Le recenti elezioni comunali sono state contrassegnate anche da insinuazioni, menzogne, offese che certo non esaltano lo storico spirito di comunità trentina Dopo le dettagliate cronache sulle ultime combattute elezioni comunali della primavera 2010 in Trentino, penso sia opportuno soffermare l’attenzione dell’opinione pubblica su quanto è avvenuto durante la non sempre serena campagna elettorale, durante la quale, se in visione positiva è stata esaltata l’intraprendenza e la vivacità di tante persone seriamente impegnate e soprattutto la generosa disponibilità di tanti giovani, si è pure evidenziato un aspetto negativo della nostra convivenza comunitaria: ossia la meschinità.
Si è dovuto, infatti, amaramente constatare che persino sulla carta stampata si sono dovute leggere insinuazioni, insulti, offese, menzogne, diffamazioni che hanno persino colpito singoli individui nella loro onorabilità di persone che, come tali, meritano sempre e comunque il dovuto rispetto. È stato evidenziato come in numerose Comunità trentine – e, quindi, anche giudicariesi –non aleggi più il tanto vantato spirito di coesione e di comuni intenti per il bene comune, quale preziosa eredità degli Statuti medioevali, ma serpeggino, invece, i veleni della discordia e persino dell’odio e della cattiveria, di cui, purtroppo, si sono fatti portavoce ed eco, direttamente ed indirettamente, anche i mezzi di comunicazione. Che le grandi trasformazioni storiche abbiano decisamente inciso sulle tradizionali compagini comunitarie e sociali delle nostre vallate è fuori di dubbio; come va giudicato altrettanto positivo l’avvento di nuove idee, di nuove scelte, di nuovi atteggiamenti, di nuovi modi di pensare e di essere, nuove visioni politiche dando modo a ciascuno di vedere le cose sotto aspetti diversi. Tutto questo rimane un dato di fatto che va riconosciuto e vissuto in piena libertà di scelta; tuttavia, tanta mole di modernità e di trasformazioni in corso ha spaccato lo spirito di Comunità, offrendo a qualcuno l’occasione propizia per distinguersi nettamente dai propri conterranei e dai propri concittadini fino a giungere ad intaccare la base dello spirito di concordia, di collaborazione e di unità basate sulla vicendevole conoscenza e sulla vicendevole convivenza, frutto essenziale della vicendevole stima e del reciproco rispetto. La diversità fra le persone e fra il modo di pensare e di scegliere di ciascuno è un reale presupposto psicologico, sociale e storico; ma esso non può e non deve portare all’astio, all’odio, alla diffamazione, alle ostilità di alcun genere: impeti emotivi interiori ed irrazionali che portano alle divisioni, alla contrarietà e persino alla guerra. Se è vero che ognuno ha il diritto/dovere di pensarla a modo proprio e di fare le scelte che meglio crede, rimane intatto pure il diritto/dovere di vivere in società sorretti da quel vicendevole “rispetto” – anche secondo il più elementare galateo – che rimane il necessario equilibrio mentale e comportamentale che ciascuno deve coltivare giorno per giorno per vivere e anche per lottare in proiezione unitaria, fondato sulla leale accettazione dell’altro e sulla vicendevole fattiva collaborazione socio-comunitaria, comunque la si pensi! Mario Musón |