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Scritto da Administrator |
Sabato 01 Agosto 2015 08:09 |
Giorgio Butterini è dunque il nuovo Presidente della Comunità di Valle delle Giudicarie. Butterini, 41 anni, ricopre la carica di sindaco di Condino dal 2005 e fino a poche settimane fa ha esercitato anche le funzioni di Presidente del Consorzio dei Comuni del BIM del Chiese.
Lo abbiamo incontrato pochi giorni dopo l’insediamento per conoscere le sue idee rispetto alla prossima consiliatura. Innanzitutto gli chiediamo che cosa lo abbia spinto a proporsi per questo ruolo: Scherzando, spesso dico agli amici che ogni volta che la mia strada tende a farsi pianeggiante, sento la necessità di sperimentare nuove salite; in altre parole, mi trovavo di fronte ad un bivio: ripropormi per la carica di sindaco di Borgo Chiese o provare un’esperienza nuova e soprattutto di rilevanza sovracomunale. Consapevole del fatto che gli stimoli costituiscono una componente fondamentale nella vita delle persone, non ho avuto il minimo dubbio: troppo grande era il desiderio di provare a dare il mio contributo alle Giudicarie e ai Giudicariesi”.
Quindi, nonostante le due cariche non siano incompatibili, non si ricandiderà alle prossime elezioni comunali? Assolutamente no. Un ciclo, in maniera del tutto fisiologica, dopo dieci anni ha esaurito il proprio corso; il ruolo di amministratore comunale mi ha regalato soddisfazioni notevoli, consentendomi di concretizzare praticamente tutto il programma. Considero il terzo mandato nella stessa funzione un errore in cui troppi incappano, inoltre era logico e coerente rispettare il patto stretto con la mia comunità dieci anni fa e quindi, come annunciato appunto sin da principio, favorire il ricambio. Ritengo inoltre che la Comunità di Valle richieda molte energie e meriti tutte le mie attenzioni: è una questione di coerenza nei confronti dell’istituzione e di quanti mi hanno sostenuto”.
Quali sono i contenuti del suo programma e le priorità? Un’azione politicamente efficace deve rispondere a tre obiettivi: elaborare e perseguire una visione, costruire relazioni a tutti i livelli e non perdere mai il contatto con la realtà ovvero offrire risposte concrete, ottenere risultati tangibili in ciò che gli inglesi definiscono problem solving.
Può spiegarci meglio? All’amministratore pubblico è demandato il delicato ruolo di prefigurare scenari possibili, interpretare le dinamiche del proprio tempo per costruire il futuro, che è una cosa ben diversa dal subirlo. Guardando i quattro ambiti giudicariesi, intravedo potenzialità enormi: penso ad uno sviluppo turistico che travalichi i confini nazionali, a nuove forme di agricoltura e coltivazione del patrimonio silvo-forestale, alla valorizzazione delle risorse energetiche, all’utilizzo convinto delle tecnologie per offrire occupazione ai giovani e proiettarli in un mercato innovativo; ma non voglio dimenticare la qualità della vita: pur in una logica di razionalizzazione dei servizi i 40.000 Giudicariesi e le decine di migliaia di turisti che annualmente frequentano le nostre vallate non possono prescindere, per esempio, dalla presenza di un presidio ospedaliero efficiente e da una rete viabilistica adeguata. Quanto alle relazioni, ci prodigheremo al massimo per la costruzione di rapporti costruttivi a tutti i livelli: con le altre istituzioni, con le risorse umane che lavorano presso la comunità e, non ultimi, i cittadini, veri destinatari di tutte le nostre azioni. Desidero riservare una menzione particolare ai Comuni, soggetti in questa fase ad un delicato momento di trasformazione istituzionale: questo progetto politico è nato con e per i Comuni: è prioritario offrire ad essi, e quindi indirettamente ai cittadini, risposte concrete ed esaustive per una moderna gestione dei servizi.
Come intende fare fronte a quelli che vengono definiti i problemi della periferia? Prima di tutto favorendo un cambio di mentalità e quindi una trasformazione culturale! Vorrei che gli Amministratori, a cui è affidato il compito di tracciare la via, eliminassero dal proprio vocabolario il termine “periferia” sostituendolo con “crocevia”. Dobbiamo abbandonare quell’approccio rassegnato e dimesso, che ci porta spesso a definirci territorio svantaggiato, ambito problematico con una mentalità che, diversamente, trasmetta valori positivi, opportunità, fiducia, ambizione! Le Giudicarie, da sempre, rappresentano un crocevia (appunto) di rilevanza nevralgica: in passato i più importanti condottieri vollero presidiarle in quanto valico di accesso strategico al mondo alpino; sono cambiate ed evolute le vie di comunicazione ma queste Vallate sono rimaste lì: ad un’ora da Trento e quindi dall’asse del Brennero, ad un’ora da Brescia ovvero dal comparto industriale più importante della nostra nazione, ad un’ora e mezza dagli aeroporti, a tre ore da quella parte d’Europa che oggi maggiormente conta! Nonostante una viabilità complicata, annualmente decine di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo gremiscono le nostre piste da sci, le nostre terme, visitano le nostre montagne: essi non si fermano di fronte alle curve stradali!
Dobbiamo essere noi i primi a vederci sotto una nuova ottica? Certo! Ha senso definirci periferici, marginali, lontani dal centro?! Sono altresì convinto che se sapremo far comprendere alla Provincia le nostre capacità rispetto al sistema trentino, trasmettere le nostre legittime aspirazioni, rigettando l’autocommiserazione e ogni forma di masochismo, vi saranno maggiori possibilità che la Provincia stessa investa risorse per il miglioramento della viabilità, per il potenziamento dei servizi, per l’avvio di nuove attività imprenditoriali. In sintesi, ritengo che la considerazione ed il rispetto di cui godono un popolo e un territorio dipendano anche dalla dignità, dallo spirito di appartenenza, dalla coesione, dalla convinzione, dall’ambizione di quel medesimo popolo. Noi abbiamo il dovere di stimolare questi sentimenti! A volte dovremo osare, proporre cambiamenti, importare modelli virtuosi, innovare (altro concetto fondamentale) con determinazione e sagacia nelle politiche ambientali, energetiche, nell’urbanistica, nella razionalizzazione dei servizi, nella mobilità infrastrutturale e virtuale, nell’approccio al lavoro e alle professioni, nella diffusione e nell’uso della tecnologia, ma sempre nel rispetto del nostro bene più grande: l’ambiente. E pure nella consapevolezza che ogni innovazione crea fisiologicamente disagi e resistenze, ma altrettanto convinti che chi anticipa la storia è spesso premiato dalla storia stessa. Spero di non apparire troppo presuntuoso quando immagino la nostra Comunità come un laboratorio dove sperimentare soluzioni organizzative e politiche progressiste, anche attraverso partnership con soggetti che si occupano di innovazione: desidero veramente che queste istituzioni, sulle quali aleggia tanto scetticismo, alla distanza si rivelino utili per la Provincia, il Trentino, i Trentini e non solo.
Un ultimo pensiero lo vuole rivolgere al comune di cui è stato sindaco per dieci anni e che si accinge a lasciare? Volentieri, la mia amministrazione municipale ha realizzato e finanziato investimenti culturali e strutturali per decine di milioni di euro, ma il risultato di cui vado più orgoglioso è la pace sociale: una municipalità coesa e serena ha maggiori chances di raggiungere gli obiettivi e far fronte alle difficoltà. Questo, naturalmente, vale anche per la Comunità di Valle.
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