1000 firme nei comuni del comprensorio C8, 8000 in tutta la Provincia.

Alla scadenza del 20 giugno 2010 si stima siano state raccolte, in giudicarie, oltre 1.000 firme per i referendum contro la privatizzazione dell’acqua (oltre 8000 in Trentino). Solo questo dato testimonia l’interesse che l’argomento suscita nella popolazione giudicariese. L’acqua da sempre è considerata come elemento fondante ed insostituibile, con una tradizione che si perde nella storia. L’acqua è simbolo di vita e le nostre comunità hanno imparato nei secoli ad utilizzarla ma anche a rispettarla e a regolarla. I più vecchi si ricordano ancora quando l’acqua non c’era ancora nelle abitazioni e le difficoltà e gli sforzi compiuti dai nostri Comuni per dotarsi di acquedotti efficienti.
Poi venne lo sfruttamento idroelettrico, prima da parte delle nostre popolazioni con impianti piccoli per portare l’energia elettrica, poi con grandi impianti realizzati dall’Enel dopo la nazionalizzazione dell’energia. Ora si profila un pericolo all’orizzonte con conseguenze ancora sconosciute. Una recente legge nazionale prevede la privatizzazione del servizio di distribuzione dell’acqua, oggi gestito prevalentemente da parte dei Comuni o società pubbliche. Questo cambiamento provoca timori in quanto la gestione privata potrebbe portare ad un aumento dei costi e ad una diminuzione degli investimenti, soprattutto nei piccoli Comuni dove le entrate sono limitate e la rete è diffusa su tutto il territorio. Per evitare le gravi conseguenze di questa legge numerose associazioni si sono organizzate per promuovere tre referendum con lo scopo di abrogare la nuova legge. In Trentino diverse associazioni coordinate nel “Comitato di Trento acqua bene comune 2010” hanno promosso la raccolta delle firme e per sensibilizzare la popolazione ed hanno organizzato numerose serate. Nel corso del mese di maggio, in Giudicarie sono state organizzate due serate, una a Ponte Arche e l’altra a Tione, con la presenza di un numeroso ed attento pubblico. Durante le serate sono state illustrate, in modo approfondito e puntuale, le modalità di distribuzione dell’acqua potabile ed i costi a carico dei cittadini. La situazione del Trentino, secondo l’analisi presentata dal dott. Gianfranco Poliandri, è buona; l’acqua per nostra fortuna è abbondante e di ottima qualità, i Comuni praticano tariffe tra le più basse d’Italia, il servizio è gestito in maniera diffusa e capillare con una qualità sicuramente ottima. Le gestioni dirette da parte dei Comuni sono quasi 200 e vanno ad interessare il 54% della popolazione praticando tariffe mediamente inferiori a quelle delle Società. Sul versante delle imprese il gestore più importante è rappresentato da Dolomiti Energia, società mista pubblico-privata che vede la presenza del Comune di Trento, di Rovereto e della Provincia attraverso una sua società, che da sola raggiunge oltre il 35 % della popolazione servita con oltre 1.200 chilometri di rete acquedottisitica. Il costo medio per abitante con un consumo di circa 80 mc. è di circa 84,00 € comprendendo la tariffa dell’acquedotto, la fognatura e la depurazione, mentre nel resto d’Italia la spesa è superiore di oltre il 20%. Ma la tariffa non è uniforme su tutto il territorio provinciale ed è differenziata in ogni Comune in base ai costi sostenuti nelle singole amministrazioni. I rappresentanti del Comitato, oltre ad invitare tutti i cittadini a firmare la proposta di referendum, hanno presentato anche proposte concrete: · Provincia di Trento e Comuni trentini dichiarino i servizi idrici privi di interesse economico ed esclusi da profitti di mercato. · No ai servizi idrici gestiti da imprese o SpA private, da SpA miste o pubbliche · Potenziare ed estendere a tutto il territorio le gestioni dirette comunali anche in forma di Azienda pubblica consortile. Il Trentino facendo leva sull’autonomia riconosciuta dallo Statuto, può legiferare autonomamente ma deve adeguarsi ai principi della normativa nazionale. Terminata la raccolta delle firme la proposta di referendum farà il suo iter e probabilmente saremmo chiamati alle urne il prossimo anno. Nel frattempo speriamo che la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, dimostrata dal numero considerevole di firme raccolte, porti ad un ripensamento da parte del Parlamento e ad una presa di coscienza da parte del Consiglio provinciale, con nuove norme che possano limitare i pressanti obblighi di privatizzazione ora presenti. |