Home Attualità Le firme “sommergono” Borgonovo Re

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Scritto da Administrator   
Martedì 09 Settembre 2014 08:15

Lo scriviamo in lettere: ventiduemilaquatrocentoundici. Lo riscriviamo in cifre: 22.411. Tante sono le firme, riportate in calce, alla petizione pro punto nascite di Tione. Poteva rivelarsi un boomerang. Invece i giudicariesi, e con loro tantissimi turisti che frequentano le nostre valli, hanno testimoniato quanto sia importante poter avere una struttura ospedaliera in loco. Che, all’occorrenza, possa far fronte alle esigenze di valligiani e ospiti che periodicamente frequentano le nostre località di montagna. “

Il Punto nascite non è sicuro. Non risponde più alle richieste della sanità provinciale. Tantomeno a quella locale. Il numero delle nascite è troppo esiguo. Bisogna prendere una decisione drastica e chiuderlo, nell’interesse delle mamme, e dei nascituri”. Questa, in estrema sintesi l’analisi e la decisione dell’assessore provinciale alla sanità. Che ha fatto carta straccia delle promesse dei suoi predecessori. I quali avevano garantito due anni di tempo per delle scelte ponderate e condivise. Le oltre ventiduemila firme raccolte sono la risposta gagliarda, che testimonia una volontà popolare univoca. Tutta pendente a favore del mantenimento del reparto di ostetricia e ginecologia del nosocomio tionese. Di fronte alla quale, l’assessore Donata Borgonovo Re e l’intera Giunta Provinciale (presidente Rossi in testa) non potranno girarsi dall’altra parte. Nessuno, finché le firme non sono state contate una a una, aveva ipotizzato un’adesione così massiccia. Le previsioni più rosee azzardavano un numero vicino alle diecimila adesioni. Ma, man mano che si raccoglievano i moduli distribuiti nei bar, nelle farmacie, nei locali pubblici, nelle case di riposo, davanti all’ospedale, nei supermercati, nei condomini, nelle case ci si è reso conto della consistenza della risposta. Mano a mano che i tanti volontari impegnati  nella raccolta hanno cominciato a riconsegnare quei moduli sottoscritti da un numero crescente di cittadini, si è avuta la percezione che il risultato sarebbe andato più in là di ogni benevolo pronostico. Più di 22 mila sottoscrizioni, più della metà dei 37.635 (con 30.701 maggiorenni) abitanti della Valle, sono un fiume in piena. Sono la testimonianza, concreta, di quanto la valle tenga ai suoi servizi. Sono la cartina di tornasole di quanto il tema salute (non solo la maternità) stia a cuore ai giudicariesi. Ora quel plico di firme, pesante come il piombo anche in virtù che gli under 18 non hanno potuto essere della partita, sarà portato sui tavoli della Provincia. Che dovrà prenderne atto e convincersi che, a esprimere contrarietà a una decisione così inusitata e repentina ai danni di un punto nascite così periferico, non è solo la politica locale. Ma, è la popolazione tutta. Schierata come una falange macedone, in difesa delle proprie sale parto e dei propri servizi ospedalieri. E’ la prima volta che in Giudicarie s’interpella, in modo quasi nominale, la popolazione per sapere cosa pensa in tema di sanità. I risultati, snocciolati in dettaglio, nell’affollata conferenza stampa indetta dai responsabili della Comunità di Valle, offrono uno spaccato davvero strabiliante su ciò che gli abitanti, ma anche i turisti che frequentano la valle, si aspettano dalla politica provinciale. Dei 22.411 sì al mantenimento del punto nascite, il 59,9% sono dei residenti. Il 5,6% di non giudicariesi, residenti però in provincia di Trento. Il 34% di turisti e villeggianti provenienti da altre regioni, la maggior parte dei quali proprietari di seconde case in Giudicarie. Nei Comuni sono state raccolte 4.300 adesioni. Mentre on-line, sul sito della Comunità sono arrivate solo 590 sottoscrizioni. Ma, è nei gazebo e nei centri di raccolta, organizzati nei luoghi più frequentati, che la risposta è stata “esaltante”, come l’ha definita la presidente della Comunità Patrizia Ballardini. “Un segnale poderoso e trasversale a tutti i partiti che rafforza ancor di più le nostre convinzioni”, hanno commentato sindaci e responsabili della Comunità. Ora, a risultato acquisito (comunque lo si guardi non si può non convenire sulla sua importanza) sarà fondamentale valutare le reazioni dei vertici della sanità e della politica trentina. Tanto più che l’esito della sottoscrizione arriva all’indomani dell’approvazione da parte del Consiglio delle Autonomie (organo di rappresentanza dei comuni e delle Comunità di Valle) di un documento in cui si chiede il riconoscimento  ai Consigli per la salute di “una reale funzione partecipativa alla definizione delle politiche per la salute”. E alla richiesta che, ogni scelta strategica dei servizi ospedalieri sia concertata e condivisa con la periferia. Compresa la sospensione di ogni decisione, in tema di sanità, fino alla predisposizione del nuovo Piano sanitario, e la rivendicazione di parità di trattamento per tutti i trentini, indipendentemente dalle località di residenza. Riusciranno queste azioni congiunte, che hanno coinvolto anche altri territori, a scalfire le granitiche convinzioni maturate dall’assessore alla sanità Donata Borgonovo Re? E’ difficile dirlo. Certo è che, un plebiscito, perché di vero plebiscito si tratta, di questa portata non potrà essere deglutito come un sorso d’acqua fresca.