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Quale centrodestra in Trentino?
Scritto da Ettore Zampiccoli   
Domenica 27 Febbraio 2011 10:44

Pdl in Italia e in Trentino

E’ strano il destino di questo partito: alle elezioni politiche svetta e tinge le valli trentine di azzurro, poi alle amministrative – siano esse elezioni comunali o provinciali – crolla e resta “in mutande” riprendendo un espressione di moda in questi giorni. Parliamo del Popolo della libertà, o meglio di Forza Italia del Trentino, come si chiamava prima che avvenisse l’unificazione con Alleanza Nazionale.

 

Meriterebbe un’analisi approfondita il comportamento elettorale di Forza Italia dal 1994 ad oggi per comprendere come mai questo partito in quasi vent’anni di presenza  non sia riuscito a fare massa col Trentino e con i trentini. Diciamo che ci possono essere ragioni esterne e ragioni interne, ovvero legate alla gestione del partito, che aiutano a capire.
Perché dunque i trentini alle politiche votano – o perlomeno votavano Berlusconi  - ed alle amministrative tornano cheti cheti a rifugiarsi sotto l’ombra rassicurante del Governatore imperante? Questo comportamento contraddittorio si potrebbe spiegare in parte con la situazione politico-istituzionale del Trentino e in parte col carattere stesso dei trentini.

L’Autonomia, le sue competenze, le sue risorse, hanno permesso di costruire un apparato di potere – e quindi di condizionamento – non indifferente, che si esplica attraverso mille canali, comprese le molte Società partecipate della Provincia. Dire che, attraverso le risorse dell’Autonomia, c’è un controllo sociale ed economico sulla comunità non ha intenti offensivi. Oggi il potere è nelle mani del Governatore Dellai e del centro sinistra, ma se in un domani il governo fosse nelle mani del centro destra la musica non cambierebbe, perché il potere è una categoria della politica e non è mai neutrale. Serve anche a creare consenso.
Se a questo si aggiunge da una parte una situazione di sostanziale benessere del Trentino e dall’altra la difficoltà delle opposizioni a proporre un convincente modello alternativo, si fa a presto a capire perché il comportamento elettorale dei trentini sia sostanzialmente per una conservazione degli equilibri dominanti. Detto in altri termini alle elezioni politiche si può fare anche uno strappo alla regola, si va in libertà provvisoria, ma poi, quando si tratta di decidere a chi affidare la responsabilità delle gestioni locali, chi lo fa fare ai trentini di cambiare ? Hic manebimus optime !

In questo quadro come ha reagito Forza Italia del Trentino e quale è stato il suo approccio verso una comunità – quella trentina appunto – caratterizzata da una cultura moderata, sostanzialmente conservatrice e poco avvezza ai rischi del cambiamento ? A mio avviso c’è stata una scarsa capacità di “lettura”, accompagnata da una buona dose di superficialità e prosopopea politica. Si è pensato che bastasse il nome di Berlusconi per risolvere anche i problemi locali. Fin dal suo apparire, fidelisticamente ancorata a Roma, Forza Italia non ha fatto molto per calarsi nella realtà trentina, per dimostrare di avere anche un “carattere” trentino, un’identità propria in casa, di essere forza capace di garantire identità ed autonomia. Anzi ha fatto di tutto per dare in mano agli avversari pretesti – spesso infondati – per dipingere Forza Italia come il partito avverso all’autonomia del Trentino. Non solo ma questa presunzione ha portato Forza Italia anche ad un rapporto micidiale con partiti che allora potevano fare la differenza fra il centro destra ed il centro sinistra. Basterebbe pensare ai difficili rapporti di quel periodo con l’Udc, senza dire del Patt.

Con una Lega Nord che negli anni Novanta in Trentino aveva ancora un consenso assai limitato, la carta da giocare e da giocarsi poteva essere quella del Patt. Molto pragmaticamente forse bastava offrire un sottosegretariato all’allora segretario del Patt, Giacomo Bezzi, ed il Patt sarebbe diventato l’ago della bilancio. Ma poltrona a parte, nulla si è fatto per stringere un possibile accordo col Patt, che poi è stato assorbito – e ormai pensiamo in via definitiva – dall’abile Dellai e dal centro sinistra.
Così sono andare le cose sull’esterno. E sull’interno?
Sempre in nome del fideismo, i dirigenti di allora pensavano che per vincere le elezioni locali bastasse invocare il nome di Berlusconi. Questo per anni ha portato il partito a trascurare l’organizzazione sul territorio e la selezione di una classe politica, che fosse motivata non solo dal berlusconismo. Quando qualcuno a Roma si è accorto di queste grosse carenze, ha pensato bene di arruolare qualche ex democristiano facendolo passare per il salvatore della patria. Dalla padella alle brace. Con questo “innesto” Forza Italia – e parliamo delle vicende dell’ultima legislatura provinciale – ha perso anche la capacità di fare un’opposizione seria e robusta, preferendo la politica del piccolo inciucio quotidiano e perdendo così  la leadership del centro destra, che fino a quel momento aveva, a favore della Lega Nord.
Poi Forza Italia transita nel Popolo della libertà  e a qual punto diventa per quasi due anni il feudo di un coordinatore residente a Sondrio. Brava persona per carità, ma che ci azzeccava col Trentino ? Allucinante, storie di straordinaria eutanasia. Tanto è vero che alle ultimissime elezioni per le Comunità di valle il Pdl per lo più ha preferito camuffarsi dentro liste civiche e laddove si è presentato con la propria faccia è sceso a consensi bassissimi.

Ettore Zampiccoli giornalista, ex consigliere comunale a Trento e coordinatore provinciale di Forza Italia