Home Politica “Comunità, sei mesi per la riforma”

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Scritto da Administrator   
Mercoledì 11 Dicembre 2013 09:02

Era l’assessore più atteso della nuova giunta. Perché è un debuttante assoluto e perché il presidente Ugo Rossi lo ha scelto in qualità di assessore tecnico per occuparsi di alcune tra le materie più delicate, fra le quali l’urbanistica e soprattutto la riforma istituzionale, ovvero le comunità di Valle. E Carlo Daldoss, neoassessore provinciale a coesione sociale,urbanistica, enti locali ed edilizia pubblica non si è nascosto, presentandosi subito in quello che sarà il suo principale consesso di riferimento (non essendo eletto in Consiglio provinciale, ci andrà quando le sue materie saranno parte in causa) ossia il Consiglio delle Autonomie.
Nella sua prima uscita pubblica, simbolicamente davanti ai suoi prossimi interlocutori principali, ossia i sindaci, ha avuto modo di mettere in chiaro i suoi piani (e quelli della Giunta provinciale) in materia di enti locali. Chiaramente la tematica su cui tutti lo aspettano è quella del futuro assetto delle Comunità di valle che, dopo la prima fase di applicazione delle riforma ex legge provinciale 3 del 2006 ed il loro debutto ufficiale del 2010, hanno bisogno di alcune correzioni che l’attività amministrativa quotidiana ha fatto emergere come indispensabili ed indifferibili.
Ecco allora che l’assessore solandro, ex-sindaco di Vermiglio, è uscito subito allo scoperto parlando apertamente della necessità di una riforma all’impostazione delle Comunità di valle, così come era stato promesso da Ugo Rossi nel programma di legislatura. Un punto infatti sembra chiaro. Le Comunità di Valle non spariranno affatto, ma è anzi considerato un cardine dell’assetto istituzionale del Trentino.  “L’applicazione della L.p. 3/2006 – ha detto Daldoss nel corso del Consiglio delle Autonomie – ha creato delle situazioni di poca chiarezza sui ruoli dei singoli enti e sulla gestione delle competenze, dando luogo anche ad alcune difficoltà nel rapporto tra comuni e comunità”.
Semplificazione. Uno dei problemi segnalati da Daldoss, abbastanza evidente anche nell’opinione pubblica, è la necessità di sfoltire le assemblee composte spesso di troppi membri (quella delle Giudicarie conta oltre 100 consiglieri)  e dunque la direzione della riforma è quella dello snellimento, su diversi livelli. “Non si pensa certo a stravolgimenti – ha spiegato l’assessore – ma a riprendere il filo del discorso in modo più lineare”. Altra tematica molto sentita e di certo legata a doppio filo con gli assetti degli enti locali è quella urbanistica e Daldoss delinea la sua voglia di riforma con una frase dai significati ben noti ai sindaci: “Non possono passare 3 anni per approvare un Piano regolatore, altrimenti è già vecchio in partenza”.
Sei mesi per la riforma. Su queste premesse Daldoss spinge per approntare in sei mesi un testo di riforma da condividere con i comuni, per rivedere il sistema delle autonomie locali e passare alla cosiddetta “Fase-2” delle Comunità di Valle attraverso “scelte forti” e individuando gli investimenti da perseguire con maggiore selettività ed in ottica sovra-comunale. Ai comuni chiede di darsi da fare per utilizzare quei fondi già stanziati negli anni scorsi per opere pubbliche (circa 200 milioni) ancora non investiti dagli enti locali, cifra che potrebbe rappresentare un buon volano per le imprese.
Finanza locale. Altro tasto molto delicato e sul quale si aprono delle nuove prospettive è quello della finanza locale. Il recente viaggio di Ugo Rossi a Roma per trattare con il ministro Graziano DelRio la delega ai tributi locali (la Provincia si accolla nuove competenze in cambio di maggiore autonomia sulla gestione dei tributi raccolti in loco) crea nuovi scenari importanti per le finanze locali. “Una svolta epocale” l’hanno definita in tanti, fra cui lo stesso Daldoss. Ora resta da capire i contorni attuativi di questa nuova normativa inserita nella Legge di Stabilità nazionale.