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Traduzioni e Comunicazione

Scritto da r.b.   
Martedì 24 Febbraio 2009 07:38

La Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella a sostegno delle imprese
“Il credito locale per uscire della crisi”
Nata nel maggio 2003 dall’unione di due soggetti – la Cassa Rurale Darzo e Lodrone e la Giudicarie Paganella -  la Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella è oggi il la prima cassa rurale fra le otto del comprensorio con il 42% del mercato, 17mila clienti, circa 7.000 soci, 711 milioni di raccolta e 614 milioni di prestiti e 19 sportelli da Mezzolombardo a Vobarno.  Un gigante, rispetto ai numeri medi delle casse rurali, fatto questo che aveva destato – all’epoca della fusione – anche qualche perplessità sull’opportunità di creare un soggetto così grande che – si diceva – a causa della sua mole si sarebbe “staccato” dalla sua dimensione territoriale e dalla sua vocazione di cassa rurale.
“Credo che i fatti abbiano dimostrato proprio il contrario – spiega il direttore Davide Donati, 47 anni, una laurea in giurisprudenza a Milano – basti guardare i dati relativi agli investimenti annuali del nostro istituto sulle attività sociali legate al territorio, 850mila euro per il 2008, che abbiamo portato a 990mila nel 2009 per sostenere lo sviluppo culturale e sociale delle nostre comunità.” Quasi un milione di euro girati al territorio sottoforma di contributi di beneficenza e sponsorizzazione per gli enti e le associazioni locali, corsi gratuiti di lingue ed informatica per i soci, percorsi formativi per gli imprenditori che vogliono approfondire alcuni aspetti della gestione di impresa e per i giovani desiderosi di fare qualcosa per le proprie comunità, incentivi per gli studenti che vanno all’estero per imparare una lingua straniera e per i neolaureati e laureandi che investono la propria conoscenza e preparazione nel territorio.

Attualmente la vostra zona evidenzia situazioni di crisi, come quella della Nicolini, che però con il sostegno delle banche locali può trovare anche degli spazi di rilancio.
“Esattamente. Il caso della Nicolini può essere il classico esempio di cosa significa essere una banca legata al territorio e alla sua gente. In questo caso, anche dopo la crisi dell’azienda, abbiamo creduto in un progetto di rilancio della Nicolini, nel quale i dipendenti si sono assunti delle responsabilità, dimostrando coraggio e voglia di ripartire; noi abbiamo dato fiducia a questo progetto, garantendo una disponibilità economica, convinti che sia una strada percorribile e un modello per uscire da questo momento di crisi”.
Parlando più in generale di crisi, quali sono i segnali sull’economia nelle vostre zone di operatività?
“La premessa generale è che la crisi è una realtà internazionale dovuta al contesto economico globale e alle difficoltà del settore finanziario; il Pil mondiale scenderà nel 2009 allo 0,5%, dopo anni di crescita al 5%, quello italiano è anch’esso in recessione e dunque in una situazione simile è difficile pensare di essere un’isola felice. Diciamo che abbiamo segnali negativi e segnali positivi; ad esempio, per quanto riguarda la zona dell’Altopiano della Paganella possiamo dire che si tratta sino ad ora di un inverno-record, e, certo, un’economia come quella delle Giudicarie esteriori diversificata fra turismo, artigianato e agricoltura, riesce ad attenuare gli effetti della crisi”.
Mentre invece il Chiese e la Valsabbia?
“Lì, come sappiamo, c’è un’economia legata prevalentemente alla piccola-media industria, che è quella più esposta alla crisi anche perché in alcuni casi ruota attorno all’indotto del settore automotive (automobili), il più in difficoltà. Il momento è difficile, ma abbiamo buoni motivi per pensare che la ripresa ci sarà nel 2010 e allora sarà importante avere utilizzato questo periodo di “magra” per ristrutturare e rendere più efficienti le nostre aziende e essere rapidi a tornare sul mercato quando le cose torneranno ad andare meglio.”
In questo contesto quale può essere il ruolo di una cassa rurale come la Giudicarie-Valsabbia-Paganella verso le aziende?
“In questo scenario difficile abbiamo dalla nostra la profonda conoscenza del territorio e delle sue aziende e dunque un quadro della situazione completo, che ci permette di affrontare gli aspetti più critici di questo momento. Nel 2008 abbiamo aumentato gli impieghi (il credito) del 12%, proponendo alle nostre aziende l’iniziativa “Mutuo respiro” in cui concediamo prestiti (in totale 10 milioni di euro) con la possibilità – per i primi 2 anni – di pagare solo gli interessi e non la quota mensile fissa, per dare, appunto, respiro alle aziende più in difficoltà”.
Avete messo in campo anche iniziative per i vostri risparmiatori?
“Innanzitutto, alle prime avvisaglie della crisi, abbiamo consigliato a tutti di alleggerire gli investimenti più rischiosi che potevano comportare perdite, orientandoli soprattutto su investimenti sicuri come i prestiti obbligazionari della Cassa. Oggi il 90% della raccolta complessiva della Cassa è costituito dalla raccolta diretta, senza esposizione ai rischi dei mercati finanziari”.
Nel pieno spirito cooperativo.
“Esatto, quando il cliente acquista obbligazioni della nostra Cassa, deve pensare che quei soldi restano sul territorio e serviranno a fare crescere le aziende locali ed a finanziare le famiglie. Il 96% della raccolta lo reinvestiamo in credito e in prestiti sempre sulla realtà locale (per statuto solo il 5% può andare “fuori”), in questo momento abbiamo 614 milioni di euro di prestiti erogati. Dunque quando un cliente ci porta i suoi soldi deve pensare che quel deposito ha anche un valore mutualistico perché permette alla nostra economia locale di crescere e che una quota importante dell’utile ritorna nelle nostre comunità”.
Questa crisi ha rinsaldato il legame tra Cassa rurale e cittadino?
“Si tratta di un legame comunque solido, testimoniato per quanto ci riguarda dal rapporto con le persone e da dati come quello su questo esercizio finanziario che, nonostante le difficoltà economiche, ci segnala un utile prossimo ai  4 milioni di euro. E’ chiaro che i nostri soci e clienti in questo momento hanno dimostrato fiducia e ricevuto fiducia dalla cassa rurale e questo è un fattore fondamentale. Noi  facciamo la nostra parte, privilegiando i prestiti sul territorio agli investimenti finanziari a rischio e dimostrando solidità anche in tempi di crisi.”
La Cassa rurale dunque è più solida del grande istituto bancario?
“Sì. La crisi ha colpito soprattutto gli investimenti finanziari e sappiamo che molte delle grandi banche lavorano sulla finanza internazionale, anche con titoli di banche americane, e certo, chi era dentro questo meccanismo perverso ora può essere in difficoltà. E’ ovvio che le grandi banche fanno politiche commerciali aggressive con i loro clienti, devono vendere, perché partono dall’idea di businnes, mentre la cassa rurale parte dall’idea di socio e di comunità e attorno a queste costruisce tutte le azioni di banca cooperativa di credito”.(R.B.)