancor oggi caporedattore, in pratica vice direttore operativo, ma credo, e le chiedo ancor oggi venia, d’essere stato io a crearle i maggiori problemi con il mio vizio congenito d’essere invadente, e soprattutto con il mio entusiasmo nel mettere mille cose in pentola senza aspettare che il fuoco funzioni a dovere. E’ sempre comunque riuscita a farmi ragionare, una delle poche, e a tarpare qualche volo eccessivo del mio carattere. Nel frattempo il giornale aveva cambiato formato e tecnica tipografica assumendo la veste che ancora oggi conserva, e riuscimmo a distribuirlo gratuitamente, ogni mese, a tutte le famiglie giudicariesi, così come avviene ancora tuttora con soddisfazione reciproca, nostra e dei nostri lettori. Nel 2007 Luisa lasciò il giornale per nuovi incarichi professionali; seppur amareggiati, GdG e tutti noi eravamo già sufficientemente rodati e potemmo continuare senza grosse difficoltà. Luisa Masè fu sostituita da Paolo Magagnotti, un giornalista di grosso spessore, per anni capo servizio stampa della Regione, presidente dell’Associazione europea dei giornalisti cristiani e, da qualche anno, professore universitario. Con un così prestigioso angelo custode e con l’operatività garantita da Roberto Bertolini, nel frattempo diventato giornalista professionista, il giornale ha ripreso vigore, con nuovi collaboratori, e con una costanza ed una convinzione encomiabili, garantendo a noi fondatori la certezza che il lavoro fatto stava perseguendo con coerenza gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Ormai “Il Giornale delle Giudicarie” si è consolidato anche nella sua struttura organizzativa e dirigenziale, abbiamo un un ufficio di redazione ed una specifica associazione culturale a cui facciamo riferimento, abbiamo un servizio per la raccolta pubblicitaria efficientissimo con Elio Collizzolli responsabile, un uomo appassionato come tutti noi, che ci garantisce la linfa vitale per continuare, siamo confortati giornalmente da lettere, telefonate, interessamenti da parte di lettori ansiosi ogni mese di ospitarci nelle loro case. Abbiamo soprattutto la convinzione d’aver fatto dieci anni di buon lavoro per le Giudicarie e riteniamo che la nostra opera debba continuare, non certo per interessi di bottega, ma al solo scopo di fornire alle Giudicarie un’informazione corretta e veritiera, un’arena per il dibattito politico e sociale sulle nostre cose, uno strumento per l’informazione commerciale delle nostre aziende artigiane e commerciali, un amico sincero di cui ci si può fidare che entra mensilmente, con discrezione, nelle case dei nostri conterranei per essere letto, commentato e condiviso. A ben pensarci sono stati dieci anni vissuti intensamente, il Giornale è come una casa con le finestre aperte dove entra di tutto, si vive giornalmente la quotidianità delle nostre valli, dei nostri paesi, un continuo intrecciarsi di travagli, fatti e misfatti, fare un giornale come il nostro, davvero una sorta di specchio della realtà in cui si vive, è stata una sfida vera, a volte entusiasmante, a volte dolorosa, perchè è difficile non farsi coinvolgere dalle cose che vanno storte, dalle emozioni delle cose buone, e dall’entusiasmo per le nuove sfide di una comunità. Dieci anni di questi tempi in cui i mesi sono giorni che passano velocemente e le ore sono attimi che scorrono implacabili, corrispondono a una o più generazioni dell’anteguerra, anche se i problemi delle Giudicarie e dei suoi abitanti non sono cambiati di molto. Abbiamo iniziato la nostra attività con le Giudicarie in difficoltà, le strade, l’ospedale, l’artigianato che fatica, il commercio che si spegne, il turismo che arranca, abbiamo protestato, scritto, denunciato, urlato quand’era necessario, e qualcosa abbiamo ottenuto, ma il lavoro da fare per la nostra terra è ancora lungo ed irto, e noi lo faremo con costanza, con grinta, come abbiamo sempre fatto. “Il Giornale delle Giudicarie” è stato e continua ad essere vicino ai problemi delle Giudicarie, rifuggendo fughe in avanti, sogni e manipolazioni, ancorato alla realtà da vivere con i propri elettori, con le porte aperte, senza timore delle critiche, ma invocando suggerimenti, consigli e stimoli da parte della comunità di cui facciamo parte e di cui ci sentiamo protagonisti. In barba a chi ci vuol male, a chi ha tentato in vari modi di farci chiudere, a chi ci boicottava pensando di minare la nostra resistenza, in barba a gli imbecilli che ci relegano a “giornalino”, o ai saccenti che ci indicano come “giornalaccio”, noi siamo “Il Giornale delle Giudicarie”, così viene chiamato ed atteso in ogni casa delle Giudicarie e questo ci basta. Ci ripaga dai poveri di spirito che dopo dieci anni vorrebbero ancora vederci soccombere, mi dispiace per loro, ma ormai siamo una catena straordinaria di giornalisti, collaboratori, editori, di sponsor soddisfatti ed affezionati, ne siamo orgogliosi e ci sono tutte le premesse per continuare. Perchè noi viviamo qui, lavoriamo qui, amiamo e soffriamo qui, ci divertiamo e ci annoiamo su questa terra, nelle nostre valli, perchè qui siamo nati e qui vogliamo morire. Solo adesso mi rendo conto, che, con gli amici della prima ora, sono stato un pazzo a tentare una partita del genere, una sfida che si ripete mese dopo mese, da dieci anni, ci eravamo allora immaginati un giornale agile e dinamico, irriverente quanto basta e soprattutto indipendente, capace di graffiare a destra e a manca, di sopra e di sotto. Ci siamo riusciti, ne siamo orgogliosi. Insieme abbiamo vissuto le grandi illusioni, le delusioni, le grandi speranze della nostra terra, abbiamo condiviso grandi e piccoli fatti significativi, abbiamo comunque trattato ogni argomento con dignità e rispetto , abbiamo creato un cordone ombelicale fra tutti i Giudicariesi ed “Il Giornale delle Giudicarie” inscindibile, indispensabile per affrontare il futuro, che senza illusioni, sarà duro per tutti.
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