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Traduzioni e Comunicazione

Tedesco seconda lingua in Trentino
Scritto da Paolo Magagnotti   
Mercoledì 05 Gennaio 2011 00:06

Finalmente ci siamo. La Provincia autonoma di Trento, seppur con molto, troppo ritardo, sembra aver capito che una conoscenza diffusa della lingua tedesca nel Trentino è necessaria. Sia pertanto la benvenuta l’iniziativa dell’assessore provinciale all’Istruzione di promuovere una vasta e incisiva azione tesa a favorire l’apprendimento del tedesco da parte dei trentini, giovani e non.  


Il sostegno anche ad altre lingue previsto nel progetto è indubbiamente essenziale per contribuire a far crescere un Trentino europeo ed in una più ampia dimensione internazionale. Che un giovane oggigiorno debba studiare bene l’inglese deve darsi per scontato; una scelta diversa significa in una certo senso volersi isolare dal mondo. E’ la lingua tedesca, tuttavia, che per la terra trentina deve essere pane quotidiano che ne alimenta la crescita culturale e socioeconomica.
Sarebbe ingeneroso dire che siamo all’anno zero. Nel passato non sono certamente mancate iniziative, anche legislative, che hanno riservato attenzione alla madrelingua di due terzi della popolazione che vive nella vicina provincia di Bolzano, nell’ambio territoriale a Nord e Ovest del Brennero ed in significative aree dell’Est europeo. Ciò che è mancata è stata una vera e propria strategia, perseguita con determinazione a livello istituzionale e con un necessario coinvolgimento, oltre che della scuola, della società civile, a livello territoriale. Solenni dichiarazioni d’intenti dello stesso attuale Presidente della Provincia nell’ambito del fino a non molto tempo fa vago progetto euroregionale sono rimaste spesso parole di circostanza.
L’Associazione italo-tedesca per l’Europa, costituita nel 1975 su sollecitazione del coraggioso e lungimirante rettore del tempo dell’Ateneo trentino Paolo Prodi, si è impegnate fin dal primo giorno della sua fondazione in varie azioni di sensibilizzazione e promozione per contribuire a diffondere in Trentino la conoscenza del tedesco e favorire rapporti di amicizia e collaborazione con la realtà di oltre Brennero. Nel suo agire non sono mancate attenzioni della mano pubblica, ma purtroppo il suo operare non ha potuto beneficiare dell’effetto catalizzatore di una strategia sostenuta da chi è in primo luogo responsabile del bene comune.

E’ del 19 dicembre 1979 l’avvio a Pergine di un’iniziativa da me promossa in rappresentanza dell’Associazione di una serie di pubblici incontri sul tema “Il Trentino, l’autonomia, il mondo tedesco e l’Europa” ed avente come leitmotiv “Il tedesco seconda lingua per il Trentino”. Seconda lingua, dunque, e non lingua straniera. Le conferenze si sono susseguite con il coinvolgimento di personalità da sempre sensibili ed attente al tema come mons. Iginio Rogger.
Altra campagna in merito, suggeritami dal grane maestro della sociologia europea Franco Demarchi, ebbe come motto, formulato unitamente a Gianni Faustini, “Ranzarse en todesc”. L’obiettivo era quello di creare le condizioni affinché tutti o comunque molti trentini, varcato il passo del Brennero, fossero quanto almeno in grado di intendersi su questioni di base con chi parlava un’altra lingua.
Ora vorrei portare il discorso sulla componente economica. Con il mercato interno europeo un numero crescente di aziende dell’area tedesca espandono la loro attività verso Sud, costituendo filiali o società ex novo. Che cosa fanno? Visto che nel Sudtirolo trovano uffici, servizi e tessuto sociale in cui si può agevolmente praticare la lingua d’origine, stabiliscono figliali e unità locali  in provincia di Bolzano, dove, fra l’altro, possono stipulare atti in tedesco, con relativa registrazione presso la locale Camera di commercio.
So Se tale contesto fosse presente in Trentino, non poche aziende austriache e germaniche potrebbero stabilirsi in terra trentina.
Sono impegnato da oltre un anno in una ricerca tesa a valutare fra l’altro l’effetto della conoscenza del tedesco a livello di economia provinciale ed i dati che ho fino ad ora raccolto ed analizzato dovrebbero far riflettere seriamente la classe politica trentina sul tempo perduto e sulle enormi disparità presenti fra Trentino e Sudtirolo nell’attrarre operatori economici stranieri, soprattutto del mondo tedesco, che individuano nell’esternalità del bilinguismo dei vicini di casa un fondamentale fattore di localizzazione economica. 

Al di là dei vantaggi che ne deriverebbero per l’economia locale in generale, ne beneficerebbe il bilancio della Provincia, dato che in base allo Statuto di autonomia speciale un fetta robusta delle imposte riscosse in Trentino finirebbero nelle casse di Piazza Dante. Certamente la registrazione di atti societari in tedesco presso la Camera di commercio di Trento costituirebbe un vantaggio  non da poco.
Qui il suggerimento è di coinvolgere studiosi di diritto costituzionale e la Commissione dei Dodici per verificare la possibilità di una norma che consenta la registrazione di atti in lingua tedesca presso la Camera di commercio di Trento, aprendo così nuove porte alla discesa di operatori tedeschi in Trentino.
Tempo ne è stato perso abbastanza. Ora bisogna operare con determinazione a tutto campo, lasciando da parte la nostalgia e pensando ad un futuro che sarà sempre più competitivo.

Paolo Magagnotti
Presidente Associazione Italo-Tedesca per l’Europa