La fobia consiste in una paura marcata e persistente di un oggetto o di una situazione specifica. Fa parte dei disturbi d’ansia e infatti l’ansia vien avvertita quasi immediatamente quando avviene il confronto con lo stimolo fobico. Es. una persona che ha una vera fobia dei ragni prova un elevato grado d’ansia quando è vicina allo stimolo, che decresce man man che si allontana da esso.
Negli adulti questo disturbo viene riconosciuto come eccessivo o irragionevole. Nei bambini può essere espresso piangendo o con scoppi d’ira e spesso le paure sono transitorie, a meno che non comportino un cambiamento significativo nella quotidianità, ad es. rifiuto di andare a scuola per timore di incontrare un cane per strada. Tuttavia se la fobia non interferisce significativamente con il funzionamento della persona o non causa un disagio consistente, non si fa diagnosi. Es. se una persona ha una fobia specifica per i serpenti, ma vive in una zona dove non ci sono serpenti, evitando le zone dove vivono i serpenti non entrerà in contatto con la propria fobia e vivrà normalmente. Lo stesso si può dire per una persona che ha la fobia degli ascensori, ma vive in un casa senza ascensore. Vi sono vari sottotipi di fobie e in effetti negli ultimi anni sono state catalogate anche fobie “nuove” come la anuptafobia (terrore di restare «single»); biofobia (catastrofi ecologiche e di nuove epidemie); cyberfobia (paura di tutto ciò che ha a che fare con i computer); pauperofobia (è la paura di sembrare poveri. Obbliga a confrontare continuamente ciò che si ha e ciò che hanno gli altri. Costringe spesso a comprare prodotti che non ci si possono permettere; prosofobia (il timore del progresso sociale); quasimodofobia (la preoccupazione eccessiva per il proprio aspetto). Tra i tipi classici invece troviamo: - Tipo Animali: esordisce generalmente nell’infanzia - Tipo Ambiente Naturale (temporali, terremoti, acqua..) e anche questa esordisce generalmente da bambini - Tipo Sangue-infezione-ferite e questo sottotipo ha un’elevata familiarità - Tipo Situazionale: ascensori, volare, guidare, luoghi chiusi, etc. e questa può nascere nell’infanzia ma anche verso i 25 anni e sembra simile al disturbo di panico con agorafobia, cioè ansia o evitamento verso luoghi dai quali è difficile allontanarsi. Le fobie per i luoghi chiusi sono in genere più comuni tra gli anziani. I primi sintomi nascono nell’infanzia o nell’adolescenza, ne sono colpite maggiormente le donne, sopratutto per fobie Tipo Animale o Tipo Ambiente naturale. Le fobie possono venire scatenate da eventi traumatici (es. essere attaccati da un animale), vedere altri sottoposti ad un trauma o mostrare paura (es. Impaurirsi in presenza di certi animali) o attraverso la trasmissione di informazioni, ad es. genitori che ripetutamente avvertono i figli di quanto può essere pericolo un animale, oppure i media che parlano di disastri aerei e inducono la pura di volare. Non è fobia una paura ragionevole e sensata, per esempio di essere colpiti da un proiettile in una zona di caccia. Ciò che differenzia una fobia specifica da un attacco di panico è il livello dell’ansia, che solitamente nella fobia semplice non è così pervasiva come nell’attacco di panico, ma limitata ad oggetti e situazioni specifici. Adolescenza e Fobia Sociale. Ultimamente si parla spesso di fobia sociale (o disturbo da ansia sociale): una paura eccessiva e immotivata che riguarda le situazioni sociali o di prestazione che possono creare imbarazzo. Chi ne è soggetto è una persona timorosa che gli altri la giudichino ansiosa, debole o stupida. Solitamente evita di parlare in pubblico, ma anche di mangiare, bere o scrivere in pubblico, per paura che gli altri possano vedere le sue mani tremare. Sono individui che provano quasi sempre sintomi ansiosi come palpitazioni, sudorazione, arrossamento del viso, confusione e nei casi più gravi la fobia sociale si trasforma in attacco di panico. Inoltre è caratterizzata da ipersensibilità alla critica, alla valutazione negativa o al rifiuto; alla difficoltà ad essere assertivi, a bassa autostima e a sentimenti di inferiorità. Poiché l’esordio è solitamente nell’adolescenza, serve cogliere il disagio e semmai indirizzare il giovane verso un percorso singolo o di gruppo che rafforzi l’autostima, per evitare la cronicizzazione del disagio, che negli anni può condurre all’isolamento, all’abbandono scolastico, al ridotto supporto sociale e alla scarsa probabilità di raggiungere una vita affettiva soddisfacente.
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