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Foto 2010
Scritto da Adelino Amistadi |
Venerdì 17 Gennaio 2014 16:07 |
Finalmente il 2013 è finito. Non ne sono per niente dispiaciuto. Anzi, non vedevo l’ora che finisse con tutti i guai che ci ha riservato. La crisi continua ad imperversare, la povertà aumenta, lavoro non ce n’è, non vediamo lumicini in fondo al tunnel, ma un paio di cose importanti hanno segnato l’anno che abbiamo appena salutato e che, se non altro, ci fanno sperare che qualcosa potrà cambiare nell’anno che è appena iniziato: la fine del berlusconismo inteso non solo come epoca politica, ma soprattutto come fenomeno sociale e di costume. Le sue battute sulle donne, le sue “serate” a fin di bene(?), le sue pagliacciate in ogni parte del mondo, hanno reso ridicola l’Italia ad ogni latitudine, ma la cosa peggiore è stata la sua ostentata e continua negazione della crisi che ha portato l’Italia ad un passo dal baratro, tant’è che si sono resi necessari alcuni interventi economici pesanti, ma indispensabili per salvare il salvabile. Con lui sobrietà, competenza, rigore, serietà, meritocrazia, principi fondamentali per ogni Paese normale, per anni, sono stati sottesi alla ragione dell’apparire che doveva sempre prevalere sull’essere, della bellezza che contava più della capacità, docilità e subordinazione erano i confini di una politica confusa e pacchiana. Mi auguro non ci siano ritorni di fiamma. La commedia berlusconiana è finalmente chiusa. La seconda considerazione riguarda il cambio generazionale che sta avvenendo in quasi tutti i grandi partiti. Arrivano i quarantenni. Matteo Renzi ha rottamato gran parte del vecchio (PCI) PD, portando alla ribalta personaggi del tutto nuovi ed affidabili. Il PDL s’è spaccato con Angelino Alfano che ha lasciato solo il suo povero (?) vecchio mentore Berlusconi, espulso dal Senato, per fondare un nuovo partito, il NCD, Nuovo Centro Destra, che responsabilmente cerca di dare una mano ad andare avanti con il governo. Perfino la Lega ha voluto un quarantenne al comando, Matteo Salvini, che fin’ora s’è fatto solo notare quale attivo sodale del disfattismo grillino e berlusconiano. Infine Letta, presidente del Consiglio, che potrà piacere o meno, con i suoi ministri, con i suoi tecnici, ma il suo governo, così come il governo Monti, è stato generato dalla necessità dovuta all’insipienza ed alla dissennatezza dei personaggi politici precedenti, oggi ancora pateticamente presenti ed esagitati in tv e sulle piazze sempre meno gremite: che ci facevano nel governo per anni e anni i Maroni e i Calderoli di turno, i Bondi, i Brunetta, le Gelmini, Santanchè ecc. ecc.? Andavano a cena ad Arcore e per sistemarsi il corpo e l’anima e buona notte... Ma con quest’anno, si dovrebbe incominciare a respirare aria nuova. Tornando alla normalità, potrà tornare la politica normale, quella vera, in grado di riavvicinare i cittadini mediante nuove forme di partecipazione elettorali e sociali. Dovrebbe cambiare quanto prima la legge elettorale ridando alla gente possibilità di scelta. Dovremo avere risultati elettorali definitivi senza più incorrere nella disastrosa situazione dell’ultima tornata. Basta larghe intese, basta governi in balia da ricattatori d’ogni risma. Dovrebbero diminuire i parlamentari e i loro privilegi, dovrebbero sparire enti inutili e spese ignobili, dovrebbero rimettere in sesto una macchina burocratica sempre più parassitaria, dovrebbero riprendere in mano la Giustizia che ormai fa acqua da tutte le parti, dovrebbero riportarci con dignità in una Europa civile e protesa verso il futuro, da protagonisti, e non da burattini. Questo dovrebbe riservarci il 2014. Per lo meno è quello che promettono i quarantenni saliti sulla tolda del comando. Ci si può credere? Proviamoci. Nonostante le forze sfasciste ed estremiste del tanto meglio quanto peggio, come M5S, Lega, Sel, Berlusca e forconi vari, alla responsabilità ed all’impegno di tutti non c’è alternativa. Quest’anno abbiamo l’ultima chance, le ultime speranze per iniziare l’uscita da una crisi da guerra mondiale, tocca ad ognuno di noi fare la propria parte. Più o meno lo stesso sguardo speranzoso è rivolto alla nostra Provincia che ha appena iniziato la legislatura. Presidente nuovo, assessori in gran parte rinnovati, consiglio ancora pregno, purtroppo, dei soliti noti. Le aspettative sono molte anche se tarpate dalle continue rivelazioni sullo stato di salute delle finanze della Provincia, che fino a qualche mese fa, prima delle elezioni era ottimo, a sentire i nostri politici, ma che ora sembra essere diventato all’improvviso disperato. Che qualcuno abbia bleffato? Che non si sapesse ancor prima di ottobre come stavano effettivamente le cose? Tant’è che oggi non passa giorno che non si venga a sapere che la borsa della Provincia è lustra come un pomolo d’ottone. Non c’è più una lira in cassa, né per quest’anno né per i prossimi anni, i bilanci della Pat sono tutti condizionati dalle spese del passato caricate sugli anni a venire. Sono già stati tagliati gran parte dei lavori pubblici, niente più interventi su scuole e caserme, niente più assunzioni(?), ridotto il progettone, le uniche cose che sembrano dure da ridurre sono i costi della politica, per quelli c’è sempre un tesoretto a parte. Se effettivamente le cose stanno così, allora il compito della nuova Giunta è ancor più gravoso e responsabile. Dovrà, innanzi tutto, chiedersi l’origine di tanti guai e cambiare immediatamente registro. Il presidente Rossi ha già dato qualche segno di discontinuità. Ma occorre di più. Ricominciare da capo, caro presidente, nuove facce, nuovi dirigenti, nuovi modi di pensare il futuro, passi diversi nell’azione di governo. Niente paura e molto coraggio. Con la vecchia politica che ci ha ridotto in questo stato bisogna troncare, basta cesarismo presuntuoso, basta spese pazze, basta sogni da strapazzo, basta burocrazia servile, basta losche figure che girano per il palazzo, prevalga concretezza, pulizia, trasparenza e onestà, meritocrazia, diritti, e soprattutto doveri, nient’altro, per lo meno se andremo a fondo sapremo perchè e con chi. Solo ricominciando da capo potremo riprendere a sperare, anche se i monumenti alla vanità ed alla insipienza del recente passato, rimarranno imperituri nei secoli a testimoniare lo spreco degli anni delle vacche grasse e a ricordarci i carichi di debiti che ci affliggeranno negli anni delle vacche magre che ci aspettano. Ognuno faccia il suo esame di coscienza e dandoci la mano in segno di solidarietà e di compartecipazione proviamo tutti insieme a ricominciare da capo. Buon Anno.
Adelino Amistadi
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