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Le Cooperative trovano una rappresentanza unitaria |
Scritto da Alberto Carli |
Lunedì 10 Febbraio 2014 08:40 |
Il 29 Gennaio scorso, la IV Assemblea dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, riunita a Roma nel Palazzo della cooperazione ha sancito la nascita della “nuova, unitaria ed unica associazione di rappresentanza, assistenza e tutela delle cooperative italiane”. Giuliano Poletti riconfermato Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane per il 2014 parla di una casa comune che farà crescere l’integrazione delle tre centrali (Legacoop, AGCI e Confcooperative ) fino alla nascita di un’unica centrale cooperativa. Costituire un’unica organizzazione di rappresentanza cooperativa nazionale è un atto tanto concreto quanto inedito nel nostro Paese essendo la storia piena di associazioni che si spaccano. L’obiettivo è l’identità comune e per costruirla, riferisce Poletti durante il suo intervento, questa associazione deve essere nuova, soprattutto perché deve essere costruita pensando alle cooperative che nasceranno: “il secolo trascorso era dei consumi di massa ora siamo entrati nel secolo della personalizzazione, in cui saltano tutti gli strumenti di intermediazione e dove c’è esigenza di apportare una sana razionalizzazione senza aumentare i costi”. Settori e territori dovranno seguire un percorso analogo quindi, innanzitutto costituendo i coordinamenti nei territori dove ancora non ci sono. Balza subito all’attenzione che quanto è in atto a livello nazionale, in Trentino e in Giudicarie in particolare è già realtà. Ma questo non può essere letto in chiave consolatoria o peggio ancora con superiorità, deve invece accentuare il senso di urgenza che le nostre cooperative devono avere nell’avviare processi di innovazione a livello organizzativo, tecnologico e di gestione. Se l’autonomia è l’anima del nostro territorio, la cooperazione è il suo corpo, è l’ecosistema fatto di uomini e donne, di competenze e professionalità, di lavoro e solidarietà attraverso cui questa anima può continuare a esistere e ad esprimersi con efficienza e responsabilità diffusa. Quali allora le leve su cui lavorare per adeguare il modello cooperativo alle attese e alle esigenze che cambiano? Quali sono gli errori che dobbiamo evitare di commettere? Quali le strade nuove? Alcuni spunti per rispondere a queste domande possiamo trarli dalle considerazioni emerse durante il convegno “ chi pilota le cooperative?” svoltosi a fine 2013 presso la Confederazione Italiana degli Agricoltori del Trentino. Un interessante dibattito che ha evidenziato, come effettivamente siano in atto cambiamenti dentro le cooperative dovuti all’innovazione dei processi, agli strumenti tecnologici che consentono di conoscere, formarsi e scambiarsi opinioni più rapidamente, e soprattutto di come sia ancora forte l’esigenza di promuovere la partecipazione responsabile dei soci al governo dell’impresa. Un tema che però non può essere riferito solo a una volontà dei gruppi dirigenti, in quanto risulta indispensabile che i soci siano effettivamente consapevoli e liberi di esercitare questo ruolo, che deve essere promosso e sostenuto anche dove l’interesse del socio alla vita cooperativa non è diretto, anche verso quei soci quindi che non vivono e lavorano in una cooperativa ma che utilizzano i servizi di una banca o acquistano i prodotti in una cooperativa di consumo. Un tema quello della partecipazione che impatta i modelli di governance delle cooperative. Sempre Poletti, presente al convegno porta all’attenzione che esistono differenze tra piccole e grandi imprese, ma dal punto di vista della effettiva partecipazione responsabile del socio, emerge che non vi è alcun automatismo diretto tra dimensione e capacità di assicurarla. Esistono piccole cooperative che non riescono o non hanno mai impostato metodologie e procedure per garantire la partecipazione dei soci cosi come esistono invece grandi cooperative che hanno investito su questo producendo un clima che vede nel socio che partecipa una risorsa che aiuta a governare meglio la cooperativa, non un fastidio da evitare. Mettere a disposizione dei soci tutte le informazioni, formare le persone a saperle leggere e a prendere le decisioni deve essere la strada. In sintesi strutturare la partecipazione, perché le cose non capitano a caso, ma vengano decise. Formazione ai soci, rotazione nella composizione dei consigli, preparazione agli avvicendamenti e coinvolgimento dei giovani: “sono tutte attività che vanno decise sulla base di regole condivise, perché senza regole si corre il rischio di determinare situazioni nelle quali un cooperatore si considera o viene considerato come indispensabile”.
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