
Nel settembre 2008 l’inchiesta che coinvolgeva tra gli altri Grisenti ha spaccato il mondo politico trentino. A distanza di 3 anni finisce nel vuoto, ma quali conseguenza politiche ha avuto… e avrà? Nei giorni scorsi è apparsa sul giornale un’informazione, liquidata con poche righe, come fosse una bagatella di poco conto.
Si tratta di una notizia riguardante la famosa inchiesta ‘Giano Bifronte’ che tanto clamore suscitò nell’autunno del 2008, alla vigilia delle elezioni provinciali, in cui finirono sotto inchiesta imprenditori, dirigenti provinciali, politici, professionisti, in combutta, secondo l’accusa, con il presidente dell’Autostrada Silvano Grisenti in una serie di reati: turbativa d’asta, concussione, evasione fiscale ecc. ecc. Fu un caso giudiziario che fece scalpore in una terra come la nostra ancorata a valori di onestà e correttezza amministrativa. I giornali ci sguazzarono per settimane, pubblicarono foto, dichiarazioni, malignità, azzardarono ipotesi, “decisero” le condanne, in un processo mediatico inusuale per il Trentino. Poi, dopo un anno circa, la prima sentenza riguardante il principale imputato, Silvano Grisenti, assolto con formula piena per i reati più gravi, condannato, invece, per aver chiesto qualche contributo per associazioni di volontariato e sportive (così fan tutti!), poca cosa rispetto a quanto i giornali avevano ipotizzato. Ora è in dirittura d’arrivo il ricorso che lo dovrebbe scagionare definitivamente.
Un segno preciso che la vicenda non era poi grave come era stata dipinta. Di questi giorni la clamorosa conferma: gli stessi PM, Pubblici Ministeri, che avevano iniziato l’indagine nel 2008, hanno chiesto l’archiviazione di 26 posizioni di altrettanti ‘indagati’ subito accolta dal Giudice Istruttore come a dire: “scusate, abbiamo scherzato, se siete stati messi alla gogna per un paio d’anni, non è colpa nostra, la giustizia ha fatto il suo corso”. Tutto bene quel che finisce bene, la giustizia è salva. E’ singolare che i giornali abbiano cercato di minimizzare la notizia mettendola via in fretta, quasi con pudore, come se in qualche modo avessero la coda di paglia.
Inchieste e media. Vorrei invece sottolineare gli effetti perversi di quell’inchiesta, oggi finita nel nulla, sia per la vita privata dei cittadini erroneamente inquisiti, sia per la convivenza civile e politica dell’intero Trentino. Ricordo le foto di quegli ‘indagati’ ingigantite sulle pagine dei giornali, ritratti come se avessero fatto parte di chissà quale cosca di malaffare, quando in realtà, così almeno si evince dalla sentenza di archiviazione, l’unica loro colpa sembra sia stata quella d’essere amici o di essere in qualche modo venuti a contatto con l’ex ass. Grisenti, dipinto come fonte di ogni nequizia. Queste persone, soprattutto per le foto e gli articoli scandalistici, hanno vissuto anni d’inferno, non solo guardati con sospetto da un’opinione pubblica, a bella posta sobillata, pronta al linciaggio, ma costretti a ‘difendersi’ dalle domande imbarazzate dei loro figli, delle loro compagne, dei loro amici, senza contare i danni d’immagine ed il conseguente ridimensionamento del loro lavoro. Dai giornali, lo confesso, mi aspettavo qualche commento in più con qualche riflessione sulla vicenda, dopo tanta bagarre, definita fasulla dalla giustizia, pensavo che potesse smuovere l’animo nobile dei giornalisti meno politicizzati. Buio.
L’unico, Alberto Faustini, direttore del Trentino, che con onestà intellettuale, da quel galantuomo che è, ha così scritto sul suo quotidiano: “ Non nascondo le colpe dei giornalisti, nonché alcune perplessità sul sensazionalismo che riguarda in egual misura i giudici e i giornali....quello che si può dire fare, ora, è restituire la dignità ai protagonisti di questa incresciosa vicenda, ben sapendo che la macchia del sospetto è difficile da cancellare, non ho comunque problemi a chiedere scusa...” Parole doverose e coraggiose, altri se ne sono ben guardati di fare altrettanto, forse perchè quello è il loro modo di far giornalismo ed intendono mantenerlo. Conseguenze politiche. L’altra conseguenza, altrettanto grave, ma di tutt’altra specie, riguarda il contesto politico sociale sconquassato da quell’indagine. La bomba scoppiata al momento giusto, ad arte o per caso, ha sconvolto l’assetto politico della Provincia per il prossimo ventennio. Ha in pratica consegnato al Partito Democratico, erede del Partito Comunista, con l’innesto di qualche cattolico di sinistra, la nostra terra e il nostro futuro, con buona pace della storia, delle nostre tradizioni e della eredità politica degasperiana. Sul filo di lana, in piena campagna elettorale, con i sondaggi che davano l’Unione per il Trentino in netto vantaggio su di un arrancante Partito Democratico, occorreva l’intervento dello “Spirito santo” per capovolgere i risultati previsti. Cosa che avvenne. Un bel mattino d’autunno, meta settembre, appaiono sui giornali prima ancora che agli interessati le notizie choc: guai giudiziari per il presidente Grisenti , indagato con tutta una serie di personaggi a lui vicini. In una settimana avviene il terremoto, Grisenti si dimette dall’Autostrada, qualcuno finisce in manette, i giornali diventano una macchina del fango inesauribile, anche in Giudicarie c’è chi ci prende gusto con miserevole sollecitudine. C’è un fuggi fuggi generale, l’UpT viene preso d’assalto, si salva solo l’imperterrito Dellai con i suoi fidati, il PD “esulta” e si precipita sull’inchiesta e la fa propria, e parte all’attacco con i suoi uomini, come sciacalli voraci, si distingue ancora una volta la Cogo, nostra conterranea, dall’alto della sua autorità morale, che elargisce lezioni di etica politica a destra e a manca, con la cattiveria e la perfidia politica che le è propria. Nell’UpT si preoccupano un po’ tutti di prendere le distanze dall’ex presidente dell’Autostrada, si segnalano nella foga gli amici più vicini fino al giorno prima, segno di coraggio (?) e di lungimiranza (!). Il Patt e la Lega stanno alla finestra cercando anch’essi di approfittare di tanta manna. La gente trentina, molto più sobria dei loro rappresentanti, fu colpita dalle inverosimili notizie, e in larga parte confermarono a Silvano Grisenti la loro fiducia e la lo stima immutata, la dinamica dell’evento aveva suscitato in loro non pochi dubbi. Comunque, si andò a votare e il PD, come previsto, raccolse i frutti di quella campagna scandalistica e scandalosa, diventando il primo partito del Trentino, Dellai ridiventò Presidente con un laccio al collo catto-comunista per niente comodo e l’Unione per il Trentino ne uscì sgretolata in un mare di polemiche, sospetti e reciproche fregature. L’operazione, caduta a fagiolo, era riuscita a meraviglia, il PD aveva tutti i diritti di esultare. Perplessità. A questo punto sono comprensibili i dubbi e le perplessità suscitate dall’intera vicenda e rafforzati dalla sentenza d’archiviazione di questi giorni, ma io credo che la giustizia non c’entri, doveva fare il suo corso e l’ha fatto. Se è rimasto in molti lo sconcerto, riguarda i tempi e le modalità in cui il tutto è avvenuto, ed il vantaggio arrecato ad una sola parte politica, ma la richiesta di archiviazione e l’assoluzione di Grisenti, smorza anche queste ultime incertezze. Sembra che a Trento ci sia un giudice. Purtroppo ci sono anche i giornali e i giornalisti e questo non garantisce nessuno, solo sé stessi. Cosa dire per concludere. Non si può negare che le elezioni del 2008 siano state fortemente condizionate, meglio, falsate, da un evento estraneo alla politica e strumentalizzato con cinismo da tutti i partiti in lizza, ed in particolar modo da chi fa della morale la propria bandiera, credo che su questo non ci siano dubbi.
Rimane sospesa un domanda di non poco peso etico: dopo la sentenza di archiviazione per tutti gli ‘indagati’, con l’evidenza di una vittoria elettorale nel 2008 viziata da soprusi mediatici al limite della decenza, condizionata da una indagine risultata fasulla, soprattutto i Consiglieri del Partito Democratico si sentono ancora legittimati nel loro ruolo e nelle loro mansioni? Ho il sospetto che visto nell’ottica di una scrupolosa filosofia morale, lo stesso Consiglio Provinciale potrebbe essere messo in discussione, ma so bene che gli scrupoli ed i rimorsi non fanno parte del bagaglio culturale dei politici, neanche di quelli di sinistra, cattolici compresi. Quindi si dovrà aspettare la prossima tornata elettorale per mettere a posto le cose, ma ho il timore che per mettere rimedio ai danni dell’intera vicenda surreale ci vorranno decenni, ne sono convinto.
|