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Nicola Beccari: “Sono rari i giovani che decidono di diventare cacciatori. Serve un’educazione ecologica”
Scritto da Administrator   
Lunedì 13 Settembre 2021 21:41

Nicola Beccari, consigliere nell’associazione cacciatori per Busa e Giudicarie Esteriori risponde ad alcune domande per una tavola rotonda promossa dal Gdg sulla caccia in Giudicarie.

Quale è la situazione nella zona che rappresenta dal punto di vista ambientale e naturalistico?

Alla base di una pacifica convivenza fra fauna e uomo vi è il rispetto e la conoscenza. Per convivere in pace con il mondo animale è fondamentale conoscere il comportamento e le abitudini della fauna selvatica. I cacciatori ricoprono in tal senso un ruolo importante quali veicolatori di informazioni precise, data la loro conoscenza puntuale dell’ambiente montano. Il territorio che rappresento è stato da sempre caratterizzato fortunatamente da una significativa salvaguardia dell’ambiente in quanto non sono presenti attività economiche che comportano un forte impatto da un punto di vista naturalistico. Per quanto riguarda la fauna locale negli ultimi anni si è registrato un sensibile aumento delle popolazioni di camosci in alta quota e di cervi ad altitudini meno elevate, a discapito però dei caprioli che sono in costante calo.

 

 

Ogni anno la caccia da alcuni viene molto criticata, ci spieghi quale è secondo lei il ruolo del cacciatore ai nostri tempi?

Non è affatto idea di pochi che il cacciatore altri non sia che una persona con il fucile in mano, pronta ad abbattere qualunque cosa si muova, ma calandosi nella realtà della pratica venatoria tale teoria è facilmente confutabile in quanto il cacciatore è tra i frequentatori della montagna maggiormente conoscitori e rispettosi di essa e dei suoi abitanti. Al contrario dei tempi passati in cui la caccia assolveva il fondamentale compito di reperimento del cibo, al giorno d’oggi il ruolo essenziale del cacciatore è quello di controllare le popolazioni di animali che abitualmente popolano i nostri territori bilanciando al contempo la preservazione del patrimonio faunistico da un lato e la necessità di garantire il mantenimento di un ecosistema quanto più equilibrato possibile, così da evitare che alte densità di animali causino danni all’ambiente. Il cacciatore è una fondamentale sentinella della montagna, sempre pronto a segnalare agli Organi preposti, qualunque anomalia riscontri.

 

Negli ultimi vent’anni come è cambiata la platea interessata alla caccia nella sua zona?

Ad oggi si sta perdendo la tradizione venatoria che ha da sempre caratterizzato le nostre valli e rispetto a vent’anni fa, sono rari i giovani che decidono di diventare cacciatori senza avere di qualche famigliare anziano a guidarli. C’è bisogno di educazione ambientale e di consapevolezza ecologica già a livello scolastico per diffondere una visione allargata dell’ambiente naturale già a partire dai giovani. Solamente attraverso il confronto, il dialogo costruttivo e lo sviluppo di processi partecipativi all’interno delle nostre comunità si possono superare quelli che sono gli scetticismi, i dubbi, le preoccupazioni che vi sono nella popolazione. Un ruolo centrale d’informazione circa l’attività venatoria potrebbe ricoprirlo l’Associazione Cacciatori Trentini, la quale ha tra le proprie finalità tra l’altro, la promozione degli interventi finalizzati al miglioramento del patrimonio faunistico provinciale e degli ambienti naturali e allo sviluppo d’iniziative di carattere ecologico e culturale.

 

Rispetto ad altre zone del Trentino e d’Italia, come è la convivenza fra fauna e uomo sul territorio?

La caccia gioca un ruolo decisivo quando si parla di gestione faunistica. Ritengo sia fondamentale da un lato assicurare equilibrio e convivenza tra le diverse specie selvatiche e dall’altro tenere a debita distanza dai centri urbani gli animali che possono rappresentare un rischio per la sicurezza stradale, oltre che causare ingenti danni alle coltivazioni agricole. Una gestione razionale e selettiva della caccia è un servizio importante da cui ne trae beneficio l’intero ecosistema.

 

Cosa pensa della reintroduzione dell’orso nelle nostre vallate?

A partire dalla reintroduzione dell’orso, il loro numero è aumento in maniera notevole soprattutto negli ultimi anni. La Provincia ha cercato, attraverso il lavoro delle squadre di monitoraggio, di intervenire qualora il comportamento dell’orso dovesse causare problemi in termini di pubblica sicurezza. Nonostante l’impegno profuso dall’ente provinciale, ritengo che sia giunto il momento per una nuova programmazione delle misure di convivenza tra orso e popolazione e di intervento, anche attivo, sui soggetti cosiddetti problematici, in considerazione anche del fatto che le politiche di rifusione dei danni arrecati dai plantigradi hanno purtroppo evidenziato non pochi limiti.