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A un mese dal terremoto in Abruzzo
Scritto da Adelino Amistadi   
Domenica 17 Maggio 2009 20:59

Seppur lontani, non possiamo non fare qualche considerazione sul terremoto d’Abruzzo che ha toccato un po’ tutti per la sua drammaticità, per le vittime causate, per la gente superstite obbligata nelle tende e per i danni subiti dalla città dell’Aquila e dei paesi limitrofi quasi completamente distrutti. A tutte le persone coinvolte va la nostra solidarietà di Giudicariesi, la pietà per i morti e la vicinanza a chi sta nelle tendopoli. Vicinanza e solidarietà ottimamente rappresentate in Abruzzo dai nostri Alpini del NU.VO.LA, fra i primi ad accorrere ed a prodigarsi per alleviare, almeno un po’, i disagi di quelle popolazioni sfortunate.

Come sempre accade in occasione di grandi disastri naturali, dopo i lutti, i funerali e la commozione collettiva, è giusto che si rifletta su quello che è accaduto e su quello che potrebbe accadere nel prossimo futuro. Nonostante le tante cose brutte ed angosciose che la TV ci ha srotolato quotidianamente sul terremoto, circa trecento morti, tantissimi feriti e decine di migliaia di senzatetto, ho avuto la netta sensazione, che, per almeno una settimana, ne sia anche uscito un Paese diverso, un’Italia dignitosa, efficiente e solidale.

E’ stato come se in quella desolante distruzione, gli Italiani avessero scoperto il senso dello Stato, che in realtà non è stato mai una delle nostre più peculiari virtù. Credo sia stato in gran parte merito degli abruzzesi: gente coraggiosa e “testarda”, da secoli abituata a uscire dalle proprie miserie, da secoli abituata a ricostruire i propri paesi crollati, gente dignitosa, gente che non si lagna, che lavora e che riesce a sorridere anche nelle avversità. Mi ricordano molto i friulani, anch’essi disastrati da un terremoto ancor più terribile e risorti con una ricostruzione esemplare nel tempo e nei modi, ove la forza ed il carattere delle genti alpine è stato determinante. Quella ricostruzione ha, ancora oggi, del miracoloso. Per l’altra parte va dato merito alla Protezione Civile che è intervenuta davvero compiendo miracoli. I soccorsi sono stati tempestivi, efficaci e tecnicamente, ho letto, perfetti e perfettamente coordinati.
E nella Protezione Civile ci metto tutti, lo Stato, le Regioni, così le Province, con i loro più disparati apporti, ma anche le associazioni volontaristiche, le mille sigle che si sono movimentate per raccogliere fondi, e, con un pizzico d’orgoglio, anche i nostri Vigili del Fuoco ed i nostri alpini, come dicevo, fra i primi ad accorrere e a rendersi utili.
Anche politicamente s’è recuperata una concordia che da anni non si conosceva fra le varie forze politiche, una concordia che ha facilitato il lavoro delle istituzioni e dei vari operatori, al Governo è stato riconosciuto unanimemente il buon lavoro svolto e alle opposizione la concordanza d’intenti. Ora però si stanno riaprendo le polemiche e si torna a scambiarsi vicendevoli accuse sulle responsabilità dell’accaduto. Non tanto, evidentemente, sulla vicenda sismica che non poteva essere prevista, né preventivata nei tempi e nei modi, quanto piuttosto alle risultanze degli accertamenti che stanno dando risultati a dir poco sorprendenti.   
ùSi sta scoprendo che nel capoluogo disastrato, e al centro di una delle zone più sismiche d’Italia, almeno 22 mila abitazioni crollate (su un totale di circa 60 mila) erano state costruite in anni recenti, ma con criteri assolutamente inadeguati. Lo stesso Ospedale e la Casa dello studente, due costruzioni entrambe nuove ed entrambe franate, sono i simboli di una faciloneria costruttiva che rasenta un’azione criminosa. La Procura dell’Aquila sta indagando e gli investigatori stanno lavorando fra mille difficoltà: perfino il Catasto è caduto e le carte mappali sono solo parzialmente disponibili. Si è cominciato a parlare di pilastri di cemento armato impastati con sabbia di mare, ricca di sale che corrode le strutture metalliche, e di cantieri gestiti allegramente.
Ora la Procura dovrà cercare di capire il perché di tanto nefasto comportamento da parte di tutti, enti istituzionali compresi, la giustizia dovrà fare il suo corso e punire chi ha sbagliato, chi ha permesso di sbagliare, chi ha truffato e chi ha speculato, ma più ancora controllare e sorvegliare che simili tragici errori non abbiano a ripetersi mai più.
Ed il rischio sta proprio lì, perché il nostro è un Paese generoso e pronto a mobilitarsi, ma è anche impastato di retorica ed incapace di trarre insegnamento dagli accadimenti, anche dai più drammatici e non vorrei che, fra qualche mese, nel bel mezzo della ricostruzione, tutto funzionasse come prima, senza controlli, senza regole, senza pudore. Già si parla di infiltrazioni mafiose e già sembra esserci la corsa ad accaparrarsi gli appalti della ricostruzione, è qui che lo Stato dovrà porre la massima attenzione, non può permettere una nuova desolante ricostruzione, al di la dell’essere compiuta, dell’Irpinia, né ripeter le infamie del Belice siciliano, gli abruzzesi, come noi gente di montagna, prendano esempio dal Friuli, si rimbocchino le maniche e ricomincino a ricostruire la propria casa, e nel contempo controllino che nessuno mangi alle loro spalle, che nessuno speculi sulle loro disgrazie, che nessuno giochi con le loro fatiche. E se scopriranno qualche sciacallo, usino i metodi collaudati dei montanari, li prendano a calci nel sedere, chiunque siano, politici compresi, avranno la nostra più totale solidarietà.