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Ddl Calderoli, Bim a rischio
Scritto da Roberto Bertolini   
Giovedì 13 Agosto 2009 14:37

 

Sono più di 30mila gli enti a rischio di chiusura totale contenuti nel disegno di legge del ministro Roberto Calderoli, meglio conosciuto come “Codice delle Autonomie”, che il Parlamento affronterà presumibilmente a settembre. Enti definiti “inutili e onerosi” per le casse pubbliche, tra cui i difensori Civici e le comunità montane, le circoscrizioni comunali e i consorzi tra enti (compresi i bacini imbriferi montani) che saranno eliminati e vedranno passare le loro funzioni alle province o agli altri livelli di governo di volta in volta individuati dalla regioni.

Le province sopravviveranno, ma dovranno essere razionalizzate. Entro due anni il governo con delega provvederà al riordino degli enti in modo che, si legge nel ddl, «il territorio di ciascuna provincia abbia un’estensione e comprenda una popolazione tale da consentire l’ottimale esercizio delle funzioni previste per il livello di governo di area vasta».
Nel calderone dei tagli (alcuni sacrosanti, si veda i casi delle Comunità montane in riva al mare, i fantasiosi enti come la “Cassa conguaglio zucchero” già inserita nella lista degli enti inutili del 1956 e miracolosamente sopravvissuta fino ad oggi) però, ci finiscono inevitabilmente enti come i Consorzi Bim, che hanno invece il sacrosanto di diritto di esistere, perché sono stati creati per risarcire le popolazioni ed i territori delle zone di sviluppo idroelettrico dei danni subiti dall’ambiente con condotte, dighe, svasi ecc e lo hanno fatto sinora in modo irreprensibile.   Soldi, insomma, i famosi sovra-canoni che i Bim utilizzano per opere sovra-comunali e per finanziamenti e contributi ai privati e ai comuni, soldi dovuti alle popolazioni, come dice la legge del ‘53. Negli anni, soprattutto il Bim del Chiese (grazie anche alle dimensioni contenute) ha saputo ritagliarsi il ruolo di vera e propria regia locale dello sviluppo sovra-comunale, coinvolgendo i comuni e gli operatori economici in progetti da fare “assieme”, con sinergia, producendo risultati altrimenti impossibili se si procede in ordine sparso, vedi, ad esempio, i Leader e i Patti Territoriali, ma anche le tante iniziative sullo sviluppo sostenibile, sulle energie rinnovabili e il risparmio energetico.
Morale della favola, i tagli vanno bene, benissimo,  ma non devono essere indiscriminati, si deve pur vedere “che cosa” si taglia.
Ad esempio ben vengano i tagli sulla famigerata lista dei 101 enti che lo stato prova invano a chiudere dal 1956, tra cui la già citata Cassa dello zucchero o quelli più recenti, come il Comitato Colombo ‘92 per le celebrazioni dei 500 anni della scoperta dell’America... Il bello è che tutte le procedure – lunghissime – di liquidazione di “codesti spettabili enti” costano circa 3,6milioni di euro l’anno...
Tornando al disegno di legge Calderoli, sarebbero stati visti di buon occhio – ma poi sono stati clamorosamente ridimensionati – i tagli alle tante “provincette” inutili sorte tra il 1996 e il 2004, fra cui ricordiamo le sarde Olbia-Tempio, Carbonia-Iglesias, Medio-Campidano, Ogliastra, (che per non farsi mancare niente, sono tutte e quattro con doppio capoluogo!!!), ma anche Fermo, Monza Brianza, Barletta-Andria-Trani (con 3 capoluoghi!), Verbanio-Cusio-Ossola, Lecco, Lodi, Rimini, Prato, Crotone e Vibo Valentia.... Anche in questo caso c’è provincia e provincia; c’è quella di Trento, ad esempio, che ha migliaia di competenze e che tutti gli osservatori definiscono “virtuosa”. Ce ne sono altre, con zero competenze (che ovviamente sono in campo alla regione) e che in più riescono a fare dei buchi di bilancio pazzeschi.
Insomma nel mazzo c’era parecchio da scegliere, ma va detto che per motivazioni di equilibri politici le province difficilmente verranno toccate e questo è un po’ un controsenso rispetto all’acquis di fondo, sostanzialmente positivo, del Ddl Calderoli. In sostanza, tagliare sì, ma con raziocinio. Venisse fuori che poi alla fine pagano solo i Bim, forse perché hanno meno protezioni politiche (i famosi Santi in paradiso) sarebbe una grossa perdita, di cui in Giudicarie ci accorgeremmo ben presto.