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Rivoluzione Renzi |
Scritto da Adelino amistadi |
Lunedì 10 Febbraio 2014 08:51 |
Eletto solo da un paio di mesi alla guida del Partito Democratico con un successo senza precedenti sugli altri due concorrenti, Matteo Renzi non ha affatto perduto per strada l’energia, la sicurezza di sé, la spavalderia ed anche quella non poca arroganza che hanno accompagnato la sua rapida presa di possesso del PD. Si è buttato tutto, e con successo, nel tentativo di aprire nuovi orizzonti nella politica italiana grazie al rapporto diretto con gli elettori ed ai sondaggi che via via lo stanno premiando. Per rompere gli obsoleti riti della vecchia politica, che gli devono stare sommamente indigesti, non ha perso tempo e in pochi giorni ha presentato in parlamento le sue proposte di un profondo rinnovamento complessivo delle istituzioni parlamentari, da tutti a parole evocato, ma mai coerentemente perseguito. Non sono mancati i mugugni, le distinzioni, le astensioni nel suo stesso partito, e se anche ci fossero, e ci saranno, opposizioni, resistenze, polemiche, tentativi di vanificarla, credo che nessuno dell’attuale maggioranza se la sentirà di mandare a monte uno sforzo di cambiamento così tanto atteso dagli Italiani. Per garantire il successo della sua iniziativa, Renzi ha in poco tempo intrapreso consultazioni con tutti i partiti, ma l’incontro che sembra essere risultato determinante è stato quello avvenuto nella sede del Pd con Silvio Berlusconi. Alla fine del colloquio i due si sono detti in “perfetta sintonia” sulle cose da fare e hanno siglato l’accordo ratificato poi nella direzione del Pd a larghissima maggioranza, nessun contrario e 35 astenuti, non senza qualche trauma interno come le dimissioni per protesta del presidente del PD, Gianni Cuperlo, esponente della minoranza, e voci di protesta inascoltate, per ora, da Renzi che tira dritto con un coraggio quasi temerario. L’accordo prevede: una nuova legge elettorale, l’abolizione del Senato e la modifica del Titolo V della Costituzione. O tutto o niente, recita l’intesa con Berlusconi, e se tutto filasse dritto, sarebbe una vera rivoluzione politico istituzionale che cambierebbe alle radici il nostro sistema parlamentare dando risposte finalmente significative alle esigenze di cambiamento che giungono, quotidianamente, da ogni parte d’Italia. Ormai i giornali non parlano d’altro, ma più ne parlano e più la confusione cresce. Allora cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
NUOVA LEGGE ELETTORALE Premessa: la nuova proposta di legge presentata in Parlamento e sotto firmata dal Pd, da Fi e NcD, andrebbe a sostituire, se approvata, il famigerato Porcellum, l’attuale sistema di votazione, fonte dei tanti guai italiani, nato a suo tempo per volontà del centro destra e della Lega. Nel presentarla Renzi l’ha chiamata “Italicum”, dopo il Mattarellum, il Porcellum, la nuova denominazione può essere di buon auspicio. Alla base dell’Italicum c’è l’intenzione di garantire la governabilità e la rappresentanza per l’intera legislatura, in modo che il Paese possa essere governato con continuità, protetto dalle continue minacce di crisi e dai continui ricatti. Vediamolo in sintesi: L’Italicum è un sistema proporzionale con premio di maggioranza fino ad un massimo del 55%, si basa sul sistema spagnolo con le dovute modifiche per poterlo adattare alle nostre esigenze. I seggi saranno distribuiti con metodo proporzionale su base nazionale. Ci saranno circa 120 collegi plurinominali: circoscrizioni di circa 500 mila elettori, per l’assegnazione dai 3 ai 6 seggi, sulla scheda ci saranno i nomi di tutti i candidati delle liste che saranno bloccate, ma corte. Nelle liste nessuno dei due sessi, uomo-donna, potrà essere rappresentato con più del 50%. In caso di vittoria, si prevede un premio di maggioranza del 15% a chi ottiene almeno il 37% dei voti validi del totale nazionale. Un premio che consente al vincitore di ottenere un totale che non può superare i 340 seggi. Nel caso che nessun partito raggiungesse il 35% per cento dei voti, è previsto un secondo turno fra le prime due liste o coalizione di liste, chi vince il ballottaggio anche di un solo voto, avrà diritto al 53% dei seggi. Niente candidature multiple, nessun candidato può essere incluso nelle liste con lo stesso contrassegno in più circoscrizioni. Tre le soglie di sbarramento: il 12% per le coalizioni, con una soglia del 4,5% per ogni singolo partito della coalizione, mentre chi corre da solo deve raggiungere almeno l’8%. C’è inoltre la norma “Salva Lega” che dovrebbge recuperare i piccoli partiti a carattere locale.
LA RIFORMA DEL SENATO Nel pacchetto di riforme concordato da Renzi e Berlusconi c’è anche quella del superamento del Bicameralismo. Di che si tratta? E’ da tempo che si parla dell’inutilità del Senato così com’è strutturato. In pratica è una seconda camera che tratta le stesse cose della prima, allungandone i tempi, talvolta boicottando quel che s’è già approvato, costringendo spesse volte le leggi a passare da una camera all’altra senza mai giungere alla conclusione dell’iter parlamentare. Naturalmente creando confusione, disfunzioni, ritardi e aleatorietà dei tempi necessari per l’approvazione anche di leggi urgenti e necessarie. Ed ancor più grave è il costo del Senato che grava sul bilancio nazionale senza alcun riscontro positivo. Renzi intende abolire il Senato, così com’è ora, facendolo diventare il Senato delle Autonomie, rappresentativo delle Regioni, senza elezione diretta dei suoi membri e senza indennità avendo già quella regionale. Solo la Camera potrà quindi votare la fiducia al Governo e solo la Camera dovrà legiferare seppur con un confronto non vincolante con il nuovo Senato. Se così andasse, il numero dei parlamentari verrebbe ridotto da 945 a 630, in linea con la maggior parte dei parlamenti europei.
RIFORMA DEGLI ENTI LOCALI con la riforma del Titolo V si vorrebbe finalmente eliminare il contenzioso concorrenziale fra Stato e Regioni. Ci si è accorti che alle Regioni si sono date troppe competenze che si sono dimostrate incapaci di gestire, ci sono poi settori che richiedono una regia unica nazionale, e cosi lo Stato vuole riprendersi in carico alcuni settori strategici come il trasporto, l’energia e il turismo. Inoltre verranno aboliti i rimborsi elettorali per i consiglieri regionali e altri privilegi ormai ingiustificati, inoltre verrà portato a compimento il DDL che elimina definitivamente le Province. TEMPI Renzi sembra sia determinato ad arrivare all’approvazione definitiva della legge elettorale entro il 25 maggio, data delle elezioni europee, mentre per le riforme costituzionali il tragitto sarà più lungo e più tortuoso, ma potrebbe giungere al traguardo già nel prossimo autunno.
CONCLUSIONE Spero d’aver contribuito a chiarire le tante cose che si sono dette in questi giorni. Di certo siamo di fronte alla più grande operazione di rinnovamento e di rilancio della politica effettuato in Italia dal dopo guerra in poi, un’impresa titanica, verrebbe da dire conoscendo i nostri politici che difficilmente rinunceranno con facilità ai propri privilegi, ma un’impresa necessaria, rappresenta il passo decisivo verso il riordino di uno Stato fatto di privilegi e di sprechi che sta affrontando una gravissima crisi e che con l’attuale classe politica non riesce ad uscirne. Forse cambiando le regole perverse, potranno migliorare anche gli uomini della politica. D’altronde è l’ultima occasione, o si cambia con le buone, o bisogna passare alle cattive. Spero proprio di no, ma la protesta dei forconi è un segnale da non sottovalutare. Anche il popolo più depresso ha saputo più volte trovare la forza per reagire e farsi sentire, lo dice la storia, quando la misura è colma, quando c’è di mezzo la sopravvivenza, ogni mezzo è lecito per trovare sulla tavola un pezzo di pane, anche prendere a calci chi non si rende conto della tragica situazione in cui si trova ormai gran parte del popolo italiano.
Adelino Amistadi
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