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Scritto da Ettore Zampiccoli |
Sabato 05 Maggio 2012 08:08 |
Qualcuno magari lo ricorderà. Qualche anno fa in una campagna elettorale Baffino D’Alema auspicava che l’Italia diventasse finalmente un “Paese normale”. E’ passato del tempo ma non ci sembra che su questa strada abbiamo fatto passi incoraggianti. Qualche giorno un mio amico ironizzando faceva notare che in Paesi come la Francia, l’Inghilterra, la Germania i partiti sono sostanzialmente due, massimo tre quando i Verdi o l’estrema destra riescono ad inserirsi nell’agone politico. In questi Paesi i partiti restano ma cambiano gli uomini. In Italia invece succede il contrario : i partiti continuano a cambiare, ma gli uomini restano gli stessi. Cambiano i nomi dei partiti a rotazione (dal Pci attraverso varie fasi all’attuale Pd, da An/Forza Italia al Pdl, dalla Dc al Ccd e poi all’Udc, da Rifondazione comunista a non si sa che cosa ecc., dal Pdl – l’annuncio è di Angelino Alfano– a qualcosa che “ andrà oltre il Pdl “ ). Ma gli uomini restano sempre gli stessi : D’Alema, Fini, Berlusconi, Bertinotti, Buttiglione, ecc. Ora ci si è messo anche Casini che ha deciso di sciogliere l’Udc per lanciare il Partito della Nazione. Ne sentivamo proprio la mancanza. E chi compare all’orizzonte di questo nuovo partito ? Beppe Pisanu e Lamberto Dini, che assieme fanno 156 anni di età. Sì proprio quel Dini che fra pensioni varie si porta a casa qualcosa come trenta mila euro al mese. Alla faccia degli esodati! E poi c’è Fini, che pensa che la gente si sia dimenticata la casa di suo cognato a Montecarlo, e poi l’inossidabile Rutelli che si fa portar via dal cassiere della Margherita 13 milioni di euro senza nemmeno accorgersene, e La Malfa che in vent’anni è passato dal centro sinistra al centro destra ed ora al Terzo polo. Casini mi è simpatico ma vi pare che con questa gente si possa costruire qualcosa di nuovo in Italia, ovvero diventare un Paese normale? A parte l’ironia in un momento di forte spinta all’antipolitica ci pare che il problema non sia quello di cambiar cappello ai partiti ad ogni stagione ma di mutare le regole della politica e soprattutto gli uomini. Innanzitutto riteniamo che ci vorrebbe una forte, fortissima spinta alla moralizzazione della politica. In Germania il presidente della Repubblica si dimette in un baleno perché aveva avuto un mutuo un po’..agevolato e per una vacanza di troppo, da noi il comune senso morale tollera che amministratori indagati e condannati restino al loro posto o abbiano incarichi pubblici, anzi spesso siano premiati (vedi alcuni casi nel Pdl anche quello trentino). Le ultime vicende sugli usi impropri di denaro pubblico ( rimborsi elettorali) con i casi Lusi e della Lega gridano vendetta al cielo, eppure gran parte dei protagonisti di questi episodi sono ancora lì, al Parlamento a prendersi ancora migliaia di euro al mese, a viaggiare sui treni in prima classe, ad avere voli gratis ecc.ecc. In un paese normale probabilmente non ci vorrebbe molto per dire che ogni amministratore o uomo politico – a qualsiasi livello ( da quello comunale a quello nazionale ) se condannato per reati contro la pubblica amministrazione decade immediatamente e non può assumere avere altri incarichi o consulenze pubbliche. Un imprenditore privato che fallisce per un bel po’ di anni non può più avviare nuove iniziative economiche e – se gli va bene – lo mandano ai servizi sociali. Non si capisce perché un politico possa combinarne di tutti i colori e continuare ad avere i vantaggi della politica. Siamo di fronte al classico caso dei due pesi e delle due misure. L’altro aspetto è quello legato alla durata dei mandati. Probabilmente se in questo Paese poco normale venissero introdotte regole più ferree forse ne guadagnerebbe il ricambio e la qualità della politica. Noi pensiamo che occupare una posizione politica per dieci anni ( ovvero due mandati ) sia più che sufficiente. Ciò dovrebbe valere per gli amministratori in generale ( sindaci , consigliere regionali, ovviamente presidenti di Province e Regioni ) e per i parlamentari. Se uno ha birra in corpo in dieci anni può dare il meglio di stesso. Un sindaco è bravo. Bene. Dopo 10 anni può lasciare il Comune e tentare la scalata alla Provincia o Regione od occupare un altro incarico pubblico; un presidente di Provincia è bravissimo. Perbacco. Dopo dieci anni mandiamolo a Roma dove in altri dieci anni potrà far morire d’invidia gli altri. Pensare che ci siano gli insostituibili o gli intoccabili in una democrazia è sbagliato. Ma se si permette che una persona occupi per 15-20 anni o più la stessa posizione significa non solo deprimere il cambiamento ma talvolta favorire anche quei sistemi di potere e di familismo amicale che sono sotto gli occhi di tutti.
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