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Foto 2010
Scritto da r.b. |
Sabato 05 Maggio 2012 08:07 |
Comunità di Valle salve. Il referendum abrogativo del 29 aprile conferma la riforma istituzionale voluta dalla provincia nel 2006, consegnando agli archivi un’affluenza del 27,37% nei 217 comuni del Trentino e bocciando senza appello il quesito referendario promosso dalla Lega Nord che chiedeva l’abolizione degli enti “eredi” dei Comprensori. Un risultato netto che assume i confini di una vera e propria disfatta per i promotori, sul quale pesa certamente il magro 19% ottenuto nella città di Trento (disinteressata perché di fatto non inclusa in nessuna Comunità), ma che in realtà non ha saputo sfondare neanche nelle valli, nemmeno facendo leva sulla cosiddetta “antipolitica” così di moda negli ultimi tempi. In Giudicarie il risultato è stato in linea con quello di altre comunità. Sono stati 10.233 i votanti (5.172 maschi e 5.061 femmine) su un totale di 30.015 di aventi diritto al voto nei 39 comuni del C8. A Brione è stato fatto registrare il picco massimo di voto, con il 56,30%, mentre è a Storo che si è registrata la percentuale minima, con il 26,44%. I 4 grandi centri, Tione, Pinzolo, Comano Terme e appunto Storo, fanno registrare tutte medie piuttosto basse, attorno al 30%, con un picco a Pinzolo del 38%. A livello provinciale i record agli antipodi sono quelli di Trento (19,56%) e di Bresimo, al 59%. Il referendum conferma dunque l’assetto istituzionale voluto dalla riforma introdotta dalla legge 3 del 2006 che ha sostituito i vecchi Comprensori con le Comunità di valle, creando, nelle intenzioni del legislatore, un livello di governo più vicino al cittadino. La consultazione, voluta dalla Lega Nord, aveva a bersaglio proprio le Comunità di Valle, ritenute fonte di sprechi di denaro pubblico; di certo per ora c’è la spesa della consultazione che – ha fatto notare l’assessore Mauro Gilmozzi - è costata ai cittadini oltre 2 milioni di euro. In ogni caso il referendum ha posto interrogativi importanti sul futuro delle Comunità ed è auspicabile possa servire da pungolo per spingere la politica provinciale ad un cambio di passo, attuando compiutamente la riforma e sbloccando i trasferimenti di risorse economiche e umane verso i nuovi enti e mettendoli dunque in condizione di operare a pieno regime. r.b. |