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Incentivi alle imprese, si cambia
Scritto da r.b.   
Giovedì 08 Settembre 2011 20:30

Questa è una legge che riforma la politica degli incentivi alle imprese. Essa segna un sostanziale cambiamento di rotta, non introduce delle semplici revisioni tecniche alla materia. E’ una legge che nasce dalla consapevolezza dei cambiamenti in atto a livello globale, già emersa prima dell’inizio della crisi ma poi accentuatasi negli ultimi due anni e che introduce nuovi strumenti agevolativi con l’obiettivo di accrescere la competitività delle nostre imprese, di tutte le imprese, grandi e piccole, favorendo la creazione di reti e rafforzando la capacità della piattaforma produttiva trentina nel suo proiettarsi verso l’esterno”. Questo il commento dell’assessore provinciale all’industria, artigianato e commercio Alessandro Olivi dopo l’approvazione in Consiglio della nuova legge sugli incentivi alle imprese.

Una normativa così sintetizzabile:

1) Innovazione. Fino ad oggi è stata una sorta di parola d’ordine, di prospettiva un po’ astratta. Spesso veniva confusa con le politiche di ricerca&sviluppo poste in essere dalle grandi imprese, che in genere dispongono degli strumenti per realizzarle. Le piccole e medie imprese (Pmi) al contrario pativano la difficoltà di introdurre l’innovazione nei propri cicli produttivi, dal momento che ciò significa investire risorse spesso ingenti in sperimentazione, acquisizione di conoscenze dall’esterno. La nuova legge prevede che le Pmi, in particolare nella fase di avvio dell’impresa, possano accedere ad un aiuto pari all’80% di un contributo una tantum di un milione di euro per acquisire e adattare conoscenze e competenze necessarie all’attività industriale, in particolare all’innovazione di prodotto. Parliamo di un contributo di 800.000 euro, quindi molto ‘robusto’. Come accedervi? I costi ammessi a contributo saranno di diversa natura, dal lavoro intellettuale dell’imprenditore e dei soci all’assunzione di laureati e ricercatori fino alla stipula di convenzioni con centri di ricerca.

2) Le reti. Il tessuto imprenditoriale trentino, come noto, è fatto in massima parte di piccole e medie imprese, che per loro natura spesso non sono in grado di crescere dimensionalmente. La nuova legge intende favorire i processi di crescita, nelle due direzioni: quella della singola impresa e quella “orizzontale”. Riguardo a quest’ultima, la legge favorisce sia la costituzione di consorzi (la forma più tradizionale di aggregazione) sia di reti d’impresa, una modalità di aggregazione realmente innovativa, perché all’interno delle reti le singole imprese mantengono la loro identità ma uniscono le forze su un progetto aziendale. Per questi processi la legge prevede un aiuto di parte provinciale che può arrivare fino al 50% del fondo comune costituito dalle aziende che hanno deciso di mettersi assieme. In questo modo si favoriranno anche le filiere di prodotto.

3) L’internazionalizzazione. E’ un’altra delle voci fondamentali della nuova normativa. Sempre di più la capacità di aprirsi ai mercati esterni si rivela un fattore di competitività decisivo per l’impresa. La nuova legge intende sia sostenere chi l’internazionalizzazione la fa già, sia incentivare all’apertura fuori dai confini chi ancora non lo fa, attraverso strumenti e know-how, e accesso a reti di commercializzazione e di distribuizione su scala europea.

4) Creazione di nuove imprese. Nell’ottica di un’economia socialmente inclusiva, di sostenendo concretamente l’iniziativa imprenditoriale dei giovani e delle donne, soprattutto nella fase di avvio, abbattendo i costi di esercizio iniziali.

5) Il riequilibrio territoriale. L’idea è quella di sostenere il mantenimento o la nascita di nuove imprese in condizioni di contesto più fragili, soprattutto in montagna e nelle aree “periferiche” rispetto ai centri urbani e agli assi delle comunicazioni. Queste cinque linee di intervento costituiscono il “cuore” della nuova normativa, pur accompagnandosi ad esse anche le forme di aiuto preesistenti (a volte a loro volta revisionate).

r.b.