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Foto 2010
Scritto da Adelino Amistadi |
Mercoledì 20 Aprile 2011 09:49 |
Ormai sono in corso le grandi manovre per le elezioni provinciali del 2013. Saranno elezioni particolarmente sentite e delicate perchè per la prima volta, da vent’anni, esse si svolgeranno senza la presenza del presidente Dellai, leader e mattatore dell’ultimo periodo della storia del Trentino. Lo si sente nell’aria, dall’agitazione di chi vorrebbe candidarsi, ma soprattutto dalla comparsa di uomini politici in visita sul nostro territorio dopo un triennio di totale dimenticanza. Ma, a mio avviso, sono quattro i marcatori sicuri che dichiarano aperta la corsa elettorale: Metroland, la rifondazione della Civica Margherita, l’uscita del sen. Molinari dal P.D. e, infine, la ricomparsa di cospicui fondi per il finanziamento di opere pubbliche sia provinciali che intercomunali. Vediamone il perchè.
Metroland. Il nostro giornale ne ha parlato a lungo anche criticamente. Abbiamo raccolto pareri e testimonianze. Molti i contrari, qualcuno a favore, con qualche reticenza a confermare in pubblico quello che invece si dice in privato. Metroland è il classico sogno elettorale. Neanche nuovo per giunta, già ideato per le passate elezioni, poi messo nel cassetto, ed eccolo riapparire per le prossime. Cercherò di essere concreto. La sua realizzazione è per lo meno improbabile, se non impossibile. Ragioniamo. Il costo previsto è esorbitante, s’è calcolato che impegnerà il bilancio provinciale per i prossimi duecento anni (200), difficile da realizzare con i suoi 170 Km di gallerie, la cui realizzazione non cambierà per niente la nostra economia, e che abbisogna di tempi biblici per portarlo a compimento. Oggi siamo alle intenzioni, consolidate da quattro linee tirate col righello su una cartina topografica del Trentino. Con progetti, perizie, carotaggi, consulenze, pareri, permessi, appalti, sorprese e quant’altro se ne andranno a dir poco una decina d’anni,, nel frattempo mancheranno i finanziamenti, e i politici che verranno ci rinunceranno volentieri. Un maledetto ponte di Messina made in Trentino. Purtroppo ancora per tre anni sarà il cavallo di battaglia dei pretendenti al trono, così non si parlerà d’altro, magari di cose più urgenti e necessarie. Civica Margherita. La riesumazione del simbolo e del nome della Margherita da parte dei dirigenti dell’Unione per il Territorio, UPT, è un tentativo di scongiurare una “debacle” annunciata se si ripresentassero all’appuntamento elettorale con il partito attuale. Una dichiarazione, da parte loro, di fallimento di un frettoloso progetto senza capo né coda che volle sostituire la gloriosa Margherita di qualche anno fa con comitato elettorale ad uso e consumo di chi temeva lo strapotere del PD. Un comitato elettorale, l’UPT, che voleva diventare partito, ma che è rimasto una poltiglia insipida, senza radici solide, alla continua ricerca di un ruolo identitario, con una linea politica ondivaga in balia degli eventi, che maschera una classe dirigente senza idee, senza un progetto e senza alcun tipo programmazione sul territorio. E’ mancata la selezione negli organi del Partito sempre più inquinati da faccendieri, arrivisti, alla sola ricerca del posizionamento personale e si sono persi iscritti ed elettori, così la situazione s’è fatta preoccupante tanto da produrre un ripensamento all’interno del gruppo dirigente costretto ad ammettere che con l’UPT si era sbagliato tutto. E allora avanti con la nuova Civica Margherita, un partito “...che non vuole essere una semplice riproposizione di un nome e di un simbolo, ma un partito che vuole riproporre lo spirito della Margherita, recuperare una tensione ideale che metta insieme aree politiche, sensibilità, culture ed esperienze diverse per ridare slancio al Trentino.” Così dicono, peccato che a dirlo siano gli stessi che hanno sciolto inopinatamente la Margherita ed hanno portato l’UPT al suo rovinoso declino. Con gli stessi uomini, gli stessi metodi, la stessa classe dirigente, sono in molti a dubitare della riuscita di questa riesumazione, ma personalmente faccio il tifo essendo stato uno dei pochi oppositori allo sfaldamento della Civica Margherita, aderendo poi, obtorto collo, all’Unione per il Trentino. Il ritorno della Margherita è comunque un fatto nuovo e segnale inequivocabile che le grosse manovre sono in pieno svolgimento. Il senatore Claudio Molinari. Ormai è ufficiale, il sen. Molinari ha lasciato il PD, Partito Democratico, dopo esserne stato uno dei più accaniti sostenitori. Lo ricordiamo tutti in campagna elettorale, proprio qui in Giudicarie, propinarci li PD come la panacea di tutti i mali. Ora, mollato il partito a cui era iscritto, ha aderito all’Api di Dellai e Rutelli in quel di Roma. Conoscendo il senatore come uomo intelligente, furbo e giustamente ambizioso, sono in molti a chiedersi il perchè di una simile mossa. I maligni, e in politica sono numerosi, hanno sussurrato che essendosi accorto che il PD non aveva nessuna intenzione di ricandidarlo, con il Pinter in attesa di sostituirlo, ha pensato bene di andarsene per potersi posizionare per tempo da qualche altra parte. Altri, più realisti, collegano la scelta di Molinari con la corsa alla poltrona del presidente Dellai, non più in lizza. Tutto fila: lascia il PD, torna nella nuova Margherita pronto a gettarsi nella mischia presidenziale. Il conto torna. Rifinanziamento delle opere pubbliche. Dopo anni di lamentosi proclami che le casse della Provincia erano allo stremo, vuote, tanto per intenderci, all’improvviso sono calati dal cielo un vagone di soldi pronti per finanziare progetti in ogni parte del Trentino. S’è mosso perfino l’ass. Pacher, anch’egli in corsa per la presidenza, che sta girando la Provincia con la borsa della spesa. E’ venuto anche in Giudicarie ove ha promesso che entro la legislatura, due anni, verranno realizzate opere di grande utilità che i Giudicariesi aspettano da un secolo. Miracolo. Purtroppo sappiamo bene come funzionano queste cose, in un paio d’anni riusciremo a spendere, si e no, una trentina di milioni di quanto promesso, dato che sembra, tocchiamo ferro, sia all’appalto, finalmente, la circonvallazione di Pieve di Bono , poi si spenderà, al solito, qualcosa per Pinzolo-Campiglio, e poco altro. Eppure i 300 milioni per le Giudicarie saranno protagonisti di tutti i comizi e di tutte le riunioni elettorali, troneggeranno sui “depliant”, avranno l’applauso dei creduloni, cresceranno gli scettici, ma, finite le elezioni, nessuno più ne parlerà e buona notte. Pure essendo noi una terra di Alpini, purtroppo anche in Trentino le promesse elettorali rimangono di pertinenza dei marinai. Lieto d’essere sconfessato. Vi ho così introdotto nelle grandi manovre, le vivremo assieme cogliendone i fatti positivi e quelli negativi, insieme ci avvicineremo alla fase elettorale con qualche cognizione in più e qualche illusione in meno, sarà più libero il nostro pensiero e più convinto il nostro voto. Adelino Amistadi
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