Home Editoriale Elezioni provinciali. Frammentazione politica e Autonomia “malata”

Traduzioni e Comunicazione

Scritto da Paolo Magagnotti   
Martedì 10 Settembre 2013 23:14

La frammentazione politica che registriamo in questi giorni di predisposizione delle liste elettorali per le elezioni provinciali del prossimo 27 ottobre danno la sensazione di una “patologia” piuttosto, che, come si potrebbe pensare, di una sana volontà di partecipazione alla promozione del bene comune.

Va certamente rispettata la decisione di ogni cittadino di mettersi in gara in una competizione elettorale. Ci mancherebbe altro. 

Personalmente, osservando modi, tattiche e strategie che animano il Trentino politico, ricavo l’impressione di una campagna acquisti nel mondo del calcio piuttosto che una sincera motivazione a concorrere per fare della nostra Autonomia strumento di crescita e sviluppo della comunità provinciale. Mi riesce difficile cogliere nel formicolio di soggetti che di giorno in giorno nascono, evolvono e saltano da una parte all’altra veri ideali, valori e visioni attorno ai quali possano riconoscersi ed aggregarsi significative fasce  di elettorato trentino. Ciò senza nulla togliere a pur esistenti benintenzionati

Ricorrente è il riferimento alla nostra Autonomia speciale, alla quale ci si appella – e si pensa probabilmente di attingere per facili sussidi finanziari – quale strumento quasi esclusivo per realizzare le proposte e mantenere le promesse che saranno avanzate in campagna elettorale.

Siamo terra e gente di montagna, dove –lo diceva Bruno Kessler quarant’anni fa – l’articolazione e non la frammentazione politica dovrebbe caratterizzare il comportamento elettorale. Quello che sta succedendo da noi, senza che ci si scandalizzi oltre i limiti, può essere il segnale di un’Autonomia un po’ malata, nella quale le importanti competenze e le robuste dotazioni finanziarie rapportate, anche in tempo di crisi, ad altre componenti italiane subnazionali, spingono  pur legittime aspirazioni oltre limiti fisiologici.

Probabilmente abbiamo dimenticato le sane radici della nostra autonomia, cresciute nel terreno delle vicinie e dei territori organizzati sulla base delle carte di regola. Certo, i tempi sono cambiati, soprattutto negli ultimi anni le trasformazioni della società hanno avuto ritmi mai conosciuti. Non riesco tuttavia a cogliere un nesso logico e coerente fra le solenni dichiarazioni sulla nostra tradizione autonomistica e il “fervore” elettorale di questi tempi. Fra pochi giorni si celebrerà la Giornata dell’Autonomia nella ricorrenza dell’anniversario della firma dell’Accordo-De Gasperi-Gruber, avvenuta nella capitale francese il 5 settembre 1946, Accordo definito con lo scopo di tutelare la minoranza di lingua tedesca del Sudtirolo e del quale ha beneficiato anche il Trentino, garantendoci una struttura istituzionale particolare. Mi auguro che la ricorrenza offra occasione per una riflessione al di qua della retorica.

Le elezioni provinciali di quest’anno sono le prime che si svolgono dopo una gestione provinciale condizionata per quattordici anni da una Presidenza molto forte. Non mi è estraneo il dubbio che i “fervori” e le “alchimie” elettorali che stiamo osservando non fioriscano nel vuoto e nel disorientamento che una leadership troppo concentrata su se stessa ha lasciato in Trentino.