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Meno di due mesi alle elezioni provinciali. Al 27 di ottobre si vota per scegliere il presidente della Provincia ed il Consiglio provinciale. Tante le liste in lizza
Scritto da Administrator   
Martedì 10 Settembre 2013 23:16

La scadenza ufficiale per la consegna delle liste è fissata al 14 settembre, ma già da due mesi le forze politiche si stanno dando da fare per completare le “rose” di nomi che si sfideranno nell’appuntamento elettorale del 27 ottobre. In ballo c’è la presidenza della provincia autonoma di Trento, dopo 15 anni di governo di Lorenzo Dellai, e un posto dei 35 disponibili in Consiglio provinciale, l’organo legislativo del Trentino. 

Vi saranno indubbiamente diverse coalizioni (dalle 3 alle 5) tantissime liste, specie civiche (ma imbottite di personaggi dal robusto passato politico) e una miriade di candidati.  Mentre il Giornale delle Giudicarie sta per andare in stampa, siamo al 28 agosto, la situazione è ancora piuttosto fluida, ma già si sono delineati gli schieramenti principali che si contenderanno la vittoria finale.

Centrosinistra autonomista. Il candidato presidente è Ugo Rossi, del Patt, che ha vinto non senza sorprese le primarie di coalizione del 23 luglio con i colleghi di giunta Mauro Gilmozzi e Alessandro Olivi. Si tratta della coalizione di governo della provincia che si propone di proseguire l’esperienza di Lorenzo Dellai, immettendo nuova linfa a quel progetto. Assieme al Patt vi saranno l’Unione per il Trentino (Upt) che ha messo in campo un percorso di apertura alla società civile per riprendere lo spirito di quella che fu la prima “Margherita” e vede nelle sue liste candidati provenienti da sensibilità più varie, dal mondo del volontariato, del sociale, delle Acli; poi il Partito Democratico, reduce da una vivace discussione interna, sta provando a ricompattarsi e sposare al meglio le due anime, quella dell’apparato e quella renziana. In lista, vecchie volpi della politica trentina e giovani (perlopiù renziani) che cercheranno un loro spazio. Completano poi la coalizione la lista dei Socialisti, che accanto allo sconfitto alle primarie Schuster vede anche il nome forte di Mario Raffaelli, ex-sottosegretario al governo negli anni ‘80, i Verdi, l’Italia dei Valori.

 

Centrodestra 1 e centrodestra 2. La “guerra” interna tra Michaela Biancofiore e Cristano De Eccher su chi sia in realtà il portavoce o il punto di riferimento del Pdl in Trentino ha lasciato basiti in tanti e creato molto disorientamento nel centrodestra trentino. Il sito ufficiale del Pdl riporta come coordinatore provinciale De Eccher (con vice Raimondo Frau) e coordinatrice regionale Biancofiore. Ad ora, però, si rilevano almeno due centrodestra. Il primo è quello che fa capo a Cristano de Eccher e che vede il Pdl in coalizione con altri partiti minori di destra; il secondo è quello imbastito dalla Biancofiore attorno alla figura di Giacomo Bezzi, già presidente del Consiglio provinciale con il Patt e al rinato partito di Forza Italia. Un situazione che ha aspetti paradossali. Senza dimenticare la Lega Nord, che ha già indicato il proprio candidato presidente in Maurizio Fugatti e sembra non transigere sul suo nome rifiutando di convergere tanto su De Eccher che su Bezzi.

Coalizione Mosna. Altro sfidante di Ugo Rossi è Diego Mosna, nome di peso. Imprenditore, patron di Trentino Volley e Diatec, prima vicino a Dellai e ora folgorato da Silvano Grisenti, sarà la guida di una coalizione di liste civiche, nelle quali saranno però presenti personaggi di robusta esperienza politica. Progetto Trentino di Grisenti e Walter Viola sarà indubbiamente il partito leader della coalizione, il punto di riferimento per altre civiche come “Insieme per l’autonomia” di Italo Gosetti, “Fare” con inserti dell’Udc di Ivo Tarolli, “Amministrare il Trentino” di Nerio Giovanazzi e di Eccher e la “Civica trentina” dei consiglieri provinciali Rodolfo Borga e Marco Sembenotti. Senza dimenticare il sindaco di Vattaro Devis Tamanini che ha lasciato il Patt per questa nuova coalizione. Anche qui i nomi di esperienza politica non mancano, ma la scelta di Mosna è quella di abbandonare i simboli dei partiti per darsi una veste “civica”; per questo Tarolli e i suoi uomini hanno dovuto abbandonare il simbolo dell’Udc ed entrare in una lista della coalizione.

 

Movimento 5 stelle. L’incognita è quanti voti prenderà il partito di Belle Grillo. Vera rivelazione delle elezioni politiche del 24 febbraio con oltre il 20%, ha invece deluso le aspettative alle provinciali e regionali in varie parti d’Italia, pur conquistando anche alcune città di peso con un proprio sindaco (tipo Parma, Ragusa, Pomezia). L’esempio eclatante è in Lombardia, dove il 24 febbraio si celebravano sia le elezioni politiche che le provinciali. Alla consultazione nazionale Grillo era abbondantemente sopra il 21%, mentre nell’urna delle regionali non c’era che il 13% di preferenze, comunque una buona affermazione, ma con un gap davvero evidente. Oppure in Valle d’Aosta con il 6,62% alle regionali di maggio contro il 18% delle politiche di febbraio. In Trentino c’è il precedente delle comunali di Pergine, nelle quali il candidato “stellato” Mario d’Alterio non andò oltre il 4,38%. Il candidato presidente uscito dalle “provincialie” (le primarie di Grillo sul web) è Filippo Degasperi.