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Scritto da Administrator |
Martedì 13 Maggio 2014 06:41 |
Caro Adelino, ho letto con piacere il tuo editoriale sul numero di aprile del vostro giornale “Una generazione perdente...” e devo dire che oltre ad una bella cera, hai conservato anche un ottimo cervello, quel tuo articolo mi ha commosso, ho rivissuto per qualche attimo l’atmosfera d’allora, emozionante, peccato che i giovani d’oggi non la possano apprezzare tutti presi nel rincorrere un futuro che da come stanno andando le cose, sarà peggio del nostro passato.... Franco di Ponte Arche
In quell’articolo ho rivissuto il mio passato Immagino che l’editoriale a cui fai riferimento sia stato apprezzato soprattutto da quelli come noi, i giovani non hanno tempo da perdere in cose cosi patetiche. Loro riempiono la giornata con smartphone, tablet, Facebook, Twitter ed altre diavolerie, e alla sera vanno a letto mezzi rincoglioniti, mah, così sembra che debba andare il mondo, sempre più in fretta, furiosamente e sempre con meno soddisfazioni, dato che tutto quello che quel che si desidera, ci pensa poi il computer a sbattertelo sul piatto, in quattro e quattr’otto. Per noi la gioventù è stata una continua ricerca, una continua scoperta, oggi è una desolante tiritera. Ai nostri giochi di squadra, in campo aperto, oggi si contrappongono estenuanti baraonde nel chiuso di rintronate discoteche, rumorose e psicotiche, nel senso che sono abilitate a mandarti fuori di testa, alla serenità di una camminata sulle erte dei nostri monti, oggi si preferisce fare palestra con le cuffie che ti infondono brio e coramina. Ormai mi sono rassegnato, io continuerò a vivere alla mia maniera, e che i giovani vivano a modo loro, non c’è altro da fare e forse siamo noi a non capire, ricordo che anche mio padre, all’acquisto della mia prima cinquecento, mi disse d’andare piano perchè non si trattava di un mulo, né di un cavallo, con quelle macchine lì non si sa mai come va finire, poi le cose sono andate a finire bene. Auguro sia così anche per i nostri ragazzi. Come succede da migliaia di anni, ogni tempo ha le sue evoluzioni, le sue stramberie, noi abbiamo vissuto e goduto le nostre, possano i nostri figli godere delle loro. Anche perchè talvolta sono assalito dal dubbio. Con la storia che gli anziani insegnano, con la loro esperienza, l’uso del buon senso, la prudenza, l’equilibrio, comincio a pensare che forse aveva ragione Elias Canetti, uno dei miei autori preferiti, quando scriveva che l’uomo in ogni epoca ha fatto tesoro della saggezza dei suoi predecessori, ma la sua stupidità si è mantenuta costante. (a.a)
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