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Foto 2010
Scritto da Denise Rocca |
Domenica 04 Ottobre 2020 09:26 |
L’Italia sta reggendo la recrudescenza del Coronavirus in questo autunno nel quale il Regno Unito sta per rientrare in lockdown e i casi aumentano con numeri importanti sia in Francia che in Spagna. L’italia regge, ma il sistema sanitario si prepara ad un ritorno di casi. In questo quadro geenrale, si alza la voce degli operatori del settore sanitario trentino, in particolare quelli degli ospedali periferici: c’è preoccupazione per gli organici, per gli spazi, per la sicurezza di chi lavora in prima fila e dal culmine della pandemia nei mesi di marzo e aprile deve ancora recuperare le ore straordinarie e la fatica di quei lunghi mesi. La stima del sindacato è che manchino 16 operatori fra infermieri e medici per fronteggiare le disposizioni anti-Covid e mantenere l’operatività dell’ospedale di Tione. L’azienda sanitaria si sta organizzando, come richiesto anche dalle direttive nazionali, per la gestione di un potenziale incremento dei casi di Covid in autunno e inverno, ma il sindacato degli infermieri evidenzia le criticità di questo processo legate al mancato incremento di risorse. «Prendo spunto da quanto si sta pensando di attuare a Tione, ma il problema riguarda tutti i presidi ospedalieri - sottolinea Fabio Lavagnino, rappresentante sindacale di Nursing Up - si dovrà procedere nel creare percorsi di gestione separata per i pazienti che accedono nei Pronti soccorsi come già avvenuto in passato, in modo da avere percorsi Covid e altri non Covid evitando di diffondere la malattia all’interno degli ospedali. Il nocciolo del problema è che nei mesi di emergenza, in marzo e aprile il personale è stato recuperato chiudendo tutte quelle attività non urgenti come la sala operatoria, gli ambulatori e i reparti chirurgici. Oggi l’intenzione manifestata dalla Provincia e dall’azienda sanitaria è quella di lasciare comunque aperte tutte queste attività ordinarie. Ne consegue, quindi, che mancheranno medici, infermieri e personale di supporto in quanto il personale in servizio oggi è appena sufficiente a garantire le attività di routine di un presidio ospedaliero». Secondo il sindacato, guardando ad un esempio concreto come l’ospedale di Tione, i numeri del personale aggiuntivo che servirebbero per mantenere in contemporanea sia l’assistenza ordinaria che i percorsi e le attività straordinarie legate al contenimento del coronavirus sono di un minimo di 8 infermieri e altrettanti operatori di supporto in più rispetto agli attuali presenti nella dotazione organica dell’ospedale giudicariese. «Nursing up come sindacato dei professionisti sanitari - specifica il sindacalista Lavagnino - ha più volte scritto e chiesto a questa giunta e all’assessora Segnana un confronto, siamo scesi in piazza il 4 settembre a Trento e manifesteremo anche a livello nazionale a Roma per continuare a denunciare la mancanza di risposte sulla carenza degli organici e sul giusto riconoscimento economico dei sanitari. Se si vuole dare, e mantenere, ai cittadini un servizio sanitario in sicurezza bisogna investire sul personale, molti dei nostri professionisti stanno ancora vivendo sulla loro pelle un senso di inquietudine per quello che è stata la pandemia, hanno ferie arretrate riferite al 2019 ancora da fruire e un monte ore straordinarie che difficilmente recupereranno». L’intervento chiesto alla giunta provinciale e all’azienda sanitaria è urgente: «Non c’è più tempo - incalzano da Nursing Up - servono nuovo personale e riconoscimento per tutti quei professionisti che tanto hanno dato e che ancora stanno dando per garantire la salute di tutti». È anche delle promesse elettorali che si chiede conto: « Fino ad oggi - conclude Lavagnino - questa Provincia cosa ha fatto per potenziare gli ospedali di valle, a parte i proclami? Perché nonostante fossero note le indicazioni nazionali non si è provveduto in tempo a trovare il personale necessario?». |