Home Primo Piano Claudio Luchini: “Il BIM è importante, anche se difetta in rappresentatività”

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Scritto da Administrator   
Lunedì 13 Settembre 2010 06:17

Claudio Luchini: “Il BIM è importante, anche se difetta in rappresentatività” . Il BIM per la montagna.
In questa pagina dedicata al BIM ospitiamo un’intervista di Claudio Luchini sulle attività promosse dal BIM nei vari ambiti del sostegno agli studenti, ma anche al settore agricolo e zootecnico con i due nuovi progetti legati alla viticultura e ad una nuova fruizione turistica e ambientale delle malghe, con  un occhio d’attenzione alle peculiarità del territorio, al riavvicinamento della gente alla montagna, alla valorizzazione delle peculiarità identitarie della Val del Chiese.


A suo parere ritiene il Consorzio BIM un’istituzione importante per la Valle?
Dalla mia prima esperienza all’interno di questa Istituzione, dove vengono rappresentati i vari Comuni soci, il Consorzio BIM del Chiese rappresenta una realtà territoriale amalgamata e omogenea nella quale è facile individuare proposte programmatiche più rispondenti alle esigenze del territorio e della popolazione, pur tenendo presenti i limiti dell’Istituzione in termini di rappresentatività.

Ci può dire quello che il BIM del Chiese ha favorito in questi anni?
Per quanto riguarda l’aspetto delle borse di studio è stato introdotto per  la prima volta l’ICEF, come calcolo della condizione economica della famiglia per aver diritto al sussidio. Ricorrendo alla leva delle franchigie è stato possibile adattare il modello ICEF ad una famiglia media presente sul nostro territorio e pertanto titolare di due redditi di lavoro, immobili di proprietà e deposito bancario.
Ciò ha permesso di allineare anche il BIM del Chiese a quello che la legge provinciale richiede alle amministrazioni pubbliche in materia di erogazione di servizi e aiuti pubblici.
All’interno delle borse di studio è stato riservato poi un capitolo, al di là del reddito famigliare, alle tesi conseguite con punteggio sopra il 100 o con la lode. Ciò per premiare il merito dei nostri studenti che oltre a sobbarcarsi il disagio della distanza dalla sede universitaria, si impegnano per conseguire un risultato positivo.

E per il territorio quale è stata  l’azione più qualificata?
Oltre ai numerosi settori seguiti dai rispettivi amministratori, per quanto riguarda le competenze affidate a me, penso che l’aver programmato in poco tempo una ricerca in collaborazione con l’Istituto di San Michele all’Adige, per individuare, tra 10 qualità diverse, i due vitigni più adatti al nostro territorio, sia già di per sé, vista anche l’adesione volontaria e gratuita di un gruppo di coltivatori diretti che per tre anni non conseguiranno reddito dalla sperimentazione, un risultato straordinario.
Il 2010 è il secondo anno di sperimentazione e potremo avere la prima micro vinificazione di un prodotto locale.
Nel 2011, poi, dovremo individuare i due vitigni, uno bianco e uno rosso, che rappresenteranno il prodotto locale sul quale potrà basarsi lo sviluppo della viticoltura locale come prodotto autoctono.
Ritengo sia importante ricordare che attraverso questo progetto si andranno a recuperare quelle aree dismesse rendendo il territorio  paesaggisticamente più curato. A tale scopo è obbligo ringraziare tutti coloro che hanno aderito all’iniziativa e che, attraverso l’“Associazione Culturnova Valle del Chiese” potranno seguire ulteriori iniziative di sviluppo territoriale nell’ambito di nuove colture.

Ma il territorio del Chiese non è rappresentato soprattutto da territorio montano?
Proprio per questo la seconda iniziativa, individuata dal Consorzio BIM del Chiese, ma affidata operativamente al Consorzio Iniziative e Sviluppo, è stata quella denominata “ Presidi attivi di montagna – malghe aperte”.
Da anni si registra un fenomeno di abbandono della montagna anche a seguito del calo della zootecnia  e di conseguenza della monticazione delle malghe. A mio parere questa fascia di territorio che una volta, quando l’economia giudicariese si basava soprattutto sull’agricoltura ed era molto animata e vissuta, è oggi purtroppo abbandonata anche se qualche spiraglio si può intravvedere nelle volontà delle amministrazioni comunali attraverso il recupero degli immobili – malghe.
Considerando questa fascia di territorio ancora intatta e ricca di paesaggi e di natura, si è ritenuto con questo progetto, partendo dall’utilizzo degli immobili – malghe esistenti, offrire a chi vuol rivivere la montagna, sia esso utente locale che turista, un ambiente adeguato e accogliente.

È sufficiente a riavvicinare la gente alla montagna?
Da una prima analisi delle presenze registrate sia lo scorso anno che quest’anno si può tranquillamente affermare che l’esperimento sta avendo grande successo e le previsioni fatte sono state rispettate.
Infatti le presenze hanno superato abbondantemente le tremila unità in un mese, nonostante la pioggia, mentre il servizio offerto ai visitatori ha permesso di mettere a disposizione ambienti accoglienti e prodotti tipici locali, apprezzati da tutti.
La proposta negli anni prossimi sarà quella di potenziare l’offerta permettendo a tutte le amministrazioni comunali di avere sul proprio territorio un presidio attivo onde poter realizzare un anello di collegamento e permettere ai visitatori di trascorrere più giornate in alta quota, bivaccando di volta in volta in strutture diverse.
Credo che la proposta oltre che essere importante per il turista, considerato l’alto flusso di turisti tedeschi che percorrono in mountain bike le nostre montagne, è un modo nuovo per sollecitare i giovani a fare esperienza e a visitare un territorio che è stato nel passato importante fonte di reddito per le nostre comunità.

In tal modo le proposte acquisiscono una valenza di rafforzamento dell’identità locale?
A mio parere, ogni progetto per avere successo, oltre che essere condiviso dalle comunità interessate, deve basarsi su un fondamento culturale che, nel caso specifico, si chiama rafforzamento della propria identità.

E più precisamente ?
In una fase di crescente globalizzazione nel settore dei mas media, della comunicazione, delle lingue, della economia e del sociale in generale, ritengo che avere una propria identità socio - economica e culturale aiuti ad aprire un confronto con gli altri senza la preoccupazione di essere omologati.
Tutto ciò evita di chiudersi in se stessi, ma favorisce al meglio il confronto, convinti di avere qualcosa di positivo da proporre.
Riuscire a coniugare in una comunità il rafforzamento della propria identità e l’apertura alle innovazioni socio economiche, nel rispetto degli altri, permetterà a tutti di creare un livello di qualità di vita superiore.