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Traduzioni e Comunicazione

Scritto da Angelo Zambotti   
Venerdì 13 Marzo 2009 01:19

Calcio/ Il personaggio
Donati, un “darzese” in Serie A
19 anni, centrocampista della Primavera della Sampdoria, già due panchine nella massima serie


Sognando Cassano, così si potrebbe cominciare un pezzo dedicato ad un giovane che gioca nel campionato Primavera con la maglia blucerchiata della Sampdoria. Però se si parla di un ragazzo che, a nemmeno diciannove anni, ha già passato con il fuoriclasse barese e gli altri campioni allenati da Walter Mazzarri il ritiro estivo a Moena, e con la prima squadra è anche andato in panchina al “Friuli” di Udine in Coppa Italia ed addirittura a San Siro contro l’Inter in campionato lo scorso 25 gennaio, più che come sogno, la Serie A si può tranquillamente fissarla come obiettivo.

Il ragazzo citato è Morris Donati, diciannove anni il 22 marzo, darzese doc, campione d’Italia con la Sampdoria Primavera e finalista dell’ultimo torneo di Viareggio, la manifestazione calcistica giovanile più importante d’Europa che ha visto trionfare i giovani della Juventus sulla compagine genovese. Il giovane chiesano gioca come centrocampista centrale, quindi a Genova avrà come modello capitan Palombo più che il fenomeno di Bari Vecchia, ed è approdato alla società blucerchiata lo scorso gennaio nell’ambito dell’operazione che ha portato “Airone” Caracciolo al Brescia.
Morris, come è stata la strada che ti ha portato a Genova?
“Ho cominciato a giocare a calcio da bambino nella squadra del mio paese, l’Eridio (poi fusosi con l’Ac Storo dando vita al Calciochiese, ndr), dal quale a dodici anni sono passato alla Voluntas, società bresciana satellite delle rondinelle di Corioni. Alla Voluntas ho giocato tre stagioni per poi militare nel Brescia, sino a quando nell’ultimo giorno del mercato invernale 2008 mi hanno inserito nell’affare Caracciolo e mi sono trasferito in blucerchiato: una scelta più che azzeccata in quanto la Sampdoria è una grande società con un vivaio di tutto rispetto”.
Infatti lo scorso anno i genovesi allenati da Fulvio Pea, ex secondo di Gigi Simoni a Napoli, hanno conquistato lo scudetto battendo in finale l’Inter di Balotelli e la Coppa Italia. E questa stagione come sta andando?
“Ad ottobre abbiamo conquistato la Supercoppa contro un’altra potenza come l’Atalanta, partita nella quale ho realizzato il rigore decisivo dopo che i 120’ erano terminati due a due; anche in campionato siamo nel gruppo di testa del nostro girone, appaiati a Juventus, Genoa, Empoli e Siena, infine a Viareggio abbiamo sfiorato il trionfo”.
Com’è stata l’esperienza in Versilia, nella seguita e prestigiosa Coppa Carnevale?
“Tutto sommato molto positiva, è un gran bel torneo con un’atmosfera speciale; ho giocato da titolare le prime quattro gare, in semifinale sono entrato negli ultimi 20’, poi purtroppo la finale l’ho guardata dalla panchina, e visto com’è andata (4-1 per la Juventus) rimane un po’ di rammarico, ma va bene lo stesso”.
Come mai i giocatori trentini faticano a fare strada nel calcio?
“Innanzitutto manca una squadra professionistica che faccia da traino: adesso ci sta provando il Mezzocorona che da due anni è in C, sarebbe importante mantenere una società almeno a quei livelli per far crescere anche i ragazzi della provincia. Noi in Valle del Chiese abbiamo la vicinanza con la realtà bresciana che ci aiuta, basti guardare ad esempio il lodronese Zaninelli ed il condinese Ferrari che militano in B, entrambi passati dal Lumezzane”.
Per il futuro che obiettivi si pone Donati?
“Sono ancora in comproprietà tra Brescia e Samp quindi a giugno saprò la maglia che vestirò l’anno venturo; non nascondo che mi piacerebbe rimanere in blucerchiato in quanto mi trovo bene sia coi compagni che col mister, vedremo, certo sarebbe bello seguire le orme di Zaninelli, da oltre quindici anni nel giro del calcio professionistico, o dell’altro darzese Cornelio Donati, col quale non ho nessun grado di parentela, che giocò in A col Parma di Nevio Scala”.