Il bicchiere è sempre mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda della psicologia degli individui, delle masse e dei direttori di giornale. Questo sembra dirci la serie di notizie uscite nelle ultime settimane e dell’eco che hanno avuto a livello locale in Trentino.
La prima è uscita sabato 25 luglio; l’università di Trento si è guadagnata il primo posto nei finanziamenti del Ministero dell’Istruzione, ottenendo ben il 10.7% delle risorse che corrispondono a 6 milioni di Euro in più e distribuiti in base alla qualità della Ricerca e della didattica degli Atenei. Dietro l’Università di Trento si sono collocati i Politecnici di Milano e di Torino. La seconda notizia è uscita domenica 26 luglio e riguarda la spesa sanitaria nazionale calcolata per regione, che vede il Trentino sforare di 1.5 milioni di Euro che sembrano tanti, ma che di fatto indicano un pareggio se si confronta con gli attivi delle cinque regioni in positivo come Lombardia (9,7 milioni), Friuli (6,6), Toscana (7,4), Umbria (20,1) e Marche (21,7) e con i passivi impressionanti di Lazio -1,6 miliardi di Euro, Campania (-554 milioni), Piemonte (-363), Sicilia (-350), Puglia (-211), Veneto (-201), Calabria (-159), Liguria (-111), Sardegna (-109), Abruzzo (-99), Molise (-80) ed Emilia Romagna (-37). La stampa locale sembra pertanto non aver colto questa sostanziale tenuta del dato Trentino. Terza notizia, invece negativa, uscita sempre sabato 25 luglio è invece quella che riguarda l’erosione del suolo agricolo, boschivo e prativo, stimato a livello nazionali in 190 milioni di mq all’anno. Notizia negativa che riguarda anche il Trentino e le stesse Giudicarie, visto l’inarrestabile consumo di territorio dovuto alla totale miopia della politica urbanistica che cambia usi e destinazioni con mille deroghe, buon ultimo il consumo di territorio in Val del Chiese con i nuovi interventi sulla viabilità con rotatorie da 1000 mq di superficie, nuovi capannoni industriali in barba alla crisi economica e a quelli vuoti già esistenti, i consorzi agricoli e caserme dei vigili del fuoco di valle. Stiamo consumando troppo territorio e questo è talmente visibile che si deve fare un appello alla classe dei sindaci giudicariesi: “Tornate a curare il rapporto tra il paesaggio urbano e quello industriale, prima che del nostro paesaggio non rimanga più niente. Se c’è infatti un punto debole nella “quarta” posizione, dopo la prima del 2007, nella graduatoria della “qualità della vita” elaborato dal Sole24Ore a fine 2008, questo si trova nell’indice della gestione delle infrastrutture che poi a catena determina un costo elevato delle abitazioni anche nei semicentri delle cittadine. Questi due dati che collocano Trento al 74° e al 88° posto indicano una carenza di visione urbanistica che toglie punti alla vocazione al “buongoverno” che deve e può migliorare proprio sotto il profilo della gestione del territorio ormai ai limiti della sopportazione. A questo punto dopo le polemiche “masochistiche” delle ultime settimane, queste notizie devono invitare a riflettere, soprattutto quelle forze politiche ostili al “modello trentino”, che mostra uno storico legame con l’autonomia, al punto che si potrebbe dire che il “modello trentino” sta insegnando a veneti (Liga veneta), lombardi (Lega Nord), siciliani (Movimento per l’Autonomia), che è solo ascoltando il territorio, e la gente che ci vive, che si può migliorare rispetto ad una gestione nazionale. La voglia di comunità e identità si coglie da questa sempre più diffusa necessità di risolvere problemi specifici, superando quelli localistici con la trasparenza e la democraticità nelle norme di governo dei comuni della valli e dei più piccoli. Il modello federale svizzero e tedesco comunque sono qui dietro a dimostrarcelo da secoli.
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