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Ospedale di Tione, certezze e dubbi
Scritto da Denise Rocca   
Venerdì 07 Ottobre 2011 04:54

La sala era gremita di operatori del settore sanitario e semplici cittadini venuti a cercare risposta  al quesito che ha dato il titolo alla serata organizzata dalla Comunità di Valle per fare chiarezza sulla questione. A fianco della presidente della Comunità delle Giudicarie Patrizia Ballardini sedevano l’Assessore per le Politiche sociali e per la Salute della Comunità, Luigi Olivieri, l’ Assessore provinciale alle Politiche sociali e per la Salute Ugo Rossi, il Direttore Generale Apss Luciano Flor, il Direttore del Presidio Ospedaliero di Tione Umberto Papa e il Direttore del Distretto Sanitario Centro Sud Patrizio Caciagli.

E quindi, quale futuro per l’ospedale di Tione?

Intanto un futuro ci sarà, si è affrettato a precisare ad apertura del suo intervento l’assessore Rossi: “Noi vogliamo mantenere gli ospedali di valle che ci sono... è scolpito nella pietra, dando continuità a quanto deciso dalla legislatura precedente, anche se ci troviamo per la prima volta a dover far fronte ad un contesto di finanza pubblica che prevede un calo di disponibilità di risorse; stiamo cercando di mantenere un livello alto di servizio per il cittadino riorganizzando l’assetto della macchina operativa generale”. Non solo non verrà chiuso l’ospedale di Tione al pari degli altri di periferia, ma, rincara Luciano Flor “in questi presidi dovrà esserci un buon pronto soccorso, un reparto di medicina, uno di ostetricia e ginecologia, un reparto di ortopedia, uno di chirurgia che sia in grado di intercettare in generale quelle esigenze che non richiedono grandissima specializzazione”. Il nuovo corso della sanità trentina prevede una rete di ospedali di periferia che sono parte integrante del centro principale con comunicazioni e scambi di competenze continui e veloci. Rossi parla del Trentino come di “un unico grande ospedale” e aggiunge che “gli ospedali di valle devono ragionare come un unicum anche nelle competenze, in modo sinergico e tutti devono poter dialogare con il Santa Chiara e con l’ospedale di Rovereto”. Il secondo aspetto chiave del progetto è nella specializzazione: ogni ospedale svilupperà una propria eccellenza in qualche tipologia di intervento in modo da diventare il punto di riferimento trentino, ma perché no anche fuori regione, per quel particolare aspetto. Tione dovrebbe quindi entrare a pieno titolo in questa rete sanitaria, ma quello che non è stato specificato nonostante le grandi attese della vigilia è in cosa dovrebbe specializzarsi il presidio della Rendena.

Al di là della riorganizzazione a livello regionale, è stato il consigliere Olivieri a portare sul tavolo la concretezza della questione dei servizi sul territorio: “Bisogna realizzare gli ambulatori medici associati aperti 24 ore su 24. Il ruolo delle farmacie può essere valorizzato, potrebbero realizzare analisi, effettuare prenotazioni specialistiche, fornire servizi infermieristici e di fitoterapia. Noi crediamo in un ruolo maggiormente coinvolgente ed impegnato dei medici di base e dei pediatri di libera scelta se si vuole realmente fare medicina territoriale”. Il processo e gli obiettivi presentati da Olivieri porteranno, come previsto dalla legge, ad un’integrazione socio sanitaria che si materializzerà in una serie di punti unici di accesso ai servizi che daranno una risposta univoca alle esigenze dei soggetti più deboli.

Tutto questo ha un costo, elevato e destinato a crescere, che l’assessore Rossi chiarisce non poter in futuro essere coperto dalla provincia con le percentuali di contribuzione alla spesa che si accolla ora: “In sostanza, pur garantendo lo stesso servizio a tutti, chi potrà pagare, in futuro dovrà pagare. È l’unico modo di garantire sostenibilità al sistema”. Solo il capitolo anziani, ad esempio, ha costi elevatissimi, 130 milioni di euro vengono investiti per garantire il funzionamento della spesa sanitaria delle case di riposo, a copertura del 70% dei costi, mentre 30 milioni di euro vanno all’assistenza domiciliare di cui usufruiscono in gradi diversi quasi 11.500 trentini.

In teoria il sistema di ospedali a rete di cui si parla da parecchio tempo piace un po’ a tutti, politici e tecnici come lo stesso Papa che molti anni fa propose l’ospedale a rete per rispondere sia ai problemi di formazione delle risorse umane, che hanno bisogno di raggiungere determinate soglie numeriche di casistica per sviluppare e mantenere una professionalità elevata, sia alla peculiarità logistica di un Trentino disseminato di piccoli centri periferici che un unico ospedale centrale difficilmente riuscirebbe a servire adeguatamente. Nella pratica però sono rimaste parecchie perplessità organizzative dopo l’incontro pubblico in Comunità. E’ critico Umberto Papa sulla conduzione della serata: “Del sistema a rete ho parlato molti anni fa e se gli elementi principali sono quelli di cui si è parlato - circolazione delle risorse umane, comunicazione strettissima fra l’ospedale di primo livello e quelli di secondo livello, alta specializzazione di questi ultimi che permetta di attirare pazienti anche da fuori regione a contributo della copertura dei costi - non si è discusso di come questo si riesca a concretizzare, né di quale ruolo andrà a ricoprire l’ospedale di Tione in questo sistema. Questi erano gli elementi di novità che ci si attendeva fossero dibattuti in quella sede”.