Home Editoriale Ma quale equidistanza!

Traduzioni e Comunicazione

Ma quale equidistanza!
Scritto da Administrator   
Martedì 17 Maggio 2022 22:29

La guerra in Ucraina continua nella sua crudeltà ed è difficile prevedere, a breve, la cessazione dell’uso delle armi. Putin è ormai lanciato verso la conquista, se non dell’intera Ucraina, sicuramente della parte meridionale del Paese. Donbass, Crimea e Odessa compresa.

Non sono pochi gli Italiani che si stanno schierando dalla parte di Putin nella disastrosa guerra che sta massacrando l’Ucraina. Nei dibattiti televisivi ogni giorno si scoprono opinionisti  più divisi, seppur in maggioranza a favore della resistenza ucraina, c’è sempre qualcuno alla ricerca di visibilità che si schiera più o meno con Putin, apportando le più svariate giustificazioni. Numerose polemiche ha poi suscitato il presidente dell’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani, che si è schierato con la Russia e chiedendo la resa dell’Ucraina per fare in modo che la guerra finisca. Di fronte al dilagare di queste posizioni più o meno neutraliste che stanno facendo presa nella pancia dell’opinione pubblica, è intervenuto il Presidente Mattarella, nel suo discorso celebrativo della Festa della Liberazione, per chiarire e giustificare la posizione dell’Italia nella guerra in corso.

Si dice che era da tempo che il Presidente avrebbe voluto intervenire consapevole della deriva neutralista che avanzava nella pubblica opinione, con il discorso di venerdì 22 aprile ha finalmente messo le cose in chiaro, lanciando un vero e proprio monito verso chi dimentica l’eroismo di chi, come i partigiani italiani, non si è arreso alla prevaricazione ed al sopruso anche a costo di inforcare le armi per difendere il proprio territorio, la propria patria e garantire un futuro di pace alla propria gente.

Così Mattarella nel citare la data del 25 aprile abbinandola a quella del 24 febbraio ha voluto ricordare la Resistenza come “una esperienza terribile” che qualcuno fa finta di dimenticare, in questi giorni, dimostrando disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, rigettando valori su cui si era costruita e difesa anche la nostra libertà. Quella “terribile esperienza” di 77 anni fa potè finire perchè non ci “si arrese alla prepotenza” e “il popolo in armi” affermò così “il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista”. C’è chi invoca un tavolo di mediazione, c’è chi vorrebbe la resa degli ucraini per evitare nuovi massacri. Anche la marcia Perugia- Assisi di questi giorni ha divulgato un manifesto di neutralità: “Fermatevi!” facendo finta di non sapere che non è in corso una guerra tra due Stati, ma una invasione di uno Stato (democratico) da parte di un altro Stato (dittatoriale). E bene ha fatto il Presidente della Repubblica a condannare, senza se e senza, ma in termini durissimi quel che sta avvenendo in Ucraina: “In queste settimane abbiamo assistito con profondo senso d’angoscia a scene di violenza su civili, anziani, donne e bambini, ad un uso delittuoso di armi che devastano senza discrimine, senza a alcuna pietà. L’attacco violento della Federazione Russa al popolo ucraino non ha giustificazione alcuna - ha continuato Mattarella -. La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine  più buie dell’imperialismo e del colonialismo”. Quindi bisogna fermare i soldati di Putin prima che sia troppo tardi: “I sacrifici sono inferiori ai rischi della guerra”. Purtroppo c’è troppa gente che dimentica quando le armi erano impugnate dagli antifascisti italiani che volevano la pace. Perché questo era l’obiettivo finale: pace e libertà. Ha fatto bene il nostro Capo dello Stato a sottolineare la vicinanza della resistenza ucraina alla nostra, anche se non tutti sono d’accordo e subiscono con un certo fastidio l’accostamento tra la nostra Resistenza e quella degli ucraini quando invece le analogie sono evidenti: due popoli oppressi, militarmente occupati, che con le armi si battono per difendere la loro dignità e riconquistare la libertà, non volendo in nessun modo assecondare la prepotenza e l’aggressività di chi pretende di calpestare l’ordine morale che dovrebbe essere sempre al primo posto nel cuore e nella mente dei governanti d’ogni parte del mondo. Quindi, se la guerra di Residenza nostra fu soprattutto un fatto di grande moralità ed eroismo, e su questo sembrano essere un po’ tutti d’accordo, non si capisce perché non debba esserlo anche quello del popolo ucraino. Questo, in definitiva, il messaggio del Presidente Mattarella, in un momento durissimo del conflitto, dove è ancora difficile intravedere una luce in fondo al tunnel, ma sembra sempre più farsi largo nell’opinione pubblica italiana una certa stanchezza e finanche fastidio verso Kiev. Ha fatto bene Sergio Mattarella ad intervenire con severità e con convinzione salutando il nostro giorno di festa del 25 aprile ed invocando indirettamente un 25 aprile anche per l’Ucraina. Altro che equidistanza!