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Comunque la si guardi queste elezioni provinciali saranno una data storica per le Giudicarie, per i quattro eletti e per la possibilità di almeno tre di loro di rivestire un ruolo importante nel prossimi esecutivo provinciale. Non è però un inedito. Già nel 2003, infatti, le Giudicarie piazzarono ben 5 consiglieri tra gli eletti; con Adelino Amistadi vi erano anche Remo Andreolli, Margherita Cogo, Roberto Bombarda e Iva Berasi, a cui si aggiunse per un periodo anche Tiziano Salvaterra. Alcuni di loro anche come assessori; ma va detto che allora la giunta era formata da 12 componenti, e il meccanismo della “porta girevole” favoriva la possibilità di consiglieri non eletti di venire ripescati in Consiglio. Da allora con le nuove regole, pochi rappresentanti per le Giudicarie, nell’ultima legislatura il solo Mario Tonina.
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Cinque anni dopo le scorse provinciali, nelle quali il centrosinistra autonomista di Ugo Rossi trionfò ovunque, cambia tutto anche in Giudicarie.
Con il 59% di preferenze si impone infatti anche nei 24 comuni giudicariesi il centrodestra autonomista e popolare a guida Maurizio Fugatti, facendo segnare addirittura un punto in più della coalizione a guida Patt del 2013 e rifilando ben 39 punti percentuali di distacco al suo principale competitor Giorgio Tonini e al suo centrosinistra, fermo al 20,62% e alla corsa solitaria di Ugo Rossi e del Patt, al 9,68%. Numeri e distanze ancora più marcate di quelle registrate a livello provinciale per queste elezioni.
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Che non sarà una tornata di elezioni provinciali come le altre nella storia del Trentino ce lo dice il contesto, i segnali.
Il centrosinistra autonomista che chiude la sua stagione fra i litigi, il partito che ha governato negli anni in continuità con una storia di governo democristiana, l’Upt, che perde pezzi e si ridimensiona, il Patt che corre da solo, la Lega con il vento in poppa delle elezioni nazionali e che si fa forte del traino di Salvini. Ci sono tutte le premesse per un cambio di guardia storico nella 70ennale storia dell’Autonomia trentina, anche se è vero che poi i voti si contano il giorno dopo le elezioni e che, a fronte di un elettorato che mai nella storia italiana è stato più variabile, è difficile per tutti fare sondaggi e previsioni. Parlando dei 70 anni dell’Autonomia, proprio nel novembre del 1948 si svolsero le prime elezioni provinciali (allora regionali, con assegnazione poi dei consiglieri alle rispettive province) dell’era repubblicana, quella dell’Autonomia, dopo lo Statuto del febbraio 1948: in provincia diTrento trionfò la Democrazia Cristiana, con il 57,64% dei voti, secondo il PPTT, Partito popolare trentino tirolese, con il 16,83%. Tornando al presente, andiamo con i numeri certi: si vota domenica 21 ottobre dalle 6 alle 22. Lo scrutinio avverrà il giorno seguente dalle ore 7. Sono 707 i candidati consiglieri provinciali, distribuiti in 22 liste a sostegno di 11 candidati presidente. Nel 2013 furono 752, motivati dalla presenza di due liste in più e dal fatto che solo 10 liste si presentano oggi al completo, ossia con i 34 candidati massimi previsti dalla legge. Per la prima volta si vota con la normativa elettorale emendata dalla legge 4 del 2018; dunque abbiamo metà candidate donne e la loro presenza in lista è alternata a quella degli uomini. Oltre a ciò si potranno esprimere solo due preferenze, di due generi diversi, mentre prima delle modifiche normative erano massimo tre e senza vincoli di genere. Qualora venissero espresse due preferenze dello stesso genere, la seconda verrebbe annullata.
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E’ la nuova astanteria un elemento chiave della nuova organizzazione del pronto soccorso tionese, che sarà operativo da maggio: ospiterà quattro letti contrapposti, monitorizzati tecnologicamente 24ore su 24, che nella visione di Egidio Dipede, primario di Medicina di Tione, permetteranno di migliorare le prestazioni: “Diciamo che l’Apss trentina ha un tasso di ospedalizzazione perfettibile – spiega Dipede – uno dei miglioramenti che si possono fare accanto all’aumento dei servizi offerti sul territorio con i medici di base e a domicilio è aumentare il cosiddetto Obi (osservazione breve intensiva) in modo non da mandare a casa chi ha bisogno di essere ricoverato, ma piuttosto di evitare di ospedalizzare chi non ne ha bisogno.
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Dmv sta per Deflussi Minimi Vitali, una sigla che i giudicarlesi hanno imparato a conoscere negli anni, legata all’utilizzo dell’acqua dei fiumi locali, in particolare la Sarca e il Chiese, per la produzione di energia idroelettrica. La questione ruota attorno a questo che indica quel quantitativo di acqua che deve necessariamente essere rilasciato, a valle di un opera di presa, per garantire ed assicurare la sopravvivenza delle comunità biologiche acquatiche, la salvaguardia del corpo idrico e in generale di tutte quelle attività che riguardano il fiume, dalla pesca all’irrigazione.
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Il vostro Saltaro è depresso e deluso. Lassù nell’empireo stanno discutendo da giorni del PD e della probabile scissione come fosse un problema che riguarda il mondo intero. Ma via!Stanno solo litigando per il potere, per le poltrone e per evitare di essere rottamati. Ma chi se ne frega! I vari D’Alema, Bersani, Emiliano e compagnia, cimeli storici di un passato da dimenticare e ricchi sfondati con i soldi nostri, non ne vogliono sapere di lasciare, vogliono tornare al potere. Speriamo di no! Sono storie patetiche, un po’ come quella del nostro Dellai che fa di tutto per tornare a fare il Presidente anche perché a Roma non lo considerano granchè.
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Lo stucchevole scontro interno al PD ha veramente stufato, non perché ci sia stato lo scontro, ma perché non si sa su cosa. Un tira e molla incomprensibile dove l’unica cosa che ne esce è che dei problemi veri degli italiani non gliene frega niente a nessuno. Le cause del dissidio non sono chiare fino in fondo: Renzi, ex segretario, dice che si tratta di “ricatti”, la minoranza parla di responsabilità. Valli a capire. Una situazione che, per altro, sta andando avanti da anni, da quando Renzi è andato alla guida del PD e poi del governo.
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