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Il caso Lega e la politica a un punto di non ritorno |
Scritto da Adelino Amistadi |
Sabato 05 Maggio 2012 08:06 |
A bocce ferme, possiamo fare il punto sulla storia della Lega “ladrona” ed i suoi guai, che, al di là, del “mal comune mezzo gaudio”, offre motivi di preoccupazione e di riflessione. Lo scandalo che sta sconquassando la Lega è incredibile e, per certi versi, paradossale. Con i lingotti d’oro e i diamanti dell’ultima ora, distribuiti a pioggia, ai maggiorenti del partito, e con i conti dello stesso che sembrano non tornare, si ha l’impressione che nel calderone ci siano un po’ tutti, Umberto Bossi compreso. C’è comunque qualcosa di sospetto nell’intera vicenda, mi ha colpito il tripudio, la soddisfazione con cui sulla massima parte dei giornali, dei radio e telegiornali, i cronisti e gli opinionisti si siano accaniti con tanto livore contro i leghisti e i loro leader. Non altrettanto avevano fatto qualche giorno prima con l’analogo scandalo relativo alla Margherita (ora confluita nel PD) ed al suo tesoriere. In quel caso tutta la colpa è stata concentrata sul tesoriere Lusi senza indagare troppo sul fatto che Rutelli e compagnia, non ne sapessero niente. O nel caso Vendola, ormai invischiato nel malgoverno della Regione Puglia, che, nonostante sia indagato in lungo ed in largo, viene intervistato ed osannato giornalmente dai media quale nuovo profeta, casto e puro, di una sinistra allo sbando. Sembra che un po’ tutti abbiano gioito tirando un grande sospiro di sollievo: la tanto temuta Lega Nord che disturbava, ormai, da qualche anno, le serate amene della casta clientelare ed iper pagata dei politici ed i sonnellini pomeridiani di una burocrazia inefficiente e spendacciona, la Lega dei territori, che voleva riformare, da zero, il sistema Paese, la Lega del cappio per chi rubava, della guerra alla mafia, alla droga, la Lega dell’onestà, di un modo nuovo di far politica, dell’essere diversi dal marciume diffuso in Parlamento e fuori, finalmente s’è dimostrata per quel che è, non tanto diversa dagli altri partiti, anzi, per certi versi addirittura peggio. Non si contano i brindisi nei salotti buoni e meno buoni di Roma per festeggiare lo scampato pericolo, ora possono ritornare a dormire tranquilli, nessuno disturberà più la loro fannullaggine. Lungi da me essere leghista, e di certo non voglio con queste mie considerazioni tentare giustificazioni di sorta, ma anche negli avvenimenti più degradanti per la politica, cercare di scavare un po’ più sotto la cotica erbosa, credo sia doveroso per capirne le ragioni e le conseguenze. Malgrado tutto, la Lega era entrata nell’agone politico italiano, come uno tsunami, un qualcosa di diverso che voleva sovvertire i fragili equilibri del dopo tangentopoli, mettere radicalmente in discussione il modello istituzionale dello Stato, e dichiarare guerra al centralismo, alla burocrazia, a tutto quel coacervo di organismi statali, para-statali ed anche non statali (Rai, Alitalia ecc.), associazioni nazionali di ogni genere, del tutto inutili, che vivevano alle spalle della politica e dei cittadini. E fin qui tutto bene. Ma poi, per la modestia, ma soprattutto per debolezza culturale (nonostante i numerosi laureandi a pagamento!) dei suoi uomini per lo più improvvisati, la Lega Nord, pur restando per un decennio nelle stanze dei bottoni, ha mancato del tutto gli obiettivi che si era prefissati e che avevano raccolto tanto consenso, sprofondando nelle sabbie mobili della politica romana, assumendone tutti i vizi e perdendo quella verginità, seppur ruvida e parolaia, che era l’orgoglio dei suoi militanti. Ha fallito clamorosamente. L’epilogo di questa contaminazione romana, dell’ “arraffa, arraffa” fin che puoi, non poteva che essere quello che è stato: uno sperpero di soldi pubblici, una storia incredibile di nepotismi, cerchi magici, favoritismi, con la partecipazione in diretta di personaggi surreali, da operetta comica, Trote, badanti, nuovi Robin Hood, celoduristi (?), scope, ramazze e un povero Bossi, per molti, più furbo che santo, che tenta di salvare il salvabile. Nonostante il tentativo di correre ai ripari con la patetica assemblea di Varese “dell’orgoglio padano”, con un Bossi smarrito e piangente ed un Maroni nel ruolo dell’Orlando Furioso, pronto a mangiarsi tutti quelli che hanno, secondo lui, sbagliato, la Lega Nord, lo dicono anche i sondaggi, sta perdendo acqua (aderenti) da tutte le parti, è presumibile che, alla fine, rimangano solo macerie. Allora si pone il problema, e se lo pongono i partiti, che fine faranno i voti di un elettorato alla deriva, dove andranno a confluire i milioni di voti dei leghisti fregati e delusi? Non è un problema da poco che può incidere pesantemente sulle prossime elezioni e sugli equilibri politici della prossima legislatura. D’altronde ci sono alcune questioni che la Lega Nord ha portato avanti in questi anni che sono ormai patrimonio condiviso di grandi masse di elettori e che hanno fatto la forza del movimento di Bossi come la sburocratizzazione, il funzionamento dello Stato, la questione settentrionale, il federalismo, vero cavallo di battaglia, su questi temi fa blocco consolidato gran parte del Nord, ma anche il resto del Paese sembra esserne cosciente e consenziente. C’è quindi il pericolo che i numerosi delusi, frustrati e scornati, si aggiungano alle schiere sempre più numerose dell’antipolitica, di chi di questa politica è schifato, e decidano di non andare a votare. Oppure potrebbero, per protesta o per il tanto peggio tanto meglio, confluire in neo formazioni populiste che finirebbero per far rimpiangere la Lega. In tutti i casi sarebbe la fine della tanto decantata seconda Repubblica, ammesso che non sia già finita, con il rischio di diventare ingovernabili, di non essere più credibili, di finire come la Grecia, se non peggio. I partiti attuali se ne stanno rendendo conto, ma fanno poco o niente per rimediare, rincorrono i voti della Lega con ragionamenti che non stanno né in cielo né in terra, perfino Vendola con il suo orecchino strizza l’occhiolino ai leghisti delusi, il che è tutto dire, così come quello statista da strapazzo che è Beppe Grillo...è questo il futuro che si prospetta? Mah! Occorrerebbe che comparissero in scena altre forze politiche nuove, con altre personalità, forti e preparate, in grado di raccogliere il consenso degli scontenti, dei senza patria, soprattutto di quel mondo moderato e cattolico delle piccole medie imprese, commercianti ed artigiani, del volontariato e dell’associazionismo che, dopo lo smarrimento degli anni novanta, non ha più trovato il modo di essere rappresentato con credibilità ed efficienza. Dobbiamo cambiare e per cambiare bisogna ricominciare daccapo, come in ogni famiglia, come in ogni azienda, a maggior ragione nella politica italiana, stantia e marcia, del tutto irrecuperabile. Adelino Amistadi
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