Home La posta di Adelino Quanto può durare l’autonomia trentina?

Traduzioni e Comunicazione

Scritto da Administrator   
Sabato 15 Marzo 2014 14:07

Caro Amistadi, Vespa o non Vespa, ho la netta impressione che la nostra autonomia sia in pericolo, siamo sotto attacco e non so per quanto tempo ancora riusciremo a difendere la nostra identità di un popolo che da secoli sa autogovernarsi nel migliore dei modi.

Garantire la qualità della vita ad una popolazione come quella trentina che vive abbarbicata sui pendii della montagna e dispersa in mille località e valli, non sarà facile senza l’autonomia. Eppure sembrava una nostra prerogativa intoccabile, secondo lei come mai siamo giunti a questo punto?

Roberto di Tione 


Sono anch’io convinto che siamo lì lì per perdere l’autonomia speciale ed essere omologati come provincia a quelle confinanti, tipo Verona o Brescia. I motivi sono molti, ma la cosa non è facile da spiegare. Io cercherò di riassumere la questione con alcuni  spunti su cui ognuno di noi può ragionarci in solitudine e capirne qualcosa di più. Almeno lo spero.

Nell’immediato dopoguerra De Gasperi volle fortemente il Trentino associato, in una unica regione, con l’Alto Adige convinto che fosse la strada giusta per garantire l’autonomia alla nostra terra. La cosa non fu mai digerita da Bolzano e dalla SVP che non perdevano occasione per mettere in dubbio la validità della scelta. Con dispetti reciproci, accuse e contr’accuse, discussioni a non finire, si giunse al solito compromesso e così nel 1972  si decise di demolire la Regione per creare le due attuali province autonome, Trento e Bolzano. Sembrava ai politici d’allora d’aver fatto una grande conquista, ma col senno di poi facemmo solo il gioco della VSP e di Magnago, che voleva differenziarsi dal Trentino sicuro di poter ottenere molti più privilegi per la sua terra. Cosa che avvenne. Le due Province cominciarono a governarsi separatamente, mantenendo comunque nella Regione un punto di incontro e collaborazione oltre alla cogestione di alcune competenze residuate. Nei primi anni 2000 con lo scandalo dei funzionari della Regione che giravano il mondo con la valigetta piena di soldi, e la Giunta regionale allora presieduta dalla Margherita Cogo che neanche se ne accorgeva, la credibilità della Regione colò a picco e in pratica fu definitivamente smembrata riducendosi a “pattumiera “ delle due Province diventate nel frattempo totalmente separate ed autonome.

Con lo smembramento della Regione è venuto meno, seppur inconsciamente, il senso d’appartenenza e il concetto di identità trentina inquinato sempre più dalla costante meridionalizzazione della nostra terra. Abbiamo assistito ad un sempre più incisivo smarrimento etnico-culturale che ha reso sempre meno convinto il nostro attaccamento alle motivazioni storiche e sociali della nostra autonomia. Il bullismo politico, la smania del primo della classe, lo sperpero nella ricerca di opere roboanti quanto inutili del ventennio dellaiano, hanno fatto il resto. Le province vicine hanno cominciato a protestare invidiose delle nostre disponibilità finanziarie, la gelosia dei politici dei territori confinanti portarono le lamentele fino a Roma, l’eccessiva disponibilità di risorse che Trento metteva in mostra anche con poco garbo, ha infastidito e non poco i nostri vicini di casa che da allora non perdono  occasione, per mettere in discussione quelli che loro chiamano i nostri privilegi.

Oggi il tema è sul tappeto della politica nazionale, se ne parla in lungo ed in largo, vedi le trasmissioni televisive degli ultimi giorni, e a poco valgono l’indignazione dei nostri politici e la loro pretesa di accaparrarsi la benevolenza del governo. Il bello deve ancora venire. Con quel che sta succedendo in questi giorni nei nostri Palazzi del Potere, credo sia la goccia che farà traboccare il vaso, aspettiamoci di tutto, e chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Adelino Amistadi