Home Società Crisi, anche giudicariesi in condizioni di difficoltà

Traduzioni e Comunicazione

Scritto da Denise Rocca   
Martedì 03 Aprile 2012 10:48

Il mercoledì o il venerdì pomeriggio, dalle 15.30 alle 18.00, appuntamenti che non serve segnarsi perché così importanti che non c’è pericolo di scordarli, mentre un’agenda si può sempre perdere e magari qualcuno scopre di questi impegni fissi, improrogabili e irracontabili. Me li immagino con quest’ansia di essere scoperti, la vergogna che si accumula e si trasforma in indignazione e poi rabbia per una situazione che ha tante cause: un lavoro perso, un compagno di vita che un impiego non riesce a trovarlo, bambini che crescono e hanno bisogno di tutto, problemi di salute, l’affitto, il mutuo, spese e tasse in escalation. Tutto è troppo. E così la statistica diventa reale, la si vive sulla propria pelle: improvvisamente si è di quelli che “non arrivano alla fine del mese” e quell’espressione trita e svuotata dall’abuso si materializza in tutta la sua crudeltà. Quella di una fila davanti a una parrocchia in attesa di una borsa della spesa piena di viveri, data con amore, un amore che non si vorrebbe, ma va accettato. 

A infoltire questa fila ci sono 25 famiglie a Tione e della Busa, 23 in Valle del Chiese, 8 in Val Rendena, 20 nelle Giudicarie Esteriori, secondo i dati della Caritas. In tutto un’ottantina le famiglie giudicariesi che bussano alle porte dell’associazione Robin Hood, si legge sulla stampa locale, ma pochi giorni fa erano già 110 ci dicono in associazione, solo un anno fa erano una decina.

Da un anno la neonata associazione tionese distribuisce viveri freschi alle famiglie in difficoltà economiche delle Giudicarie. Già la Caritas di Tione riconobbe la necessità due anni fa di distribuire pacchi spesa e iniziò a incamerare alimenti “secchi” – come scatolame, pasta, legumi, farina - tramite i parroci delle diverse parrocchie che a turno raccolgono viveri nei locali della loro zona. A loro si sono aggiunti i volontari di Robin Hood che si occupano di alimenti freschi, quelli che a due giorni dalla scadenza i supermercati ritirano dai banchi frigo e dalle cassette di frutta e verdura per buttarli via. “Un venti per cento delle famiglie che vengono da noi sono di origine italiana” racconta Adriano Accili, presidente di Robin Hood, e che non si parli solo di stranieri è un dato confermato anche alla Caritas di Tione: “dall’inizio della crisi i numeri sono abbastanza stabili– racconta Giuseppina Salvaterra, segretaria della Caritas – non aumentano ma purtroppo neanche diminuiscono, e da noi un quindici percento di beneficiari dei pacchi spesa sono locali”. Che ci siano anche famiglie giudicariesi di origine e non solo acquisite è il dato che colpisce l’immaginario comune, abituato non a torto a figurarsi queste file popolate di immigrati, ma il dramma è comune a tutti, stranieri e italiani, e comprende un universo di situazioni molto diverse fra loro: famiglie numerose, anziani, single, giovani coppie di precari, c’è chi viene a singhiozzo mentre è in cassa integrazione o fra un lavoro e l’altro. Si parla di quasi 400 adulti e poco meno di 130 bambini che hanno bisogno di beni di prima necessità e  per  tutti chiedere la spesa è difficile “molti hanno vergogna – aggiunge Adriano Acilli - e non vogliono essere riconosciuti quando vengono nella canonica che ci ha messo a disposizione Don Olivo. La discrezione è massima, i nostri volontari sanno che la riservatezza è cruciale”. Hanno creato un database per adattare i pacchi spesa alle esigenze di ogni nucleo familiare, ma non ci sono solo stomaci da riempire: una parola, un sorriso per superare la barriera dell’imbarazzo, la condivisione di un momento difficile con altre persone per capire che non si è mai soli valgono quanto le vettovaglie. Lo conferma Accili: “Ora le famiglie vengono assieme, fanno giocare i bambini, ci aiutano a scaricare i pacchi che manda il banco alimentare. E’ diventato anche un punto di aggregazione e i volontari cercano anche di fare un po’ di animazione, offrire più di un pacco di pasta”.

L’associazione raccoglie quantità che variano dai 12-15 chili fino ad un massimo di 80 chili di cibo per volta. In un anno ha ritirato e ridistribuito circa 7 tonnellate di alimenti altrimenti destinati alla spazzatura. E l’effetto secondario di questa attività è quello che, curiosamente, ha innescato l’azione dei quattro soci fondatori - Adriano Accili, Antonella Di Gioia, Mario Di Gioia e Sara Marchiori-: Accilli, ingegnere ambientale, pensava di lavorare sul ciclo dei rifiuti per ridurre le spese di smaltimento dell’organico sostenute dai supermercati. Il fatto che buona parte di quell’organico fosse cibo ancora consumabile a breve lo spinse a creare Robin Hood e fare del suo obiettivo principale la ridistribuzione di quel cibo a chi ne aveva bisogno. Oltre agli alimenti donati dall’Eurospar di Tione oggi Robin Hood riceve anche 2000 kg di prodotti secchi dal Banco Alimentare Trentino e dall’Agea, è in trattativa con le Famiglie Cooperative per ritirare anche i loro prodotti in scadenza. A breve sarà terminato un piccolo locale dispensa realizzato con il contributo di 3.000 euro del comune di Tione che ha subito sostenuto il progetto con l’assessore alle politiche sociali Mirella Girardini. Si amplia la rete con gli altri protagonisti del sostegno alle famiglie: gli assistenti sociali, la Caritas, Auser Giudicarie. I volontari di Robin Hood sono saliti a una decina, e ogni venerdì i ragazzi delle scuole medie a turno danno una mano, ma i progetti per il futuro che elenca il presidente Acilli sono tanti ed entusiasmanti: allargare la cerchia dei supermercati convenzionati, attivare un servizio a domicilio per chi ha difficoltà di mobilità, comperare un furgoncino refrigerato che permetta di distribuire anche la carne, ampliare la rete di sostegno formata dalle associazioni. Traguardi che per essere tagliati hanno bisogno di nuove forze.